05 marzo 2025

Non solo rischi ma anche opportunità nella mappa del World Economic Forum

Pubblicato in: Economia & Mercati

Il mondo sta cambiando profondamente: dal riscaldamento globale, con la sempre più urgente transizione “verde”, alla rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale; dalla spinta verso un’economia più orientata all’interno dei singoli Paesi e meno globalizzata, fino alla ridefinizione – a volte tutt’altro che pacifica – degli equilibri geopolitici globali. Tutte queste trasformazioni portano con sé, inevitabilmente, preoccupazioni e rischi. Ma aprono anche nuove opportunità

Il World Economic Forum ha diffuso di recente il suo Global Risks Report 2025, che si sofferma – com’è facile intuire dal titolo – su tutti i rischi percepiti. Lo studio si basa sulle opinioni di oltre 900 esperti di rischi globali, decisori politici e leader di settore, che sono stati intervistati tra settembre e ottobre 2024 e invitati a indicare le loro principali preoccupazioni per il mondo nel brevissimo, nel medio e nel lungo termine. 

Vedremo insieme che si tratta spesso di rischi interconnessi tra loro, che si influenzano a vicenda, e che si collocano essenzialmente in cinque categorie: rischi geopolitici, ambientali, tecnologici, sociali, ed economici – questi ultimi, in realtà, poco presenti tra le preoccupazioni attuali e future. Volendo guardare al “bicchiere mezzo pieno”, ognuno di questi rischi percepiti nasconde, sull’altra faccia della medaglia, una serie di opportunità. Anche dal punto di vista di chi investe.


Quali sono i rischi imminenti?

Il report del World Economic Forum offre un’ampia panoramica sui principali rischi percepiti come più concreti dagli esperti su tre diversi archi temporali: nei prossimi 12 mesi, di qui a due anni e al 2035. Per quanto riguarda l’immediato, al primo posto troviamo il rischio di conflitti armati, un timore evidentemente acuito dalle tensioni in Medio Oriente e nell’Europa dell’Est, indicato dal 23% degli intervistati.

Seguono il rischio di eventi climatici estremi, con il 14% (un tema sentito soprattutto dai giovani), e il timore di tensioni geoeconomiche – sanzioni, dazi, controlli sugli investimenti, guerre commerciali – accentuatosi ultimamente con l’approccio protezionistico del nuovo presidente statunitense Donald Trump. In quarta posizione compare un rischio di natura tecnologica, e cioè la diffusione di informazioni imprecise, non attendibili o deliberatamente false, mentre a chiudere la “top 5” è la tendenza verso società polarizzate.

Infine, il primo timore di natura strettamente economica (nel dettaglio, quello di una crisi economica) compare in sesta posizione e viene indicato solo dal 5% degli intervistati, sintomo che la percezione diffusa è quella di un’economia globale complessivamente in buona salute.


Il “menù” dei rischi cambia poco se guardiamo al prossimo biennio: la disinformazione sale al primo posto, seguita da clima, conflitti, polarizzazione e – unica novità – cyberspionaggio e guerra, che combina le paure per l’instabilità internazionale con le incognite del progresso tecnologico.


Come sarà il mondo nel 2035?

È su un orizzonte di lungo termine che le cose cambiano in modo più significativo: guardando al 2035, il rischio ambientale prende il sopravvento, arrivando a occupare ben cinque posizioni nella top 10 e ponendo l’accento sull’urgenza di una transizione verde. Da segnalare anche i rischi tecnologici, con gli esperti che – pur riconoscendo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie – evidenziano le incognite per la privacy e per la sicurezza in assenza di una gestione etica e trasparente dei dati personali.


Dietro ogni rischio, un’opportunità di cambiamento

Volendo guardare al lato positivo, e alle possibili opportunità in chiave di investimento, dall’analisi del WEF emergono con forza alcuni trend di lungo periodo, e in particolare:

- transizione energetica;

- sviluppo tecnologico (e regolamentazione);

- spesa per la difesa. 

Tutte aree destinate a far parlare di sé oggi e negli anni a venire, legate doppio filo con le tendenze che abbiamo citato. E che potrebbero rappresentare temi importanti da cavalcare attraverso un’esposizione mirata.

Ancora una volta, il ruolo del consulente finanziario si rivela decisivo: non solo per guidare l’investitore verso l’esposizione che più si confà al suo profilo e ai suoi obiettivi, ma anche per aiutarlo a contenere la risposta emotiva al contesto e a mettere nella giusta prospettiva le indicazioni del WEF. Che parla di rischi, sì – perché, oggettivamente, questo sono – ma anche, indirettamente, di nuove e interessanti circostanze e condizioni che potrebbero emergere. E che potrebbero favorire il concretizzarsi di scelte di investimento favorevoli. Sempre, naturalmente, con il giusto approccio e con la giusta dose di diversificazione.


NOTA DI REDAZIONE : gli argomenti e i grafici sono frutto di elaborazione interna.
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