06 maggio 2021

Investimenti e sostenibilità, cosa cambia con il regolamento europeo SFDR

Pubblicato in: Vademecum

La sostenibilità? Non è più un optional. Nel dicembre del 2019 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il regolamento UE del 27 novembre 2019, relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari. Il regolamento è entrato in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta UE, ma ne parliamo oggi perché si applica a decorrere dal 10 marzo 2021. La sua applicazione, dunque, è recentissima. Cosa prevede questo regolamento e, soprattutto, cos’è cambiato dopo il 10 marzo per i professionisti della consulenza finanziaria? Cerchiamo di capirlo insieme.


Sostenibilità nei servizi finanziari: cosa prevede il regolamento?

Cominciamo col dire che il regolamento di cui parliamo è il 2019/2088 ed è noto anche come SFDR, sigla che sta per Sustainable Finance Disclosure Regulation. Il suo varo si inserisce nel quadro dell’Action Plan for Financing Sustainable Growth dell’Unione Europea – il piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile – che sta agevolando l’elaborazione di varie leggi sulla finanza sostenibile.

Nell’ambito della finanza e degli investimenti, il punto di partenza sono i cosiddetti criteri ESG, ovvero di responsabilità ambientale, sociale e di buona gestione aziendale: si tratta di criteri potenzialmente applicabili alla conduzione di ogni impresa e, di riflesso, alla selezione delle imprese nelle quali investire, eventualmente inserendole nel paniere di un fondo comune o di un altro organismo per la gestione collettiva del risparmio.

Insomma, dato per assodato che siamo ormai a un punto della nostra evoluzione in cui non può esserci prosperità senza sostenibilità, l’Unione Europea ha voluto rendere i criteri ESG un elemento centrale della regolamentazione dei servizi finanziari a livello continentale.


Cosa cambia, quindi, con il varo del regolamento SFDR?

L’obiettivo, come sempre quando a intervenire sulla normativa è l’Europa, è quello di uniformare i requisiti di rendicontazione sulla sostenibilità negli investimenti, sia a livello aziendale che di prodotto. La parola chiave è “trasparenza”, su diversi versanti: quello sul soggetto che effettua la comunicazione, vale a dire la società (“entity level”) oppure il prodotto finanziario (“product level”), e quello sulla modalità di fornitura dell’informativa (sito web, precontrattuale o periodica).

Il regolamento SFDR interviene sulla comunicazione agli investitori: dunque sui documenti di offerta, sulle comunicazioni commerciali, sulle relazioni periodiche e sui siti web di tutti i soggetti obbligati all’informativa di sostenibilità. Con quale risultato, alla fine? Col risultato che – spiega Assogestioni – “i prodotti di gestione e le attività dei gestori saranno sempre più confrontabili rispetto alla modalità con cui incorporano la sostenibilità nelle politiche di investimento”.


Non c’è bisogno di aspettare gli standard tecnici

Come sempre in questi casi, all’introduzione del regolamento segue la normativa di secondo livello sugli standard tecnici per l’attuazione dello stesso: sono i Regulatory Technical Standards, o RTS. Il 2 febbraio 2021, le autorità europee di supervisione delle banche (EBA), delle assicurazioni e delle pensioni (EIOPA) e dei mercati (ESMA) – congiuntamente note come ESAs – hanno presentato il Final Report sugli RTS alla Commissione Europea, che dovrebbe approvarlo entro tre mesi. A tal proposito, le ESAs ritengono che gli RTS saranno applicabili dal primo gennaio 2022.

Tuttavia, il 25 febbraio le ESAs hanno pubblicato un Supervisory Statement ribadendo che l’applicazione del Regolamento SFDR non è subordinata all’adozione formale e all’entrata in vigore o all’applicazione degli RTS. Per due ragioni: primo, questi standard, anche se in bozza, possono già oggi rappresentare una guida utile all’interpretazione della normativa; secondo, molti aspetti decisivi sono già chiariti e dettagliati nel Regolamento stesso.


Cosa cambia, in sostanza, per i consulenti finanziari?

La Commissione Europea, lo abbiamo detto, punta a una maggiore trasparenza sui temi ESG che abbia come esito una maggiore consapevolezza dei clienti sulle implicazioni di un approccio più sostenibile agli investimenti. Ai consulenti finanziari sarà richiesto di affiancare l’investitore lungo questo percorso indicando come i prodotti per i quali forniscono consulenza tengono in considerazione i fattori di sostenibilità ESG e i principali effetti negativi su tali fattori.

In termini di obblighi formali per il momento cambia molto poco, ha spiegato a FocusRisparmio Manuela Mazzoleni, responsabile area Sostenibilità di Assogestioni, ma dovranno “essere pronti a rispondere alle domande dei clienti”, che d’ora in poi si troveranno davanti un’informativa precontrattuale (per esempio, il prospetto) più corposa, contenente anche le varie info sulla sostenibilità.

Per i consulenti finanziari, ulteriori interessanti novità arriveranno non appena giungeranno a compimento le modifiche degli atti delegati della MiFID II. “In questa sede”, ha aggiunto Mazzoleni, “verranno meglio definiti gli obblighi di gestione del target market e di product governance che i consulenti dovranno rispettare e quali prodotti potranno essere offerti ai clienti che richiederanno che i propri investimenti rispettino standard di sostenibilità”.


Le prossime tappe della nuova regolamentazione

Il primo gennaio 2022, lo abbiamo accennato, dovrebbero iniziare a trovare applicazione le norme contenute nei Regulatory Technical Standards: prenderà così il via un percorso fatto di diverse tappe, con una sorta di “punto nave” alla fine del 2022. Secondo quanto si legge nell’articolo 19 dell’SFDR, infatti, “entro il 30 dicembre 2022, la Commissione valuta l’applicazione del presente regolamento”: come dire, vediamo a che punto siamo con la rendicontazione ESG. Insomma, la lunga marcia verso la sostenibilità è appena cominciata.


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NOTA DI REDAZIONE: gli argomenti e i grafici sono frutto di elaborazione interna.

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