04 ottobre 2023

Soft landing economia: l’“atterraggio morbido” può diventare realtà

Pubblicato in: Economia & Mercati

La città di Atlantide è davvero esistita? L’animale acquatico nella foto sul Daily Express del 1933 era davvero Nessie, il mostro di Loch Ness? L’oggetto avvistato dal pilota Kenneth Arnold nel giugno del 1947 era veramente un disco volante? Come mai nel 1948 e nel 1949 due aerei della British South American Airways scomparvero in una zona compresa tra Florida, Porto Rico e Cuba senza lasciare traccia di rottami? Cosa nasconde il Triangolo delle Bermude?

I fatti avvolti nel mistero sono molti e toccano ogni categoria, compreso lo sport (il goal di Turone era valido? Nemmeno la tecnologia del Var oggi è in grado di fornire una risposta esatta). Alla legge non sfuggono i mercati finanziari, ragion per cui ancora oggi ci si chiede: cosa determinò il “Black Monday”, nell’ottobre del 1987?


“Black Monday”: cosa successe il 19 ottobre 1987?

Molti studi sono stati condotti da allora per individuare le ragioni di quello shock finanziario, per effetto del quale – lo ricordiamo – Wall Street registrò la perdita record del 22% in un solo giorno di contrattazione. Ancora nessuno ha dato una spiegazione suffragata da prove. A tutt’oggi, quindi, il mistero permane. Vale dunque la pena di riesaminarlo ancora, anziché limitarsi a fare gli scongiuri ogni ottobre rievocando quell’evento.
Quel lunedì 19 ottobre a New York c’era aria di smobilitazione. Sullo scintillante mondo dei giovani broker, yuppies in carriera, iniziava ad addensarsi qualche nube: in Salomon Brothers (la Goldman Sachs dei giorni nostri) partivano i licenziamenti.

La formula del guadagno facile, della vita a sei zeri, iniziava a creparsi. Eppure, le statistiche dell’epoca sembravano indicare un momento d’oro per l’economia: in piena “Reaganomics” (dal nome dell’allora presidente USA Ronald Reagan), con un Prodotto Interno Lordo in corsa da quattro anni consecutivi, tasse basse e una Borsa in crescita da inizio anno di oltre il 40% .
Era l’anno di consacrazione del modello “takeover”: scalate societarie, fusioni e acquisizioni che accrescevano le banche d’affari. Ma dal mattino in Asia si avvistarono nuvoloni e Hong Kong, ai tempi Borsa di periferia, perdeva il 45% .


I punti in comune e le differenze rispetto al giorno d’oggi

Pare che gli operatori della società di intermediazione Donaldson, arrivando al lavoro, trovarono guardie armate assunte dal cda per proteggersi dai clienti infuriati. Wall Street, contagiata dal resto del mondo e con la complicità dei primi computer programmati per scambi elettronici, affondò nel diluvio, tanto che gli operatori di Shearson Lehman scrissero “alle scialuppe di salvataggio!”.

Saldo di giornata: -22,6% . Un record. Si stima che in una sola giornata la perdita fu di 1.000 miliardi di dollari, cifra equivalente all’intero debito pubblico italiano dell’epoca. Quel lunedì il barista del North Star Pub, vicino a Wall Street, offrì birre scontate del 22,6%, come il ribasso del Dow.

Nel 1987 l’economia USA viaggiava su buoni livelli, intorno al 3% di crescita, più o meno come oggi. L’inflazione era elevata e lo erano anche i tassi d’interesse: altro punto in comune con il giorno d’oggi. La situazione geopolitica era articolata: le tensioni non venivano solo dalla Russia ma principalmente dal Medioriente, il muro di Berlino non era ancora caduto, la Cina era ancora lontana e il Giappone era il principale concorrente degli Stati Uniti d’America.

A differenza di oggi, il petrolio aveva subito un profondo ribasso. I fondi pensione e di investimento erano agli inizi, mentre oggi sono una realtà consolidata. Il debito era molto alto, lo è ancora di più oggi. Infatti, una delle ipotesi più ricorrenti è proprio quella che imputa al dato sul deficit USA la causa scatenante del crollo.

L’altra è la tecnologia: nel 1987 le contrattazioni telematiche erano agli inizi, oggi sono il veicolo principale dell’attività. Ma se allora erano uno strumento incognito nelle potenzialità, oggi lo sono per gli eventuali effetti. La nota positiva è che dopo gli errori del 1987 sono state inserite norme legislative e tecnologiche affinché gli eventuali incidenti possano essere meno traumatici, come gli airbag per le auto.


Soft landing finanza: l’atterraggio morbido oggi appare molto probabile

Nei giorni successivi allo shock, l’allora presidente della Federal Reserve Alan Greenspan vietò la chiusura dei mercati, che avrebbe causato altro panico, e pronunciò la frase magica: “la Fed è pronta a immettere sui mercati tutta la liquidità necessaria, in appoggio al sistema economico e finanziario USA”.

Qualche anno più tardi avrebbe paragonato quell’impresa all’Apollo 13, seriamente compromesso nel suo funzionamento durante il tragitto verso la Luna, riparato dall’equipaggio con mezzi di fortuna e rientrato poi con successo nell’atmosfera terrestre.

Oggi le banche centrali di tutto il mondo sono impegnate a ritirare la liquidità dal mercato e a mantenere i tassi alti per contenere l’inflazione, ma a differenza del 1987 l’economia mondiale si trova ad affrontare una prova di grande trasformazione e sviluppo che è tutt’ora sostenuta dagli Stati con eccezionali piani di investimento. Alla politica monetaria si è sostituita quella fiscale, una staffetta che allontana le ipotesi recessive.

Sono tempi in cui è più facile credere al “soft landing”, quell’atterraggio morbido in virtù del quale l’economia passa dalla crescita al rallentamento fino ad appiattirsi, ma evitando la recessione. Uno scenario che oggi appare molto probabile.


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