24 gennaio 2023

Rapporto Assogestioni-Censis: italiani pronti a investire green (ma non da soli)

Pubblicato in: Financial Advise

Forse ci siamo, finalmente: oggi gli italiani percepiscono la sostenibilità ambientale e la lotta al riscaldamento climatico come fatti reali connessi alla responsabilità umana. Da ciò la convinzione secondo cui i combustibili fossili vanno assolutamente sostituiti. E, più in generale, l’idea che il ricorso a tecnologie, prodotti e servizi green avrà un effetto positivo sull’economia, con l’espansione dell’occupazione e la creazione di lavoro di qualità.
Questo è quanto è emerso dall’ultima edizione del Rapporto Annuale Assogestioni-Censis, che registra un grosso passo in avanti nell’investire green. Se infatti le precedenti edizioni avevano registrato una certa confusione tra i risparmiatori sui temi green e una certa, conseguente, diffidenza, stavolta le idee appaiono più chiare. Quantomeno, a proposito dell’urgenza di fare qualcosa.
A ostacolare la piena comprensione di cosa siano gli investimenti green e l’ESG è ancora la compresenza di una varietà di definizioni, a volte perfino in contrasto tra loro. E la confusione finora non ha incoraggiato l’assunzione di decisioni d’investimento. Oggi però il green attira decisamente di più che in passato. E per far fronte alla confusione e alla diffidenza, la soluzione proposta dagli investitori è duplice: da una parte un ente certificatore; dall’altra, l’assistenza di una buona consulenza finanziaria. Ma procediamo per gradi.


Investire nel green? L’interesse c’è, a dispetto della confusione

La confusione su ciò che è o non è ESG non si è del tutto dissolta. Tuttavia, il 57,4% dei risparmiatori si dice favorevole a investire in prodotti finanziari e imprese sostenibili: più favorevoli i redditi alti, i laureati, i residenti nel Nord-Ovest e i giovani.


Merito, appunto, della maggiore consapevolezza dell’urgenza del tema. Ma anche l’inflazione e il suo effetto erosivo sul potere d’acquisto del contante stanno giocando un ruolo in questo cambio di stato d’animo, convincendo finalmente i risparmiatori a investire i soldi accantonati.

In ogni caso, come si legge nella nota sintetica del Rapporto , “l’investimento green oggi è entrato a far parte della costellazione delle opportunità di allocazione del risparmio prese in considerazione dagli italiani, con un salto di qualità rispetto alla mancanza di conoscenza e alla elevata diffidenza di qualche anno fa”.


Enti di certificazione a tutela degli investitori

Quindi ok, la consapevolezza sull’investire in green economy c’è. Ma, come accennato, persiste ancora un po’ di confusione su che cosa è effettivamente green e cosa invece non lo è. Per non parlare dell’ESG. Ai risparmiatori servirebbe un intermediario di riconosciuta terzietà, “in grado di garantire che i settori, i progetti, le imprese su cui eventualmente investiranno siano realmente rispettosi della sostenibilità ambientale e non una versione del tanto deprecato green washing” .
Dalla nota sintetica si apprende quindi che “l’89,8% degli italiani ritiene che sarebbe importante l’intervento di istituzioni o enti certificatori terzi che garantiscano che gli investimenti green siano esattamente quel che dichiarano di essere e che agiscano secondo i criteri annunciati” .


Allo stato attuale si continua a percepire un alone di ambiguità dovuto all’assenza di tassonomie e metriche comuni, facilmente comprensibili e riconoscibili. Gli sforzi, anche da parte dell’Unione Europea, di far dissolvere i dubbi non hanno ancora pienamente raggiunto il loro obiettivo. Non solo: sulla percezione collettiva pesa anche la scoperta che molte iniziative green, in alcuni casi lanciate da grandi brand e con ampia copertura mediatica, si sono rivelate operazioni di green washing, in quanto tali prive di reali implicazioni.
La presenza di enti terzi o anche di enti certificatori è vista dagli italiani come una soluzione molto concreta per tutelarsi da “chi ci fa, ma non ci è” e per verificare la reale conformità ai criteri di sostenibilità ambientale richiesta da chi investe.


Il ruolo ineludibile della buona consulenza (anche negli investimenti green)

Le opportunità di investimento green stimolano interesse e curiosità ma, appunto, lasciano ancora in parte confusi e perplessi. Un “vorrei ma non posso” che è diretta conseguenza del “so di non sapere”. Come se ne esce? Il 57,5% dei risparmiatori dà una risposta molto chiara e puntuale: con l’assistenza di un consulente finanziario che li affianchi nella selezione degli investimenti in imprese, settori e progetti al servizio di un’economia più sostenibile.
Insomma: in questo momento storico complicato, il bisogno espresso dagli italiani di essere affiancati dai consulenti finanziari nelle decisioni relative all’allocazione del risparmio si fa ancora più forte quando si parla di investire green. Perché il green è finalmente percepito come una priorità, ma gli investitori vogliono andare a colpo sicuro ed evitare le trappole di chi si pubblicizza green e, in realtà, lo è poco o niente.


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