11 agosto 2019

Relazione OCF, il punto sul 2018 e le sfide all’orizzonte

Pubblicato in: Financial Advise

In un anno attraversato da vari fattori d’incertezza – in parte legati alla Brexit e alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina – il ruolo del consulente finanziario si è confermato fondamentale. Lo ha evidenziato Carla Bedogni Rabitti, presidente dell’Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei Consulenti Finanziari (OCF), nel suo discorso di presentazione della relazione annuale 2018.




Anno nuovo, nuovo Albo
I consulenti finanziari hanno come sempre supportato nelle scelte d’investimento i loro clienti, che in periodi così complessi, nei quali la volatilità tende ad aumentare, sono tipicamente più esposti al rischio di compiere scelte sbagliate che non tutelano i loro interessi. 


Ma il 2018 per i consulenti finanziari è stato un anno storico almeno per altre due ragioni:
• E' stato completato il trasferimento delle funzioni di vigilanza sugli iscritti all’Albo dalla CONSOB a OCF;
• Ha preso vita il nuovo Albo unico dei consulenti finanziari, con le due nuove sezioni dedicate ai consulenti finanziari autonomi e alle società di consulenza finanziaria.


Il 2 luglio 2018 – quindi poco più di un anno fa – è stato sancito l’avvio dell’operatività dell’OCF in riferimento alle attività preparatorie all’iscrizione dei consulenti finanziari autonomi e delle società di consulenza finanziaria e alle funzioni istruttorie per i procedimenti di vigilanza nei confronti dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. Poi, il primo dicembre 2018, l’Organismo è diventato pienamente operativo per le funzioni di vigilanza e tenuta delle tre sezioni dell’Albo unico. Qual era, a fine anno, la sua composizione?




Tutti i numeri dell’Albo unico
Al 31 dicembre 2018 risultavano iscritti all’Albo unico dei consulenti finanziari:
55.335 consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, di cui 35.421 con rapporto sottoscritto con un intermediario autorizzato (il 64% del totale degli iscritti);
94 consulenti finanziari autonomi, di cui 51 operanti per conto di società di consulenza finanziaria, 42 in proprio e uno sia per conto di società di consulenza finanziaria sia in proprio;
13 società di consulenza finanziaria.


Il numero dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede iscritti all’Albo a fine 2018 mostra un calo rispetto al 2017 dello 0,9%, sopraggiunto dopo l’andamento positivo dei quattro anni precedenti. E i primi quattro mesi del 2019 sembrano confermare questa tendenza.
Minori anche le domande di iscrizione alla prova: poco più di quattromila, in flessione del 28% rispetto al 2017. I test hanno fatto emergere 1.229 candidati idonei. Il 2018 ha confermato l’interesse delle donne verso la professione, in costante aumento nell’ultimo quinquennio: basti pensare che il 30% delle domande di iscrizione alle sessioni delle prove valutative è arrivato proprio da candidate. Tuttavia, siamo ancora lontani da una presenza incisiva nell’Albo: ancora oggi, le donne costituiscono poco più di un quinto degli iscritti.




Fintech? Sì, ma al fianco del consulente
Non si possono certamente ignorare – e infatti il presidente dell’OCF, nel suo discorso, non lo fa – le sfide poste dal Fintech. “La tecnologia ha influito in modo determinante anche sulla prestazione dello stesso servizio di consulenza finanziaria”, ha sottolineato nel suo discorso Rabitti Bedogni, “si pensi ai robo-advisor. Ma è bene ribadire che la relazione tra cliente e consulente è fortemente ‘personalizzata’”. In altre parole, la tecnologia è e sarà sicuramente di supporto al consulente nel suo rapporto con il cliente, posto però che il servizio di consulenza in materia di investimenti funziona, e continuerà a funzionare, se c’è un rapporto umano basato su conoscenza reciproca, fiducia e affidamento. Più che una robo-advisory, quindi, oggi nel mercato si sta sviluppando un modello di robo-for-advisory. Modello, questo, che va presidiato in ogni suo aspetto, ha puntualizzato Rabitti Bedogni. “Occorre evitare che eccessivi automatismi nelle valutazioni di variabili scarsamente standardizzabili – quali propensione al rischio, situazioni familiari, caratteristiche comportamentali – conducano a scelte distorte che gli algoritmi di calcolo potrebbero non riuscire a prevedere”.




Poca alfabetizzazione finanziaria? Per fortuna c’è il consulente
Un consulente finanziario serio, bravo e preparato può, con l’ausilio degli ultimi ritrovati del Fintech (molto utili e importanti, se correttamente azionati), valutare interessi e obiettivi del cliente per aiutarlo a compiere le scelte migliori e a considerare con buon senso e lucidità quel che accade sui mercati, mettendosi al contempo nei suoi panni, con la giusta dose di empatia, per comprenderne ansie e paure (e fugarle). Ma anche il cliente deve metterci del suo, acquisendo un minimo di preparazione finanziaria per capire ciò che il consulente dice e propone. Ecco allora che, nel discorso del presidente dell’OCF, si ripresenta il tema dell’alfabetizzazione finanziaria. Gli studi confermano che le conoscenze in materia degli italiani sono piuttosto limitate e che c’è ancora un significativo disallineamento fra sapere reale e sapere percepito. Si tende all’overconfidence, all’eccessiva sicurezza nelle proprie capacità, soprattutto in quei clienti che si interfacciano con sistemi automatizzati o semiautomatizzati. L’Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei Consulenti Finanziari è estremamente attento a presidiare anche questo ambito. Ma anche il consulente può giocare un ruolo, mettendo eventualmente il cliente di fronte ai suoi limiti e suscitando in lui la socratica consapevolezza di non sapere. Un rapporto in cui si cresce in due, nel migliore interesse dell’investitore.


NOTA DI REDAZIONE: gli argomenti, le immagini e i grafici sono frutto di elaborazione interna.

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