Le bolle? In passato, hanno fatto emergere i vincitori di lungo periodo

Le bolle? In passato, hanno fatto emergere i vincitori di lungo periodo

Pubblicato il 02 dicembre 2025 in Economia & Mercati

Un rialzo del 14,5% da inizio anno per l’S&P 500(1), principale indice azionario statunitense, benchmark dell’equity globale. E un progresso di oltre il 18% per l’MSCI All Country World(2), che copre le società a media e grande capitalizzazione dei mercati sviluppati ed emergenti. Di fronte a performance del genere (e ai quaranta e più record messi a segno dall’S&P 500 nel 2025), qualcuno invita alla cautela.

Finora è stato il tech a guidare la cavalcata, e nella mente di molti – addetti ai lavori e investitori – è ancora vivo il ricordo della bolla di inizio millennio. La domanda è: arrivati a questo punto, quanto sono congrue le valutazioni? Dal che, discende un secondo dilemma: per caso, si sta preparando una nuova bolla?


La lezione dell’“indicatore Buffett”

Per chiunque voglia farsi un’idea sulle valutazioni azionarie, e capire se sono più o meno esagerate, il cosiddetto “indicatore Buffett” può essere un parametro utile. Esso mette a confronto il valore dell’azionario USA con il Prodotto Interno Lordo statunitense. Ebbene, oggi il valore dell’equity USA ha doppiato le dimensioni dell’economia: la capitalizzazione dell’S&P 500 è infatti prossima ai 58 trilioni di dollari, a fronte dei 30 circa del PIL degli States. Nel 2001, Buffett avvertì che, quando il rapporto tra valutazioni azionarie e PIL raggiunge un livello come quello attuale, gli investitori stanno “giocando col fuoco”(3).

I rialzi ai quali abbiamo assistito finora, però, non poggiano sulla sabbia o sulle esagerazioni: prova ne sono gli utili aziendali. Ad alimentare le preoccupazioni è semmai l’incognita dei ritorni che potranno avere gli investimenti nell’innovazione tech.

Le grandi aziende del settore stanno emettendo più debito per finanziare i loro progetti di espansione: da inizio anno, siamo a un totale di circa 200 miliardi di dollari di emissioni Investment Grade(4). Un flusso di denaro che finisce dritto nel dibattito sulla spesa dei colossi tech per l’AI: ci si chiede quando – e se – questo esborso darà i suoi frutti. E quanti, invece, si ritroveranno con nulla in pugno.


Bolla o no? Anche fosse, non tutti ne usciranno perdenti. Anzi

Gli esperti di Goldman Sachs, intanto, si sono chiesti se i timori sulle valutazioni siano giustificati(5). La risposta, in sintesi, è stata:

  • le valutazioni sono superiori alle medie storiche, è vero, ma comunque inferiori al picco raggiunto nel 1999 e nel 2000;
  • e l’attività dei mercati dei capitali è ancora ben al di sotto dei livelli registrati nel 2020/2021, nel 2007/2008, nel 1998 e nel 1999.

A questi, va aggiunto poi un terzo punto. Comunque vada, la storia ci insegna che, pur aprendo inevitabilmente qualche crepa, le cosiddette “bolle” finiscono con l’accelerare i processi di trasformazione economica e tecnologica. Il caso di scuola è proprio quello della bolla dot-com di inizio millennio: molti presero la scossa, è vero, ma non si può negare che proprio quel periodo ha gettato le fondamenta su cui in seguito è sorta l’economia digitale. Da quell’ondata di euforia e fallimenti, infatti, sono emerse realtà di successo come Amazon, Google, eBay, che hanno ridisegnato il panorama globale dei servizi e dei consumi.

La corsa all’Intelligenza Artificiale mostra una dinamica che ricorda il passato. “Ma se penso alle implicazioni pratiche e a cosa può fare per gli individui, non credo che ci sia sufficiente entusiasmo per l’AI”, dice Sarah Friar, direttore finanziario di OpenAI, la startup che ha creato ChatGPT. Certo, Friar è di parte: ma è pur vero che, così come il 2000 ha dato forma alle infrastrutture del web, il 2025 potrebbe generare quelle dell’IA e dell’innovazione tecnologica, anche in settori oggi molto caldi come lo spazio e la difesa.


Quale indicazione dare agli investitori, quindi?

Il tema è non tanto se investire o meno o se è in corso o meno una bolla: il tema vero, per chi investe, è riuscire a riconoscere per tempo il confine tra un’oggettiva chance di successo e la mera illusione. Non è facile: è chiaro che vincitori e vinti non si possono conoscere in anticipo. Cosa fare, quindi?

Certo, il rischio di eccessi c’è: l’interesse per l’AI è un motore potente, ma anche una possibile fonte di futura volatilità. Queste fasi, però, fanno parte del gioco. E si gestiscono ricorrendo alla ricetta di sempre: orizzonte temporale lungo e diversificazione. Per cogliere le opportunità della transizione in corso e dell’ineluttabile, epocale mutamento.


1) spglobal.com, ritorno in termini di prezzo all'14 novembre 2025.
2) msci.com, ritorno in termini di prezzo all'11 novembre 2025.
3) bloomberg.com
4) ft.com
5) goldmansachs.com



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