Sembra recessione, ma non è: viaggio nella “vibecession”
Se fermassi qualcuno per strada e gli chiedessi come sta andando l’economia, molto probabilmente ti risponderebbe: “bene, ma non benissimo”. Anzi, forse non concederebbe neanche un “bene”. La situazione è davvero così critica? Niente affatto.
Al netto delle varie sfide e incognite – ma ne sono mai mancate, nella nostra storia? – la maggior parte dei più significativi indicatori ci dice che l’economia globale si sta difendendo piuttosto bene. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, anzi, la recessione è stata per ora schivata. Eppure, tutto ciò non si riflette sulla percezione della gente comune.
Vibrazioni negative sull’economia: alle prese con la “vibecession”
Questo disallineamento ha un nome: si chiama “vibecession” ed è una vera e propria vibrazione negativa su un’ipotetica recessione economica in corso. Il termine, coniato nel 2022 dall’opinionista Kyla Scanlon , definisce un fenomeno che si riscontra in molti sondaggi sull’umore (il cosiddetto “sentiment”) degli investitori e dei consumatori: per farla breve, esso evidenzia un divario a volte anche molto importante tra il modo in cui oggettivamente vanno le cose (abbastanza bene) e l’impressione degli intervistati su come stanno andando (non benissimo, appunto).
Uno scollamento che emerge con tutta evidenza dai risultati del recente sondaggio condotto da Harris per il Guardian : quasi tre americani su cinque credono – sbagliando – che gli Stati Uniti siano in recessione. Ma il persistente pessimismo sull’economia fa perdere di vista alcuni dati di fatto molto importanti. Eccone alcuni, giusto per dare un’idea dello scarto tra percezione e realtà.
Una percezione fallace: ma da che cosa dipende?
A cosa si devono tali percezioni? Due i fattori dirimenti:
• viviamo in un mondo volatile, incerto, complesso e non sempre facile da leggere, e questo è un dato oggettivo;
• variabili economiche come l’inflazione pesano più di altre, in modo diretto e con tutta evidenza, sulle nostre tasche. Una volta che facciamo esperienza di prezzi in risalita e di una vita più cara, la cautela che ne deriva ci mette più tempo a rientrare. Come sottolinea Kyla Scanlon, “l’inflazione è una pentola a pressione, fa male nel tempo. Abbiamo avuto un paio d’anni di inflazione piuttosto alta e la gente sta facendo i conti con le conseguenze di questa situazione” .
Una divergenza tra percezione e realtà è emersa anche in un sondaggio della Federal Reserve sul benessere economico, risalente ai primi di giugno. Agli intervistati è stato chiesto di definire il loro grado di benessere scegliendo fra quattro opzioni. Le prime due erano “vivere bene” e “stare bene”: il 72% degli americani si è posizionata qui.
Non solo: alle persone interpellate è stato chiesto anche di valutare il grado di benessere finanziario dell’economia nazionale: soltanto il 22% degli americani ha indicato le prime due opzioni, ossia “eccellente” e “buono”. Quindi: sono cautamente ottimista se si parla di me, ma l’economia in generale va a rotoli. O, almeno, così se la racconta la persona media.
Attenzione alla classica “profezia che si autoavvera”
In passato, il fosco sentiment dei consumatori – le vibrazioni negative, insomma – è spesso sfociato in un rallentamento economico. La ragione è abbastanza intuitiva. Le persone preoccupate comprano meno cose.
Non vanno in vacanza, non acquistano l’auto nuova, non spendono soldi per portare i figli e le figlie teenager al nuovo concerto di Taylor Swift. Tuttavia, finora i dati economici generalmente positivi segnalano che queste “bad vibes” non si sono tradotte in comportamenti: la gente, per ora, continua a spendere. La percezione fosca non si è tradotta in realtà, negli Stati Uniti come altrove.
Anche se questo fenomeno è stato messo a fuoco negli States, infatti, ciò non significa che gli europei e gli italiani ne siano immuni. Ai professionisti chiamati ad affiancare gli investitori il compito non solo di impedire alla percezione di tramutarsi in realtà, ma anche di correggere, con un’opportuna consulenza, la percezione stessa.