15 novembre 2017

Valutare gli investimenti con la volatilità

Pubblicato in: Vademecum

Ricordiamo che la volatilità, nel complicato mondo della statistica, è conosciuta come “deviazione standard”. Presa una variabile, ad esempio la performance di un indice di Borsa, la deviazione standard ci dice quanto questa variabile tende ad allontanarsi da un punto di riferimento, ossia la sua media. La volatilità può essere calcolata in diversi modi (volatilità storica, volatilità attesa o volatilità downside), ottenendo così informazioni diverse sul nostro investimento. Oggi prendiamo in considerazione la volatilità storica, cioè quell’indicatore in grado di raccontarci qualcosa sulla performance e il rischio passati di un determinato strumento. Per esempio: se ci viene detto che negli ultimi 12 mesi un titolo azionario ha avuto una volatilità del 20%, significa che le sue performance hanno oscillato intorno al loro valore medio con una dispersione del 20%.


Come si usa la volatilità storica?
Proviamo a capirlo con un esempio pratico. Ipotizziamo di volerci fare un’idea più chiara di un investimento che ha avuto una performance del 42% negli ultimi 5 anni (circa il 6% annuo). Da dove cominciare? Il rendimento, da solo, non è in grado di raccontarci tutta la verità. Infatti, un rendimento annuo del 6% con una volatilità del 15%, ci dice che il nostro investimento è stato piuttosto “fortunato”, più che un buon investimento. Tutt’altra storia sarebbe stata se il nostro investimento avesse avuto una performance del 6% annuo con una volatilità inferiore al 5%. In altre parole quando c’è una grande differenza tra la performance e la volatilità bisogna chiedersi quanto di quella performance sia frutto del caso piuttosto che della bontà dell’investimento stesso. Troppo spesso gli investitori, soprattutto quelli alle prime armi, tendono a focalizzare la loro attenzione esclusivamente sulla performance, senza chiedersi perché e come è stata ottenuta. La volatilità storica serve proprio a dare un significato più profondo ai dati di performance, sia che si riferisca ad un singolo strumento finanziario che ad un portafoglio d’investimento.


Qualche dato sulla volatilità
La volatilità può essere presa in considerazione in relazione alla performance, come abbiamo fatto nel caso precedente; può essere però anche considerata in relazione a sé stessa. Ci sono infatti momenti in cui sui mercati c’è un’alta volatilità, altri in cui invece è considerata nella norma o addirittura bassa, indicando così un periodo di particolare tranquillità. In base ai dati storici, la volatilità viene considerata “alta” quando supera il 15-20% e “bassa” quando si trova intorno al 3-4%. Chiaramente i mercati azionari sono vasti e decisamente articolati; dare una misura genererica e generale può essere inappropriato e per questo gli investitori dovrebbero farsi un’idea della volatilità media e massima di alcune specifiche asset class:



Se utilizziamo la volatilità come unica misura del rischio del nostro investimento ci stiamo perdendo un sacco di informazioni. La volatilità è utilissima ed è in grado di darci una prima visione d’insieme ma da sola non è in grado di raccontarci tutto. Quando si valuta un investimento nel suo complesso è importante considerare anche metriche di rischio come il Max Drawdown e il Value at Risk, metriche di cui parleremo approfonditamente nei prossimi appuntamenti.


NOTA DI REDAZIONE : gli argomenti, le immagini e i grafici sono frutto di elaborazione interna.
 
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.
Le informazioni riportate non devono essere intese come una raccomandazione, diretta o indiretta, o un invito a compiere una particolare operazione. Per verificare le soluzioni più adatte alle tue esigenze e adeguate al tuo profilo di investitore rivolgiti sempre al tuo Family Banker