17 febbraio 2020

Pianificazione Finanziaria 2020: gli eventi importanti da tener monitorati

Pubblicato in: Economia & Mercati

Il 2020 è iniziato all’insegna di una serie di novità, molte delle quali di portata globale. Tra queste, la diffusione di un inedito coronavirus – un virus simile a quello della SARS – dalla Cina.  La nuova epidemia potrebbe mettere sotto pressione la crescita del colosso asiatico. Il che non sarebbe una buona cosa per il mondo, considerando che secondo il Fondo Monetario Internazionale il peso economico globale della Cina è più che raddoppiato dal 2003 (anno, appunto, della SARS). Non solo crescita: diventa sempre più decisivo che, oltre a esserci, rispetti precisi criteri di sostenibilità. Quando ancora siamo all’inizio dell’anno, può essere proficuo fare il punto sugli eventi e i fattori che varrà la pena di monitorare nel corso di quest’anno.


Approfondimenti
Un anno se ne va: quali eventi hanno animato i mercati nel 2019?
Gli italiani puntano sulla consulenza: patrimonio record per le reti
Il consulente del futuro? Offre servizi patrimoniali a 360 gradi



Accordo Fase 1 sugli scambi commerciali tra Cina e USA

Ormai lo sappiamo: mercoledì 15 gennaio, a Washington, il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e il vice premier della Cina Liu He (assente il presidente Xi Jinping) hanno firmato l’accordo di Fase 1 sugli scambi commerciali tra le due potenze economiche. L’accordo prevede la revisione al ribasso di alcune tariffe statunitensi a carico delle importazioni cinesi in cambio di una maggiore e più efficace protezione della proprietà intellettuale USA e dell’acquisto di altri prodotti statunitensi da parte della Cina. Una tregua che non azzera il rischio di un’ulteriore escalation: la tenzone sembra infatti destinata a rimanere viva e vivace ancora per tutto quest’anno almeno. Anche perché, nel frattempo, Trump si sta preparando all’importante appuntamento di novembre.


Elezioni per la scelta del 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America

Martedì 3 novembre 2020: questa la data in cui, negli Stati Uniti, si svolgeranno le elezioni per la scelta del 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America. In campo democratico, il confronto tra i contendenti che concorreranno alle primarie è articolato e non sembrano ancora esserci una voce e un nome in grado di prevalere sugli altri. Per contro, in campo repubblicano c’è un solo, grande nome, che è appunto quello di Donald Trump, in corsa per la riconferma. E attualmente al centro di una procedura di impeachment dall’esito che appare pressoché scontato: l’ok finale alla messa in stato d’accusa deve arrivare dal Senato, dove la maggioranza è repubblicana, e in questa fase non sembra granché probabile una defenestrazione di Trump da parte dei suoi. In ogni caso, bisognerà capire se sul commercio a Trump converrà di più alzare i toni o tenerli bassi, potendo intanto capitalizzare presso l’opinione pubblica la prima fase dell’accordo con la Cina. Fermo restando che il fronte europeo è tuttora aperto.


Tensioni in Medioriente: nuove opportunità di investimenti

Giacché ci siamo, conviene rimanere negli Stati Uniti e mettere a fuoco un altro grande tema che senz’altro scandirà l’anno appena iniziato: le tensioni nel Golfo Persico. A febbraio l’arcinemico Iran affronterà le elezioni parlamentari in un quadro economico che non è certamente dei migliori: il Fondo Monetario Internazionale prevede nel 2020 una variazione del Prodotto Interno Lordo del -9,5%, a valle di due anni di sanzioni unilaterali da parte degli USA. Malgrado queste sanzioni, l’Iran produce ancora oltre 2 milioni di barili di petrolio al giorno. A questi si aggiungono i barili iracheni. Se venisse meno una fornitura di tale entità, non ce ne sarebbe a sufficienza per rimpiazzarla. A metterla a rischio potrebbe essere l’esito delle già citate elezioni, le quali rischiano di riaccendere lo scontro con gli USA. Ma qui occorre operare un distinguo: se l’escalation fosse limitata, l’impatto sulla produzione di petrolio nella regione sarebbe minimo; se invece fosse importante, non sarebbe possibile escludere uno stop dei flussi di greggio nel Golfo, con attacchi agli impianti petroliferi simili a quelli di settembre.


Approfondimenti
Di “crisi” in “crisi” verso nuove opportunità


Banche centrali e Brexit

Sullo sfondo si staglia l’operato delle banche centrali. Negli Stati Uniti è da vedere quale linea – se più o meno prudente – deciderà di seguire la Federal Reserve. Nell’area euro si profila per il momento un mantenimento dei tassi su livelli bassi, con accanto le misure di allentamento monetario introdotte dalla Banca Centrale EuropeaA Londra la Bank of England alla fine ha optato per un taglio, mentre il governatore Mark Carney – il cui mandato sarebbe dovuto scadere nel giugno del 2019 e che nel settembre del 2018 accettò di estenderlo fino al gennaio di quest’anno – si prepara a lasciare il testimone ad Andrew Bailey. A Bailey spetterà quindi il compito di garantire la stabilità finanziaria e monetaria nella fase caldissima dell’attuazione della Brexit. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea – dopo quasi tre anni e mezzo, tre primi ministri e due elezioni anticipate – è finalmente diventata realtà il 31 gennaio. Ora siamo in piena fase di transizione: UE e Regno Unito dovranno contrattare principi e criteri della futura relazione commerciale. Una fase che il primo ministro Boris Johnson non vuole in alcun modo si protragga oltre la fine del 2020.


Approfondimenti
Euro ed Europa: vincere tutti, vincere insieme
Il nuovo “bazooka” della BCE spiegato ai piccoli investitori
Banche centrali e sistema economico oltre le metafore
Brexit, perché non serve essere (troppo) pessimisti


La sostenibilità ed i cambiamenti climatici

La transizione a un modello economico sostenibile appare di fatto una scelta oramai inevitabile. Se non altro perché i cambiamenti climatici stanno provocando in vaste aree prolungati periodi di siccità, e la siccità agevola lo stress idrico (si veda la regione del Chennai in India) e la propagazione di incendi devastanti (citofonare Australia), in entrambi i casi con conseguenze per svariati milioni (di euro, di dollari o di altra valuta) e spese pesanti cui le casse pubbliche sono chiamate a far fronte. Abbiamo parlato di siccità, ma ciò vale anche per le alluvioni, le inondazioni e le ondate di freddo intenso. Insomma, per tutti gli eventi meteorologici estremi cui i cambiamenti climatici stanno dando corpo con sempre maggiore frequenza. Insomma, l’insostenibilità costa. E costerà sempre di più, anche in termini di portafogli d’investimento. Una delle risposte è la finanza sostenibile e responsabile, per supportare programmi di decarbonizzazione ma non solo, in piena logica ESG. E sarà, anche questo, un grande tema da continuare a monitorare.


Approfondimenti
Investimenti sostenibili, i risparmiatori vogliono saperne di più
La consulenza agli investimenti e l’imperativo della sostenibilità
Investimenti in ESG



Pianificazione Finanziaria: approfondimenti e link utili

Strumenti attivi e passivi: quali sono le differenze?
Volatilità, tutto quello che occorre sapere


NOTA DI REDAZIONE: gli argomenti, le immagini e i grafici sono frutto di elaborazione interna.
 
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.
Le informazioni riportate non devono essere intese come una raccomandazione, diretta o indiretta, o un invito a compiere una particolare operazione. Per verificare le soluzioni più adatte alle tue esigenze e adeguate al tuo profilo di investitore rivolgiti sempre al tuo Family Banker.