BCE: cauto taglio o avvio della fase espansiva?
Svolta o “svoltina”, questo è il dilemma. L’annuncio del primo taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea è arrivato, come largamente previsto, a valle della riunione del Consiglio direttivo di giovedì 6 giugno. Sebbene già in gran parte scontato dai mercati, esso ha rappresentato un segnale significativo per la politica monetaria nell’area euro: l’intervento sembra infatti inserirsi in un contesto di iniziale allentamento della politica monetaria, pur con un occhio ancora molto vigile sull’inflazione.
Un taglio già previsto, ma ritenuto per certi versi molto significativo
Giovedì 6 giugno la BCE ha annunciato una riduzione di 25 punti base dei tre tassi di riferimento: i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono scesi, rispettivamente, al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%, con effetto dal 12 giugno1.
Ultimo rintocco di una campana che aveva già suonato per la Banca Nazionale Svizzera a marzo e per la Riksbank svedese a maggio - oltre che, al di là dell’Atlantico, per la Banca del Canada, la prima tra le banche centrali del G7 a muoversi in questa direzione.
Già da prima della riunione del 6 giugno, la domanda era se a questo taglio ne avrebbe fatto seguito un altro già nella riunione in calendario giovedì 18 luglio: secondo il governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau, membro del Consiglio direttivo, non era da escludere, mentre altri eminenti funzionari della BCE, tra cui l’economista tedesca Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo, invitavano alla cautela.
Una prudenza confermata dalla stessa presidente dell’Eurotower Christine Lagarde nella conferenza stampa che ha fatto seguito alla riunione di giugno: Lagarde ha confermato che l’operato della banca centrale resterà dipendente dai dati e ha parlato di strada “accidentata” (“bumpy road”).
Inflazione: riviste al rialzo le proiezioni per quest’anno e il prossimo
Malgrado i progressi degli ultimi trimestri, persistono forti pressioni interne sui prezzi, alla luce della consistente crescita delle retribuzioni. Ed è per questo che probabilmente l’inflazione resterà al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno.
Le ultime proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema hanno dunque subito una revisione al rialzo per il 2024 e per il 2025 rispetto alle indicazioni di marzo3.
· L’inflazione complessiva dovrebbe collocarsi in media al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.
· L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare dovrebbe portarsi, sempre in media, al 2,8% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e al 2% nel 2026.
· La crescita economica dovrebbe registrare un +0,9% nel 2024, un +1,4% nel 2025 e un +1,6% nel 2026.
Non una politica espansiva, ma (per ora) un cauto allentamento
Insomma, il contesto richiede grande equilibrio. L’allentamento di giugno è perciò da intendersi come parte di una visione monetaria ancora restrittiva. Non a caso è stato definito “hawkish”, da falco. La BCE è parsa consapevole del fatto che abbassare troppo la guardia sull’inflazione potrebbe avere effetti non graditi: nonostante il taglio dei tassi, quindi, la linea politica rimane cauta e l’approccio è ancora orientato alla prudenza.
Nei prossimi mesi sarà il flusso di dati a stabilire la velocità con cui la Banca Centrale Europea ritirerà ulteriormente la stretta. Nel frattempo, le decisioni saranno verosimilmente adottate riunione per riunione.
Luglio e oltre: le prossime riunioni della Banca Centrale Europea
Il calendario delle decisioni sui tassi segue, da sempre, un ritmo attentamente calibrato.
· Nelle riunioni con le stime degli esperti, le decisioni sui tassi si accompagnano – e in qualche modo fanno seguito – alle proiezioni aggiornate dei tecnici BCE. La prossima occasione per una valutazione complessiva delle prospettive economiche e del processo di disinflazione sarà a settembre, quando la BCE condividerà le sue nuove proiezioni. Sarà un momento cruciale per determinare se c’è spazio o meno per un’ulteriore riduzione dei tassi.
· Nelle riunioni intermedie, che non prevedono un aggiornamento delle stime, generalmente è meno probabile che la BCE apporti modifiche significative alla sua politica monetaria.
È chiaro a questo punto che dicembre segnerà l’ultimo appuntamento dell’anno con le stime degli esperti dell’Eurotower, offrendo così un affaccio sulla linea di inizio 2025. La BCE avrà l’opportunità di fare il punto sulle tendenze dell’inflazione e sulla crescita, preparando in tal modo il terreno per le future decisioni sui tassi di interesse e sugli altri suoi strumenti.
Seguire gli aggiornamenti è importante, ma gli obiettivi personali lo sono di più
Ma se le decisioni della BCE, così come quelle delle altre banche centrali, sono giocoforza “dipendenti dai dati”, le scelte di investimento ha senso che lo siano fino a un certo punto. Per un investitore – come sa ogni consulente finanziario – conta la pianificazione di lungo termine, in grado di cogliere e anticipare i bisogni di ogni fase della vita, dalla più acerba alla più matura.
In quest’ottica, è sempre certamente interessante restare aggiornati sull’economia, sui mercati e sulle decisioni di politica monetaria, per avere un’idea del perimetro nel quale ci si muove. Tenendo comunque presente che la pianificazione del ciclo di vita valica i confini del breve termine e punta al benessere di medio-lungo termine, per una serenità personale e familiare continuativa nel tempo.