Attenzione all’overconfidence di chi fa previsioni
Potremmo quasi dire: l’insidia delle previsioni. Chi le fa, infatti, coglie sempre nel segno? No, in realtà. Ce lo conferma un recente articolo a cura dell’economista Marco Del Negro, apparso sul blog “Liberty Street Economics”, che presenta approfondimenti e analisi di economisti della Fed di New York . Il pezzo riassume una ricerca secondo la quale, per farla breve, chi formula previsioni economiche è piuttosto accurato quando si tratta di prevedere la direzione dei dati nel breve periodo, ma pecca di eccessiva fiducia nella sua capacità di vedere in anticipo come sarà il mondo a uno o due anni di distanza.
Domanda agli esperti: “Quanto rischiano di rivelarsi sbagliate le tue previsioni?”
Le implicazioni di questo dato sono molto interessanti: ci dicono infatti che persino per chi è specializzato nell’offrire proiezioni economiche prodotte con rigore e metodo è facile peccare di troppa fiducia e sottovalutare quanto le condizioni di fondo possano modificarsi su periodi di tempo più lunghi. Del Negro ha preso in esame l’indagine della Fed di Filadelfia su quanti fanno previsioni per professione (i cosiddetti “previsori professionali”), un’indagine che ricomprende un arco temporale abbastanza ampio, che va dal 1982 al 2022. L’economista ha analizzato il grado di fiducia dei previsori (misurato in termini di probabilità di assistere a esiti significativamente diversi rispetto alle previsioni) nelle loro stime su crescita e inflazione.
In altre parole, non ha semplicemente valutato l’accuratezza o l’inaccuratezza dei previsori, ma, oltre a questo, ha analizzato la presenza di bande di errore adeguatamente ampie intorno alle loro previsioni: insomma, non verificare se i previsori abbiano avuto ragione o meno, ma se abbiano peccato di eccessiva fiducia nei loro pronostici. Un po’ come se avesse chiesto loro: quanto credi che possano rivelarsi errate queste tue previsioni? Ebbene, ecco cos’è venuto fuori.
Troppa cautela nelle previsioni a breve, fiducia eccessiva in quelle a medio termine
Nel dettaglio, è in pratica emerso che:
• su un orizzonte temporale inferiore all’anno, i previsori sovrastimano l’incertezza e attribuiscono alle loro proiezioni probabilità di errore fin troppo alte;
• su un orizzonte più lungo, tra uno e due anni, le probabilità di errore assegnate ai loro pronostici sono invece troppo basse.
E non vale soltanto per gli scenari finanziari, naturalmente. Vale anche per quelli politici e geopolitici. Un esempio di attualità in ambito politico: le probabilità di prevedere in modo corretto come si risolverà il confronto elettorale statunitense tra il candidato Repubblicano Donald Trump e la candidata Democratica Kamala Harris alle elezioni di novembre sono ragionevolmente buone, ma se si chiedesse a un “previsore professionale” qual è il margine di errore della sua previsione, verosimilmente sarebbe molto prudente nel rispondere, indicando un margine medio-alto; tutt’altra faccenda è formulare previsioni sul panorama politico nel 2028. Chi ne producesse oggi, avrebbe alte probabilità di prendere una cantonata. Ma il margine di errore indicato in questo caso potrebbe rivelarsi molto ottimistico.
Si fa presto a dire “previsione”: ma sul mercato azionario spesso si sbaglia
Più in generale, una conferma sulla difficoltà di fare previsioni ce la offre un’altra indagine abbastanza recente, a cura di Morningstar , che compara il ritorno totale annualizzato dell’indice azionario S&P 500 negli ultimi 10 anni con le previsioni fatte due lustri fa. Dall’analisi vien fuori che i maggiori esperti hanno sottostimato le potenzialità del mercato.
Morale della favola: bisogna esser pronti a rivedere le proprie previsioni
Insomma, l’economista Marco Del Negro ci dice che nel breve termine i previsori sono un po’ più bravi di quanto credono, mentre se l’orizzonte si allunga la bravura si riduce. Ma gli esperti non se ne rendono conto.
Bando alle previsioni, dunque? No: le previsioni vanno fatte – altrimenti, come stabilire come muoversi e cosa ragionevolmente aspettarsi? – ma restando sempre pronti a mettersi in discussione e ad aggiornarle all’occorrenza, alla luce degli sviluppi.