Chi investe in fondi comuni in Italia? Un nuovo identikit
I risparmiatori italiani, sebbene il Belpaese non brilli in educazione finanziaria, sono in costante crescita. Sembra quindi che sempre più italiani evitino di conservare i propri risparmi sotto il materasso per compiere scelte di investimento più consapevoli. Assogestioni ha di recente pubblicato i risultati di unì’indagine sul popolo di sottoscrittori di fondi italiani: quel che ne è emerso è che gli investimenti in fondi comuni stanno ricominciando a crescere.
Ad ogni obiettivo il suo fondo
Comprare una casa nuova, risparmiare per l’università dei figli oppure in vista di un reddito integrativo per l’età della pensione. I motivi che inducono i risparmiatori a scegliere la strada dell’investimento per raggiungere i loro obiettivi finanziari possono essere molteplici. Un dato è certo, che al termine del 2016 in Italia i sottoscrittori di fondi comuni sono aumentati di circa 200.000 unità rispetto all’anno 2015. Ad oggi, infatti, la grande famiglia dei risparmiatori conta circa 6,6 milioni di persone. Le SGR vivono un buon momentum, tanto che la raccolta sui fondi domestici ha raggiunto quota 75 miliardi di euro, solo negli ultimi quattro anni.
L’identikit del risparmiatore
Assogestioni ci dà informazioni anche circa la distribuzione del patrimonio complessivo investito: in linea con le osservazioni del 2002, chi investe in fondi è più che benestante. Infatti, la quasi metà del patrimonio complessivo appartiene al 10% degli investitori più ricchi, mentre il 50% investe una somma superiore ai 14.454 euro, che rappresenta quindi il patrimonio mediano. Il portafoglio medio, invece, ammonta a circa 31.631 euro di investimento.
Conosciamo più in dettaglio il risparmiatore italiano: a livello anagrafico, si constata una crescita della quota femminile, per cui a fine 2016 le donne rappresentano il 46% dei sottoscrittori di fondi. Il gender gap si riduce all’8%, ma gli uomini restano il 54%.
Quanti anni ha il risparmiatore medio? L’età media aumenta, infatti dai 51 anni del 2002 si passa ai 59. In calo al 7% (contro il 15% del 2002) è invece la quota dei sottoscrittori della fascia di età compresa tra i 26 e i 35 anni, mentre sono in aumento gli investitori over 75, la cui quota sale dal 9% al 19%. In merito ai millennials, dunque, solo i giovanissimi under 26 sono in leggero aumento.
A livello geografico, invece, la situazione resta invariata: più sottoscrittori al Nord (65%), mentre quasi alla pari il Centro (18%) e il Sud (17%).
Altri cambiamenti: il risparmiatore di oggi, rispetto agli anni trascorsi, è più propenso al rischio. Guardando alle scelte allocative dei risparmiatori, infatti, oggi solo il 7% investe in azioni, mentre in passato l’investimento in prodotti azionari nel portafoglio era circa il 70%. Anche i prodotti obbligazionari, a cui il popolo italiano è da sempre affezionato, sono in calo. Invece in aumento tra le scelte dei sottoscrittori troviamo i fondi flessibili che col 36% rappresentano la scelta principale.
Infine, a restare invariata è la modalità di sottoscrizione: il versamento unico (PIC), scelto da circa il 70% degli investitori, continua a rappresentare la modalità più amata, anche se la percentuale di chi decide di investire con i piani di accumulo (PAC) è raddoppiata negli ultimi 10 anni (dal 9,6% del 2006 al 19% del 2016). Infine, il canale bancario è stabile ed è scelto dal 93% dei sottoscrittori, a riconferma di un’integrazione verticale tra banche e società di gestione del risparmio.