Meno liquidità e più investimenti, soprattutto azionari. Nel corso del 2024, l’approccio degli italiani al risparmio è parso più orientato ai mercati rispetto al passato: questo, almeno, è quanto emerge dai dati di due studi pubblicati di recente – l’ultimo Bollettino statistico della Consob da un lato e il sesto Rapporto Assogestioni-Censis dall’altro – secondo i quali il cambiamento è frutto dell’andamento favorevole dei listini azionari, sì, ma anche della percezione che la liquidità non sia più garanzia di sicurezza.
“La presenza di titoli di capitale delle società quotate o negoziate in Borsa a Milano ha registrato un'impennata del 20,8% rispetto al 2023”, si legge nel Bollettino Consob, che evidenzia anche un incremento robusto dei fondi di investimento. Complessivamente, alla fine dello scorso anno, il controvalore degli strumenti finanziari detenuti presso intermediari italiani ha raggiunto i 4.052 miliardi di euro, con un +3,4% su anno, beneficiando del traino offerto dal progresso degli OICR e dei titoli di capitale.
La liquidità sta passando di moda?
Forse, seppur molto cautamente, sì. In parte, il merito – se così si può chiamare – è del biennio di inflazione elevata, che ha contribuito a ridimensionare l’idea, a lungo scolpita nella mente dei risparmiatori italiani, dei soldi fermi come pilastro di tutela. Ma non solo.
Come accennato, a contribuire alla rinnovata attenzione verso strumenti come fondi e azioni sono stati:
• la performance positiva dei mercati azionari internazionali, soprattutto nel secondo semestre del 2024;
• la riduzione dei rendimenti reali dei titoli di Stato e degli strumenti obbligazionari, legata all’allentamento delle politiche restrittive delle banche centrali;
• un rinnovato interesse degli investitori retail, incentivato anche da una maggiore offerta di strumenti digitali per l’investimento diretto in azioni.
Nel dettaglio, rileva il rapporto Assogestioni-Censis, oggi il 46,9% dei risparmiatori investe in strumenti finanziari, mentre il 29,3% si dice intenzionato a farlo in futuro e solo il 23,8% preferisce tenere i risparmi sotto forma di liquidità.
Si rafforza il focus sul lungo termine e sugli obiettivi
Anche l’orizzonte temporale di chi investe si sta allineando, progressivamente, a un approccio orientato al lungo periodo: si riscontra infatti un aumento di chi effettua investimenti di durata pari ad almeno cinque anni, dal 47,9% del 2022 al 60% del 2025.
Un altro dato positivo evidenziato dall’ampio studio è la maggiore consapevolezza, da parte degli italiani, dell’importanza di investire per raggiungere un determinato obiettivo. Alla finalità precauzionale del risparmio sembra infatti tornare ad affiancarsi quella progettuale: per l’82,8% degli italiani, il risparmio è ciò che permette di realizzare sogni e progetti di vita.
In linea con questa visione:
• il 79,5% dei risparmiatori investe per costruirsi un futuro più sereno (vecchiaia, salute, futuro di figli o nipoti);
• il 64,8% per finanziare acquisti importanti (casa di proprietà per sé o figli, auto, e via dicendo).
Allo stesso tempo, come prevedibile, la situazione di incertezza che aleggia sui mercati finanziari – e non solo – ha un suo peso anche sui risparmiatori italiani, con l’88,1% che ammette di essere ancor più cauto rispetto al passato nella gestione dei propri soldi.
Investitore-consulente: un legame che dà frutti
Infine, merita una riflessione il capitolo legato al rapporto degli italiani con il consulente finanziario. Stando al report Assogestioni-Censis, il 29,2% di chi investe si rivolge a un consulente finanziario, mentre il 23,6% lo fa tramite la banca, il 18% in autonomia, il 13% tramite banca e consulente e il 7% da solo e anche con consulente. Quello che salta all’occhio maggiormente, tuttavia, è la durata del rapporto di fiducia che si instaura con il professionista: il 18,6% ha un legame da meno di tre anni, il 34,4% dai tre ai cinque anni, il 19,7% dai sei ai dieci anni e il 27,3% addirittura da più di 10 anni.
La figura del consulente si conferma dunque di fondamentale importanza per avvicinare i risparmiatori al mondo degli investimenti. Nel contesto attuale, poi, l’esposizione all’azionario richiede una rinnovata attenzione all’educazione finanziaria, per aiutare i clienti a comprendere a fondo i rischi – ma anche e soprattutto i vantaggi – dell’avere la giusta dose di equity in portafoglio. Alla luce, come sempre, del profilo e dei bisogni di ognuno, e nell’ottica di un’adeguata diversificazione.
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