02 luglio 2024

Rapporto Istat: prospettive positive per l’Italia, ma occhio alla variabile demografica

Pubblicato in: Financial Advise

Dalle prospettive di crescita dell’economia italiana - moderatamente positive - all’andamento dell’occupazione; dagli effetti dell’inflazione sulle famiglie - più povere rispetto a dieci anni fa - fino al progressivo invecchiamento della popolazione (al primo gennaio 2024, gli ultra 65enni erano circa il doppio degli under 15). Sono solo alcuni dei numerosi temi affrontati nell’ultimo Rapporto annuale dell’Istat sulla situazione del Paese, recentemente presentato a Roma.



Rapporto annuale Istat: prospettive di crescita incoraggianti 

Nel triennio tra il 2021 e il 2023, l’economia italiana è cresciuta più della media dell’UE a 27 e più di Francia e Germania, tra le maggiori economie del Vecchio Continente, si legge nel Rapporto. Una dinamica sostenuta soprattutto dalla domanda interna, con un ruolo importante degli investimenti, e che si accompagna al buon andamento del mercato del lavoro: nel 2023 infatti, il numero di occupati è continuato ad aumentare, anche se a un ritmo leggermente inferiore a quello dell’anno precedente (+2,1%, dal +2,4%).
Anche per l’anno in corso le prospettive appaiono favorevoli, pur con tutte le incertezze legate agli sviluppi del quadro macroeconomico internazionale e alle tensioni geopolitiche in Europa e nel Medio Oriente.
Nel dettaglio, ricorda l’Istat, le stime preliminari per il primo trimestre del 2024 indicano una crescita congiunturale moderata in Italia (+0,3%), Francia e Germania (+0,2%), e più robusta in Spagna (+0,7 %). Se queste stime fossero confermate, per l’Italia la crescita acquisita per il 2024 sarebbe dello 0,5%. Da segnalare anche, nell’ultimo anno, il miglioramento del quadro di finanza pubblica, con una riduzione dell’incidenza sul rapporto debito/PIL (dal 140,5% al 137,3%).



L’inflazione colpisce la propensione al risparmio?

Guardando alla situazione economica del Paese, non può mancare nell’analisi un cenno all’inflazione che, sottolinea l’Istat, in Italia è prima salita e poi ridiscesa più rapidamente rispetto agli altri Paesi. Questo episodio inflazionistico, straordinario per ampiezza, “ha avuto effetti differenti a livello settoriale sui margini di profitto delle imprese”, si apprende dal Rapporto Istat.
Per le famiglie in particolare, anche a causa di un andamento delle retribuzioni nominali che non ha tenuto il passo con il repentino incremento dell’inflazione, l’ascesa dei prezzi ha comportato una riduzione del potere di acquisto, rilevante soprattutto per le fasce di popolazione meno abbienti, a causa dell’aumento più pronunciato dei prezzi di beni primari quali alimentari ed energia.
Il risultato? Nell’ultimo biennio, le famiglie hanno mantenuto i livelli di consumo ma, per farlo, hanno ridotto la loro proverbiale propensione al risparmio, che era quasi raddoppiata nel 2020. A partire dalla fine del 2023 si evidenziano, tuttavia, primi segnali di recupero delle retribuzioni contrattuali, che mostrano una crescita superiore a quella dell’inflazione.



Demografia, una variabile da non prendere alla leggera

Infine, l’Istat si sofferma sulla dinamica della demografia – che ha risvolti significativi anche sul fronte degli investimenti, con tutto il tema della Silver Economy e le prospettive che porta con sé. Ebbene, scrive l’Istituto nazionale di statistica, la combinazione di maggiore longevità e persistente denatalità accentua di anno in anno l’invecchiamento della popolazione: al primo gennaio 2024, le persone di 65 anni e più sono quasi un quarto dei residenti e circa il doppio dei bambini e ragazzi al di sotto dei 15 anni di età.
E la tendenza è destinata a proseguire. “L’invecchiamento della popolazione si accentuerà ulteriormente nei prossimi due decenni, con l’uscita dall’età attiva delle generazioni nate all’epoca del Baby Boom. Si prevede che nel 2050 le persone di 65 anni e più saranno tre volte più numerose dei giovani con meno di 15 anni”.
Le analisi dell’Istat ribadiscono ormai da molti anni l’importanza della questione demografica. Il report 2024 evidenzia in particolare la necessità di comprendere meglio le complesse interazioni della demografia con l’evoluzione delle dinamiche economiche e sociali. “La ridotta partecipazione alla forza lavoro di giovani e donne aggrava l’effetto negativo del declino demografico sulla numerosità e sulla struttura della popolazione in età di lavoro”, si legge nel report.
Se i tassi di occupazione di queste componenti della popolazione si portassero al livello medio europeo, gran parte di questo effetto negativo verrebbe compensato. Così come un’accelerazione del processo di digitalizzazione e di innovazione delle imprese e delle amministrazioni pubbliche è indispensabile per dare a questi processi il necessario supporto.



Un’adeguata pianificazione finanziaria in un contesto che cambia

Insomma, il contesto economico italiano appare in miglioramento, ma le sfide certamente non mancano. E alcune di queste – come appunto la questione demografica – vanno assolutamente prese in considerazione nella gestione dei portafogli dei clienti. Prendiamo la previdenza: in un quadro in così rapido mutamento, non è più pensabile affidarsi esclusivamente allo Stato.
In questo senso, il ruolo del consulente si conferma cruciale nel far capire ai clienti l’importanza di investire tenendo a mente l’intero ciclo di vita e non solo le necessità immediate. Questo significa pianificare il proprio futuro finanziario, il che non può escludere una buona pianificazione previdenziale, ormai necessaria per mantenere un tenore di vita inalterato una volta in pensione.


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