Si parla di nuovo di TPI: come funziona lo scudo BCE
Agli albori dell’estate 2024, si è tornati a parlare di TPI, il Transmission Protection Instrument ideato dalla BCE nel 2022: essenzialmente, si tratta di uno schema per l’acquisto di obbligazioni mirato ad aiutare i Paesi della zona euro più indebitati e a prevenire il panico sui mercati europei.
Il motivo di questo rinnovato interesse? L’ondata di volatilità che ha colpito i mercati azionari del Vecchio Continente (ma soprattutto quelli francesi) dopo le elezioni europee del 6-9 giugno e ancor di più in vista del voto anticipato per il rinnovo del Parlamento francese indetto dal presidente Emmanuel Macron e svoltosi in due turni, tra il 30 giugno e il 7 luglio 2024.
In realtà, in questa occasione il ricorso al TPI non è stato ritenuto necessario – e a onor del vero la Banca Centrale Europea lo ha messo in chiaro fin da subito. Ma visto che se ne è parlato, ne approfittiamo per ricordare in cosa consiste e come funziona questo meccanismo.
Cos’è il Transmission Protection Instrument e come funziona
Il TPI nasce per fronteggiare momenti complicati – come possono essere le crisi di governo – ma viene messo in atto quando un Paese è particolarmente vulnerabile poiché i mercati temono un prolungato periodo di instabilità politica (nel caso della Francia, i funzionari BCE hanno dichiarato al tempo di attendersi un’instabilità solo momentanea).
Nelle intenzioni della Banca Centrale Europea, il TPI mira soprattutto a garantire fluidità nel meccanismo di trasmissione delle decisioni di politica monetaria (leggi: rialzo dei tassi di interesse) e nella lotta all’inflazione, per normalizzare la politica monetaria senza provocare un impatto troppo pesante sui Paesi più indebitati. Può essere attivato “per contrastare dinamiche di mercato ingiustificate e disordinate che rappresentano una grave minaccia per la politica monetaria nell’area dell’euro”.
L’entità degli acquisti del TPI “dipenderà dalla gravità dei rischi per la politica monetaria”, ha messo in chiaro la BCE presentando questo strumento essenzialmente pensato per contrastare vendite speculative sulle obbligazioni dei Paesi percepiti come finanziariamente più fragili (in base ai consueti parametri di debito pubblico e deficit).
Gli acquisti si concentrerebbero su titoli del settore pubblico con una scadenza residua compresa tra uno e dieci anni, mentre i titoli del settore privato potrebbero essere considerati se appropriati. L’ammissibilità agli acquisti sarebbe basata su quella che la BCE ha chiamato una “lista cumulativa di criteri”, come per esempio:
• conformità con le regole fiscali dell’UE;
• assenza di gravi squilibri macroeconomici;
• sostenibilità fiscale giudicata da organismi come la Commissione Europea, il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI);
• politiche macroeconomiche sane e sostenibili conformi alle raccomandazioni della Commissione Europea.
Il recente caso della Francia e le parole dei funzionari
Nel periodo compreso tra le elezioni europee (6-9 giugno) e le elezioni legislative francesi (30 giugno e 7 luglio) l’indice CAC40 – il principale indice azionario francese – ha registrato la peggiore performance tra gli omologhi europei, mentre l’indicatore di rischio del mercato obbligazionario francese è andato un po’ in fibrillazione, con movimenti che hanno ricordato il periodo della pandemia e la crisi del debito sovrano del 2011-2012.
Di fronte all’instabilità francese, la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha assicurato che i funzionari di Francoforte stavano “prestando attenzione” agli sviluppi dei mercati finanziari, mentre il capo economista della BCE Philip Lane ha dichiarato di non essere preoccupato per la turbolenza.
Secondo Lane, ex governatore della Banca d’Irlanda e membro del Comitato esecutivo della BCE, i movimenti di mercato cui abbiamo assistito nelle concitate settimane di giugno non hanno soddisfatto una delle condizioni fondamentali per l’intervento della BCE, vale a dire un incremento dei premi di rischio disordinato e ingiustificato. “Quello che stiamo vedendo è un riprezzamento, ma non rientra nel mondo dei mercati disordinati in questo momento”, ha affermato.
Con il TPI, la BCE conferma la sua rassicurante presenza
Fatto sta che il TPI era e resta a disposizione della BCE, un po’ come l’estintore nella teca: in caso di necessità, rompere il vetro.
Non solo non è l’unico strumento nell’arsenale dalla BCE – ci sono anche il programma di acquisto PEPP, considerato la “prima linea di difesa” per contrastare i rischi di trasmissione, e le operazioni OMT – ma è utile anche quando non si arriva ad attivarlo: la sua semplice presenza, come possibile opzione in caso appunto di necessità, ha un effetto tranquillizzante e contribuisce perciò, già solo per il fatto di esistere, a contrastare l’aumento dei rendimenti delle obbligazioni.
In questi anni non sempre facili, la BCE ci ha abituati alla sua presenza rassicurante, consapevole com’è delle tante anime che compongono l’area dell’euro, con tutte le loro egregie potenzialità e con le loro più o meno transitorie fragilità. Con il TPI si conferma in questo ruolo: il che, per chi investe, è una buona notizia.