Settori ciclici vs settori difensivi
Quando le condizioni economiche si fanno complesse – per esempio in concomitanza con un rallentamento della crescita o con turbolenze politiche – sui mercati scatta la virata verso investimenti detti anticiclici o difensivi. Il problema è che spesso il risparmiatore non sa esattamente cosa sia un settore anticiclico, così come non è chiarissimo in che cosa si differenzi da un settore ciclico: prima di proporgli un cambiamento nel suo portafoglio, vale la pena spiegarglielo in modo semplice ma esaustivo.
Cominciamo dicendo che sia i settori sia i singoli titoli possono essere ciclici o difensivi.
Questione di ciclo economico
Un settore o uno specifico titolo si definisce ciclico quando è fortemente influenzato dall’andamento del ciclo economico – per esempio dai movimenti del PIL o della produzione industriale. Quando l’economia accelera, i risultati delle società cicliche tendono a migliorare, mentre quando l’economia perde smalto o entra in recessione, un’azienda ciclica tende a soffrire più delle altre. Tra i principali settori ciclici ci sono il finanziario, il minerario, l’automobilistico, ma fanno parte di questa categoria anche i beni di lusso, i beni e servizi per l’industria, la tecnologia, il mondo edilizio e quello della distribuzione, solo per citare qualche esempio. Al contrario, i settori o titoli difensivi sono poco correlati con il ciclo economico e risentono meno di eventuali rallentamenti della crescita o fasi di recessione: si tratta tipicamente di beni o servizi ritenuti indispensabili, a cui quindi non si rinuncia nemmeno nei momenti di ristrettezze economiche. Pensiamo per esempio ai beni alimentari, ai settori sanitario e farmaceutico, alle utility (acqua, gas, elettricità) o alle compagnie petrolifere. Proprio perché non risentono delle fluttuazioni del ciclo economico, questi settori tendono a reggere il colpo di una recessione molto meglio rispetto ai settori ciclici, ma allo stesso tempo risultano meno interessanti nelle fasi di espansione dell’economia. La motivazione è abbastanza intuitiva: se ottimismo e maggiori disponibilità economiche possono spingerci ad acquistare un gioiello o un’auto a cui in momenti di crisi avremmo rinunciato, il nostro consumo di farmaci o alimenti rimarrà probabilmente invariato.
Rischio e variabilità degli utili
Per loro natura i titoli ciclici tendono a incorporare un rischio di mercato più alto e una maggiore variabilità degli utili e dei dividendi. I titoli difensivi invece espongono solitamente a un rischio inferiore e producono risultati aziendali più regolari nel tempo.
In particolare, i dati storici evidenziano che:
• i settori ciclici sono caratterizzati da oscillazioni maggiori e quindi da una volatilità superiore rispetto al mercato azionario nel suo complesso;
• i settori ciclici presentano inoltre una forte correlazione con il mercato complessivo ed evolvono quindi in maggior sintonia con il mercato rispetto ai settori difensivi. I settori ciclici hanno anche una maggiore correlazione reciproca;
• le fasi di sovraperfomance dei titoli difensivi si sono alternate a quelle di sovraperformance dei titoli ciclici, almeno fino alla crisi finanziaria del 2008. Da allora i settori difensivi hanno riportato performance più solide. Particolarmente significative sono state le differenze nelle fasi di maggiore tensione, per esempio all’apice della crisi creditizia dell’Eurozona.
Non è tutto bianco o nero
Questo in linea generale. Sarebbe però un errore – è utile sottolinearlo – pensare che se i titoli ciclici salgono, allora bisogna aspettarsi necessariamente un calo di quelli anticiclici: il ciclo economico ha un impatto su entrambe le categorie, l’unica distinzione è che la reazione avviene in misura differente. I titoli ciclici nello specifico amplificano i propri movimenti nel bene (ripresa/espansione) e nel male (rallentamento/recessione). Anche all’interno della stessa categoria (ciclici e anticiclici) i singoli settori reagiscono in modo diverso agli stravolgimenti economici: per esempio, i beni di lusso pur essendo ciclici si difendono bene nelle fasi di rallentamento/recessione, mentre quello petrolifero, pur essendo ritenuto un settore indispensabile, risente significativamente delle crisi economiche.
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