Un bel video educational, quello che Consob ha pubblicato alcune settimane fa. Protagonista, lo schema Ponzi. Vista la proliferazione, sui social e su YouTube, di soggetti che promettono guadagni facili e sicuri, l’autorità di vigilanza ha puntato la sua cinepresa sull’educazione finanziaria e ha realizzato un breve filmato in cui Charles Ponzi, ideatore dell’omonimo e famigerato schema, dà sostanzialmente dei dilettanti a quanti, oggi, provano a replicarne i trucchi.
I professionisti della finanza e chi si occupa seriamente di consulenza sugli investimenti sanno benissimo chi è e cos’ha combinato Charles Ponzi all’incirca un secolo fa. Tuttavia, il video della Consob ci offre l’assist per spiegare – o per ricordare – agli investitori e alle loro famiglie quali sono i meccanismi che ancora oggi consentono a questa trappola di funzionare.
Spiegare lo schema Ponzi a un investitore
Lo schema Ponzi è ancora oggi molto replicato – e spesso con grande successo, purtroppo – in ogni parte del mondo. Come ricorda Consob, la maggior parte delle truffe finanziarie si basa proprio su questo modello, che fa leva sulla non sempre sufficiente preparazione degli investitori e sulla loro impulsività.
Come brevemente accennato, deve il suo nome a Carlo “Charles” Ponzi che, emigrato negli Stati Uniti d’America, all’inizio del Novecento tese una rete nella quale caddero all’incirca 40mila risparmiatori di Boston, attratti dalla prospettiva di rendimenti altissimi e – va da sé – del tutto irrealistici. Quando non fu più in grado di mantenere le sue stellari promesse di rendimento, Ponzi fu travolto dal crollo del castello di carte che lui stesso aveva messo su. E finì in carcere.
Il punto di forza di questo tipo di truffa consiste nella promessa di rendimenti certissimi e molto consistenti. Stessa promessa che oggi può raggiungere gli investitori attraverso una grande varietà di mezzi di comunicazione: telefonate, e-mail, social network, piattaforme come YouTube. È perciò fondamentale che ogni consulente finanziario faccia presente ai suoi assistiti quanto segue:
- se l’investimento è a basso rischio, allora anche il rendimento potenziale sarà modesto;
- se il potenziale rendimento è più consistente, allora maggiore sarà anche il grado di rischio.
Come funziona lo “schema Ponzi”, più nel dettaglio
D’accordo, l’aggancio si è capito. È però altrettanto importante spiegare come, esattamente, funziona lo “schema Ponzi”. Gli addetti ai lavori lo sanno, i loro clienti non sempre: si tratta, banalmente, di una piramide. Facciamo un esempio, che può tornare utile nelle conversazioni con i propri assistiti.
- La famiglia Rossi consegna il capitale che intende investire – ipotizziamo, 200.000 euro – al Carlo Ponzi della situazione, che le ha promesso un rendimento importante, pari al 20% annuo;
- a fine anno, la famiglia Rossi incassa 40.000 euro;
- positivamente colpita da questo ritorno, la famiglia Rossi inizierà a parlare molto bene del sedicente “esperto di investimenti” alla cerchia degli amici (senza, naturalmente, tralasciare i parenti);
- in realtà, i 40.000 euro accreditati ai Rossi provengono dal capitale versato dagli investitori entrati dopo di loro.
In sintesi: i primi che accettano la proposta dell’“incantatore” incassano effettivamente ritorni consistenti. I quali, però, non sono merito degli ottimi investimenti effettuati: nella realtà, infatti, non è stato effettuato alcun investimento.
A un certo punto, la piramide collassa
Si instaura, insomma, una sorta di catena, dal basso verso l’alto. Si parla però di “piramide” perché, affinché lo schema possa reggere, servono sempre più investitori, il cui capitale – lungi dall’essere investito – servirà solo a pagare i presunti rendimenti a quelli che, essendo entrati prima, occupano i livelli superiori della struttura (e, beninteso, sono ignari di tutto). Il gioco non può durare per sempre: lo schema a piramide crolla quando il denaro raccolto non basta più a pagare gli interessi promessi e a fronteggiare le richieste di rimborso.
Nello “schema Ponzi”, quindi, abbiamo:
- l’organizzatore, che si presenta come “mago della finanza” e che, in virtù del suo presunto “tocco magico”, prospetta guadagni importanti in poco tempo e stante un rischio molto contenuto;
- assenza di informazioni e di documentazione;
- il passaparola.
Come riesce a fare presa lo “schema Ponzi”?
Ci riesce per una serie di ragioni. Prima di tutto perché, di fronte a problemi complessi, l’investitore tende a lasciarsi guidare da scorciatoie cognitive e reazioni emotive. In questo modo, il “troppo bello per essere vero” finisce col trovare la strada spianata, anche in virtù della scarsa preparazione nelle materie economiche e finanziarie che caratterizza molti italiani, a tutte le età e di ogni provenienza geografica.
Il miraggio del guadagno facile può indurre a decisioni avventate anche persone molto prudenti e/o che non hanno un patrimonio elevato, specialmente se il truffatore sa ispirare fiducia e se prevale il cosiddetto “effetto gregge” (“se nella mia cerchia di amici e parenti lo fanno tutti, ci sarà pur qualcosa di vero”).
Come aiutare l’investitore a difendersi?
Stimolandolo a far proprie le leggi base della finanza. Come sottolinea Consob, “chi le conosce sa che non esistono pasti gratis: un investimento che promette un alto rendimento è anche un investimento rischioso”. Ancora una volta, il consulente finanziario può rendersi alleato dei suoi assistiti e far sì che, con il giusto affiancamento, sviluppino gli anticorpi per proteggersi da chi non è in alcun modo interessato al loro benessere, ma solo al proprio guadagno. In barba alle regole, e costi quel che costi.
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