28 marzo 2023

Risparmio gestito? Capace di superare la fase critica

Pubblicato in: Financial Advise

I risultati finanziari dei principali attori bancari italiani hanno mostrato, nel 2022, una storica inversione di tendenza nelle fonti di ricavo, con una crescita del margine d’interesse (+19% per le maggiori cinque banche) ma risultati meno esaltanti sul fronte delle commissioni. Il risparmio gestito ha dovuto affrontare numerose sfide nel corso del 2022, con un calo simultaneo di azioni e obbligazioni, con pochi ripari anche in termini di settori (solo i titoli energetici hanno regalato soddisfazioni).
Considerando il bilancio di fine anno, però, il risparmio gestito italiano ha retto molto meglio di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, dopo il trauma dell’invasione russa dell’Ucraina.


Risparmi gestiti: raccolta positiva per quasi 20 miliardi nell’intero 2022 

Secondo i dati di Assogestioni, la raccolta netta nell’intero 2022 è stata positiva per 19,8 miliardi di euro. L’effetto-mercato avverso, tuttavia, ha ridotto di oltre il 14% le masse gestite nell’ultimo anno, da 2.582 a 2.215 miliardi a fine dicembre. Gli investitori italiani hanno incassato il colpo, ma hanno deciso di non abbandonare la nave.

È questa una delle considerazioni fondamentali che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha condiviso nel corso dell’ultimo convegno Assiom Forex, agli inizi di febbraio.
“Nel comparto della gestione del risparmio il rilevante aggiustamento dei prezzi delle attività finanziarie avvenuto a seguito dello scoppio della guerra e del rialzo dei tassi di interesse, pur riducendo la redditività dei fondi comuni italiani, è stato assorbito in modo ordinato senza dar luogo a forti disinvestimenti”, ha affermato Visco. “La raccolta netta”, ha proseguito, “si è mantenuta stabile, mentre nel resto dell’Europa è diminuita. Coerentemente con il rialzo dei tassi di interesse, si sono registrati deflussi dal comparto dei fondi obbligazionari, compensati da un aumento degli investimenti in quelli azionari”.


Afflussi netti a livello europeo per quasi tutte le categorie di fondi

I deflussi dai fondi obbligazionari sono coincisi con il 2022 difficile dei bond, ma la tendenza si è invertita in questo inizio di 2023, con un crescente appetito per il rischio nel segmento high yield – stando alla più recente fotografia dei flussi retail in Europa scattata da Bank of America. Per la verità, quasi tutte le categorie di fondi hanno registrato afflussi netti a livello europeo, dai monetari agli azionari fino ai fondi focalizzati in materie prime.

Segnali che fanno ben sperare, anche se una buona parte degli economisti non crede che il rally di mercato possa mantenere il passo in vista dell’impatto ritardato dell’aumento dei tassi sull’economia. Sono avvertimenti che lo stesso Visco non ha risparmiato.
Le prospettive della raccolta sono incerte, ha dichiarato, e “il perdurare del rischio di ulteriori repentini aggiustamenti dei prezzi delle attività finanziarie induce a investire in strumenti più sicuri che, viste le mutate condizioni di mercato, offrono comunque rendimenti soddisfacenti”.
Sono così tornati in auge i grandi classici del portafoglio italiano, i BTp, come ha notato Visco. “Ai già citati deflussi di depositi bancari si sono quindi accompagnati ingenti investimenti in titoli di Stato da parte delle famiglie”.


La tenuta dei fondi aperti italiani e i dubbi sugli alternativi 

In ogni caso, oggi i fondi aperti italiani appaiono in generale nelle condizioni di poter fronteggiare i rischi di nuove correzioni. Vale anche per i fondi alternativi italiani? Questi fondi, la cui diffusione nei portafogli degli italiani ha raggiunto i 100 miliardi di euro, non daranno problemi di deflussi alle società di gestione, data l’architettura chiusa nel sistema nel nostro Paese.
Non si verificheranno quindi situazioni comparabili a quelle osservate per i REIT oltreoceano (come nel caso Blackstone). Questo però non significa che non possano presentarsi problemi sottotraccia, in particolare nel segmento dei fondi immobiliari, che investono in un settore specifico in un contesto di tassi elevati e di domanda debole per i mutui ipotecari.

Con il tipico ritardo dei mercati privati, il conto di un investimento che non va come sperato arriva all’investitore senza che possa intervenire strada facendo. “I fondi immobiliari”, ha detto Visco, “hanno un indebitamento relativamente elevato, prevalentemente nei confronti delle banche, caratteristica che li rende più di altri una potenziale fonte di contagio”. Per questo la Banca d’Italia ha avviato “approfondimenti specifici per valutare la stabilità dei singoli intermediari”.


Prodotti di risparmio gestito? Investire con l’ausilio di una consulenza professionale

Quando si parla di stime, proiezioni e prospettive economiche e di mercato, ci si deve sempre porre una domanda: reggeranno alla prova dei fatti? Vanno quindi certamente tenute in conto, ma senza perdere di vista il fatto che l’evoluzione dei numeri e degli eventi potrebbe anche sorprendere in positivo (spesso e volentieri, in passato, lo ha fatto).

Certamente, le riflessioni di un’autorità come la Banca d’Italia meritano di essere seguite e ascoltate con grande attenzione. L’affiancamento di una consulenza professionale può però aiutare l’investitore ad approfondirle e a metterle nella giusta prospettiva, traendone eventualmente spunti interessanti per le proprie scelte d’investimento, sempre alla luce della singola situazione specifica. E, in ogni caso, senza cedere all’emotività.


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