06 giugno 2022

Arrivano i Pepp in Italia: cosa sono e come funzionano

Pubblicato in: Vademecum

I Prodotti pensionistici individuali paneuropei – nuovi strumenti di previdenza complementare che dovrebbero essere validi per tutta la Comunità Europea - sono in dirittura d’arrivo in Italia. Lo scorso 5 maggio il Consiglio dei Ministri ha approvato, in via preliminare, lo schema di decreto legislativo per l’attuazione del regolamento Ue 2019/1238, entrato in vigore a sua volta il 22 marzo e relativo proprio all’introduzione dei Pepp nel sistema previdenziale nazionale. Insomma, mancano ormai davvero pochi step e poi, finalmente, i Pepp potranno prendere forma.

Ma cosa sono i Pepp? Nati nel 2017 su proposta della Commissione europea, sono fondi pensione individuali che andranno ad affiancarsi ai fondi pensione aperti, ai fondi pensione negoziali e ai piani individuali pensionistici. Con alcune particolarità.


Un prodotto che va oltre i confini nazionali

Tanto per cominciare, avranno un respiro più ampio, allargato all’intera Ue: in un mondo sempre più globalizzato, in cui anche i trasferimenti all’estero per lavoro sono molto più frequenti che in passato. L’idea è quella di offrire strumenti di previdenza complementare in grado di superare i confini nazionali. In altre parole, chi sottoscrive un Pepp può continuare ad accumulare contributi nello stesso prodotto anche se cambia residenza e si trasferisce in un altro Paese dell’Unione europea.

Per farlo, l’idea è quella di prevedere un sistema di sotto-conti, ovvero di sezioni nazionali che rispettano i requisiti e le condizioni previste dallo Stato membro di riferimento. I Pepp prevedono inoltre, nella versione base, un tetto massimo ai costi pari all’1% del capitale accumulato su base annua, la protezione sul capitale investito e la possibilità di cambiare fornitore ogni cinque anni. Infine, le prestazioni pensionistiche Pepp potranno essere erogate anche in forma di capitale in un’unica soluzione.

Un’impostazione che riflette il principio di massima flessibilità, che “dovrebbe essere introdotto anche per le forme pensionistiche complementari disciplinate dal decreto legislativo 252/2005, superando le attuali restrizioni”, osserva Arianna Immacolato, direttore Fisco e Previdenza di Assogestioni.


Niente Tfr nei Pepp pensione

A differenza dei fondi pensione integrativi, però, sui Pepp non sarà possibile versare il Tfr. Si tratta quindi di un prodotto aggiuntivo rispetto alle forme pensionistiche ad adesione individuale, senza incidere sugli schemi pensionistici nazionali, obbligatori, aziendali o professionali. E potrà essere offerto da compagnie assicurative, banche, fondi pensione professionali, società d’investimento e gestori patrimoniali.

L’introduzione dei Pepp pensione dovrebbe rilanciare – in Italia e in Europa – il mercato della previdenza complementare. Stando a uno studio condotto dalla Commissione europea, entro il 2030 i prodotti pensionistici individuali in Europa potrebbero arrivare a valere 2.100 miliardi di euro. 700 miliardi in più rispetto ai 1.400 miliardi previsti alla stessa data in uno scenario senza i Prodotti pensionistici individuali paneuropei.  

L’auspicio della Commissione, però, è che ai nuovi prodotti paneuropei siano riconosciuti gli stessi sgravi fiscali concessi ai prodotti pensionistici individuali nazionali. E l’orientamento del governo italiano va proprio in questa direzione.

Inoltre, rileva ancora Immacolato, “considerato che il regime fiscale delle forme di previdenza complementare non è armonizzato tra i vari Paesi, è importante che al sotto-conto nazionale dell’investitore si applichi il medesimo regime fiscale, a prescindere dallo Stato in cui è istituito il fornitore”.


Pepp in Italia? Verso il 2023

Quando vedremo effettivamente i Pepp in Italia? Nel momento in cui scriviamo, diversi Paesi europei devono ancora completare il quadro normativo e nessun prodotto è ancora stato registrato presso l’apposito elenco tenuto dall’Eiopa, l’Autorità di vigilanza.

Il progetto Pepp è un rispettabile tentativo di armonizzare il risparmio previdenziale individuale in Europa, introducendo un nuovo prodotto verso cui vi sia una graduale, progressiva convergenza di operatori e aderenti”, ha commentato Luigi Di Falco, Head of life and pensions di Ania.

Trattandosi di una modalità di offerta articolata, che implica capacità di gestire posizioni previdenziali in più Paesi e con un target di clientela propenso alla mobilità professionale all’interno dell’Unione, riteniamo che lo sviluppo dei Pepp sarà piuttosto graduale e potrà prendere piede nel medio-lungo termine”.


NOTA DI REDAZIONE: gli argomenti e i grafici sono frutto di elaborazione interna.
 
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