
Consulenti: punto di congiunzione tra Intelligenza Artificiale e saggezza umana
L’alba dell’Intelligenza Artificiale, si sa, è sorta tra previsioni di nuove opportunità occupazionali e auspici di miglioramento delle prestazioni per i professionisti, a tutti i livelli. Non ce lo nascondiamo, però: è fin da subito serpeggiato – e forte, anche – il timore che molte attività vengano alla fine automatizzate, rendendo del tutto superflue molte mansioni attualmente svolte dall’intelligenza umana. Il primo Barometro EY European AI ci dice che, di fronte alla domanda se l’utilizzo dell’IA comporterà una perdita di posti di lavoro, le opinioni degli intervistati nei vari Paesi europei portano alla luce una certa ansia.
Nel complesso:
• poco più di due intervistati su tre (68%) hanno dichiarato di aspettarsi un minor numero di lavoratori dipendenti man mano che i sistemi di Intelligenza Artificiale si affermeranno e aumenterà la gamma delle applicazioni;
• in Svizzera (57%), Germania (59%) e Paesi Bassi (64%) le preoccupazioni per la perdita di posti di lavoro a causa dell’IA risultano relativamente contenute;
• percentuale particolarmente consistente, invece, in Portogallo (80%), Spagna (78%), Italia (76%) e Belgio (74%).
Cosa ne pensano i professionisti della consulenza finanziaria?
La domanda ha fatto il giro di tutte le sale – o quasi – dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, nel corso della recente edizione annuale (la dodicesima) di ConsulenTia, evento ideato e promosso dall’Associazione nazionale dei consulenti finanziari (Anasf) per radunare nella Capitale i consulenti di ogni parte d’Italia.
Un’edizione, quella del 2025, pensata per unire “tutte le tessere del mosaico del contesto in cui operiamo, trattando i temi che toccano da vicino la professione, dalle implicazioni normative ed etiche dell’Intelligenza Artificiale, all’indifferenza di genere, ai giovani, fino alla formazione”, ha precisato il presidente di Anasf Luigi Conte in apertura dell’evento.
Il ruolo dei consulenti finanziari? È e resterà centrale
Nella consueta “Un’ora con…” (appuntamento che si ripete ogni anno con una personalità di spicco dell’economia e della finanza), l’autore statunitense, imprenditore ed esperto di politiche tecnologiche Alec Ross, insieme al direttore di Class CNBC Andrea Cabrini, ha affrontato l’attuale contesto anche dal punto di vista tech.
“Negli ultimi anni”, ha detto, “le tecnologie stanno diventando sempre più umane e gli umani stanno diventando sempre più artificiali. Ciò che è umano, però, rimane imprescindibile. I vostri clienti”, ha proseguito, riferendosi alla platea dei professionisti della consulenza, “hanno bisogno di qualcuno che possa ascoltarli, interpretarli e affiancarli. In un mondo sempre più algoritmico, non possiamo dimenticare il nostro lato umano”. E ha aggiunto: “Svolgere il vostro lavoro è come fare una gara con uno zaino pieno di sassi: l’Intelligenza Artificiale può alleggerire questo zaino, creando una maggiore automatizzazione dei processi. Il ruolo chiave dei consulenti finanziari è quello di collegare l’Intelligenza Artificiale con la saggezza umana”.
Intelligenza Artificiale al servizio dei consulenti finanziari
In che modo, esattamente, l’Intelligenza Artificiale può mettersi al servizio della consulenza finanziaria? Si fa presto a dirlo, infatti: ma come effettivamente può concretizzarsi quest’alleanza? I consulenti finanziari possono già oggi avvalersi di piattaforme di supporto che offrono una sorta di “visuale aumentata” sulla vita dei clienti. Queste piattaforme sono pensate per aiutare i professionisti a cogliere i bisogni e i desideri dei clienti, tenendo conto dei possibili imprevisti e delle eventuali fragilità. Un’analisi tempestiva delle fasi della vita, insomma, per individuare rapidamente le decisioni e i comportamenti più congrui nell’ottica del conseguimento degli obiettivi futuri, mettendo a punto la strategia più adatta alle esigenze di ogni assistito.
È però chiaro che, per quanto avanzate siano, queste piattaforme sono solo strumenti. Sarà il consulente a fare la differenza, affiancando i clienti passo per passo, contrastando le reazioni emotive e smantellando i pregiudizi che rischiano di alimentare scelte fuori fuoco rispetto ai loro reali obiettivi e bisogni e/o poco lungimiranti, quando non assolutamente rischiose e sbagliate. Se la macchina può elaborare i dati e trarre da essi informazioni utili per il consulente nel giro di poco tempo, è solo il consulente che può capire davvero i bisogni di ogni cliente e tradurli in obiettivi di investimento, inquadrandoli in un orizzonte temporale preciso e costruendo un portafoglio calibrato sulle specifiche esigenze.
Così è sempre stato e così sarà anche nel futuro: la tecnologia potrà certamente aiutare, ma non sostituire.