10 settembre 2024

Corsi e ricorsi di Jackson Hole

Pubblicato in: Economia & Mercati

Dalla grande crisi finanziaria del 2008 in poi, Jackson Hole è diventata una delle capitali dell’economia mondiale: da qui si tracciano le nuove traiettorie dei mercati. Anche quest’anno, dopo un’estate turbolenta, Jackson Hole ha regalato buone indicazioni.


Le parole del presidente Fed Jerome Powell

“È arrivato il momento per adeguare la politica (monetaria, nda). La direzione del viaggio è chiara e la tempistica e il passo dei tagli dei tassi dipenderanno dai dati in arrivo, dall’outlook in evoluzione e dall’equilibrio dei rischi.
Con un appropriato venir meno della politica restrittiva, ci sono buoni motivi per ritenere che l’economia tornerà a un’inflazione al 2%, mentre si mantiene un mercato del lavoro forte. Il livello attuale dei tassi ci dà ampio spazio per rispondere a ogni rischio che potremmo affrontare, incluso quello di un indebolimento del mercato del lavoro”.
Queste parole di speranza, che sul finire dell’estate sembrano segnare l’inizio di una nuova bella stagione per l’economia, sono state pronunciate venerdì 23 agosto dal presidente della Federal Reserve Jerome Powell nell’ambito dell’annuale simposio di Jackson Hole (Wyoming, USA).
Una sferzata interpretata dagli investitori come la fine dell’inverno sui tassi. Le restrizioni, gli aumenti, la severità ora devono lasciare il passo alla generosità, a una manica più larga e a una maggiore indulgenza.


Una data da segnare in tutte le agende economiche

Così, almeno, ha voluto recepirlo Wall Street, che ha immediatamente lanciato la “corsa dei tori” terminando la seduta con un rialzo superiore all’1%. Il balzo ha totalmente cancellato le incertezze della vigilia e, soprattutto, ha allontanato gli incubi di un mese di agosto che nei primi giorni aveva suscitato più di una preoccupazione.
Anche per questo tipo di anticipazioni e dichiarazioni, il simposio è diventato una data fondamentale da segnare in tutte le agende economiche. Ma Jackson Hole non è sempre stato un punto di riferimento così rilevante: la cittadina ai piedi dei Monti Teton, nel Wyoming, era nota solo per ospitare una tappa della Coppa del Mondo di sci e per un festival cinematografico.
È dal 2008, con la grande crisi finanziaria mondiale, e in particolare dal 2010, con le brillanti iniziative dell’allora presidente Fed Ben Bernanke, che è diventata quasi un luogo di culto.


Da Jackson Hole, nel 2010, lo slancio a dieci anni di “toro”

Nel 2008, poco prima del fallimento della Lehman Brothers e dopo il salvataggio della Bear Sterns, Bernanke sottolinea la lentezza delle misure per arginare i rischi sistemici e l’assenza di un coordinamento globale per affrontarli.
Ma è il 2010 l’anno che fa di questo luogo una delle capitali dell’economia mondiale, perché proprio da qui sempre Bernanke, con queste parole, manda in visibilio Wall Street: “Il problema in questa fase non è se abbiamo gli strumenti per aiutare a sostenere l’attività economica, ma è proteggerci dalla disinflazione”. Da qui il lancio di un nuovo Quantitative Easing, lo strumento di ingegneria finanziaria che avrebbe dato lo slancio a dieci anni di “toro” sui mercati.
Non dobbiamo però fare confusione. Parole e azioni di Ben Bernanke arrivano dopo una gravissima crisi e una profonda recessione, che non potevano non spingere all’azione: numerosi tagli, da allora, hanno portato il livello dei tassi di interesse da una quota superiore al 5% fino allo zero .
Oggi, le intenzioni di Jerome Powell consistono nella promessa di qualche taglio, in un contesto economico tuttora soddisfacente.


Il quadro economico al momento rimane solido

Abbiamo vissuto un’estate ad alta volatilità, con ribassi generalizzati superiori al 10%, culminata lunedì 5 agosto con il -12% del Nikkei , che sarà ricordato come il "Black Monday" del Giappone. Dal giorno dopo, in punta di piedi, è cominciato il recupero, che ha trovato il suo apice nelle parole di Powell di venerdì 23 agosto. Per i media la salvezza è nei tagli, per la logica dei mercati è invece la forza dell’economia. Ricordiamoci sempre che una lunga sequenza di tagli spesso precede una recessione.
L’occhio ottimista può notare che questa volta Powell ha usato parole ben diverse da quelle del drammatico discorso del 2022. “Tassi più alti innescheranno difficoltà per famiglie e imprese, ma non agire comporterebbe conseguenze ancora più sgradevoli”: sembrava l’inizio di un inverno rigido, in verità si è rivelato un inverno mite. Un po’ come quelli che siamo abituati ad affrontare in queste stagioni ballerine.


La vera buona notizia è l’espansione dell’economia

Sono ben diverse anche rispetto a quelle del 2018 quando, in piena espansione economica, Powell disse: “vedo l’attuale percorso di un rialzo graduale dei tassi come l’approccio giusto per tenere seriamente conto di due rischi: procedere troppo rapidamente limiterebbe, senza che ce ne sia bisogno, l’espansione; muoversi troppo lentamente esporrebbe al rischio di un destabilizzante surriscaldamento”.
Oggi potremmo essere nel mezzo dei due episodi passati. Resta un fatto: i tassi bassi sono una notizia che può far piacere a tutti, ma l’economia che continua a espandersi, nella logica dei mercati, lo è sicuramente di più.


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