Non solo rischi ma anche opportunità nella mappa del World Economic Forum

Non solo rischi ma anche opportunità nella mappa del World Economic Forum

Pubblicato il 06 marzo 2025 in Economia & Mercati

Il mondo sta cambiando profondamente: dal riscaldamento globale, con la sempre più urgente transizione “verde”, alla rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale; dalla spinta verso un’economia più orientata all’interno dei singoli Paesi e meno globalizzata, fino alla ridefinizione – a volte tutt’altro che pacifica – degli equilibri geopolitici globali. Tutte queste trasformazioni portano con sé, inevitabilmente, preoccupazioni e rischi. Ma aprono anche nuove opportunità

Il World Economic Forum ha diffuso di recente il suo Global Risks Report 2025, che si sofferma – com’è facile intuire dal titolo – su tutti i rischi percepiti. Lo studio si basa sulle opinioni di oltre 900 esperti di rischi globali, decisori politici e leader di settore, che sono stati intervistati tra settembre e ottobre 2024 e invitati a indicare le loro principali preoccupazioni per il mondo nel brevissimo, nel medio e nel lungo termine. 

Vedremo insieme che si tratta spesso di rischi interconnessi tra loro, che si influenzano a vicenda, e che si collocano essenzialmente in cinque categorie: rischi geopolitici, ambientali, tecnologici, sociali, ed economici – questi ultimi, in realtà, poco presenti tra le preoccupazioni attuali e future. Volendo guardare al “bicchiere mezzo pieno”, ognuno di questi rischi percepiti nasconde, sull’altra faccia della medaglia, una serie di opportunità. Anche dal punto di vista di chi investe.


Quali sono i rischi imminenti?

Il report del World Economic Forum offre un’ampia panoramica sui principali rischi percepiti come più concreti dagli esperti su tre diversi archi temporali: nei prossimi 12 mesi, di qui a due anni e al 2035. Per quanto riguarda l’immediato, al primo posto troviamo il rischio di conflitti armati, un timore evidentemente acuito dalle tensioni in Medio Oriente e nell’Europa dell’Est, indicato dal 23% degli intervistati.

Seguono il rischio di eventi climatici estremi, con il 14% (un tema sentito soprattutto dai giovani), e il timore di tensioni geoeconomiche – sanzioni, dazi, controlli sugli investimenti, guerre commerciali – accentuatosi ultimamente con l’approccio protezionistico del nuovo presidente statunitense Donald Trump. In quarta posizione compare un rischio di natura tecnologica, e cioè la diffusione di informazioni imprecise, non attendibili o deliberatamente false, mentre a chiudere la “top 5” è la tendenza verso società polarizzate.

Infine, il primo timore di natura strettamente economica (nel dettaglio, quello di una crisi economica) compare in sesta posizione e viene indicato solo dal 5% degli intervistati, sintomo che la percezione diffusa è quella di un’economia globale complessivamente in buona salute.


Il “menù” dei rischi cambia poco se guardiamo al prossimo biennio: la disinformazione sale al primo posto, seguita da clima, conflitti, polarizzazione e – unica novità – cyberspionaggio e guerra, che combina le paure per l’instabilità internazionale con le incognite del progresso tecnologico.


Come sarà il mondo nel 2035?

È su un orizzonte di lungo termine che le cose cambiano in modo più significativo: guardando al 2035, il rischio ambientale prende il sopravvento, arrivando a occupare ben cinque posizioni nella top 10 e ponendo l’accento sull’urgenza di una transizione verde. Da segnalare anche i rischi tecnologici, con gli esperti che – pur riconoscendo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie – evidenziano le incognite per la privacy e per la sicurezza in assenza di una gestione etica e trasparente dei dati personali.


Dietro ogni rischio, un’opportunità di cambiamento

Volendo guardare al lato positivo, e alle possibili opportunità in chiave di investimento, dall’analisi del WEF emergono con forza alcuni trend di lungo periodo, e in particolare:

- transizione energetica;

- sviluppo tecnologico (e regolamentazione);

- spesa per la difesa. 

Tutte aree destinate a far parlare di sé oggi e negli anni a venire, legate doppio filo con le tendenze che abbiamo citato. E che potrebbero rappresentare temi importanti da cavalcare attraverso un’esposizione mirata.

Ancora una volta, il ruolo del consulente finanziario si rivela decisivo: non solo per guidare l’investitore verso l’esposizione che più si confà al suo profilo e ai suoi obiettivi, ma anche per aiutarlo a contenere la risposta emotiva al contesto e a mettere nella giusta prospettiva le indicazioni del WEF. Che parla di rischi, sì – perché, oggettivamente, questo sono – ma anche, indirettamente, di nuove e interessanti circostanze e condizioni che potrebbero emergere. E che potrebbero favorire il concretizzarsi di scelte di investimento favorevoli. Sempre, naturalmente, con il giusto approccio e con la giusta dose di diversificazione.

europa politica economica

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