10 febbraio 2019

Previdenza, cosa sapere per arrivare preparati al momento della pensione

Pubblicato in: Financial Advise

Quello della pensione è un tema che tocca molto da vicino tutti i lavoratori e non è un caso che le campagne elettorali dei vari partiti – non importa di quale colore politico – tendano sempre a sbandierare qualche riforma del sistema previdenziale per accaparrare voti.


Non fa eccezione l’attuale governo giallo-verde che, mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale, ha appena introdotto la ormai famigerata “Quota 100”, che se non altro ha il merito di aver riportato il tema previdenziale al centro del dibattito. Sì perché, al di là dell’interessarsi e infervorarsi per le iniziative politiche in atto, mediamente gli italiani non pensano abbastanza al momento in cui andranno in pensione: ancorati a un passato in cui l’intera faccenda era delegata all’INPS, i lavoratori hanno in genere un atteggiamento piuttosto passivo nei confronti dei contributi previdenziali. Ma dimenticano che negli ultimi anni la situazione è cambiata profondamente, e che ora è più che mai necessario farsi carico in prima persona del proprio futuro, risparmiando in vista del momento in cui si lascerà il mondo del lavoro. Ecco perché, per un buon consulente finanziario, è importante spingere sul tema della previdenza complementare con i propri clienti.



La responsabilità ora è del singolo contribuente
Mettendo per un attimo da parte gli interventi dei governi di turno, infatti, lo scenario di fondo è dettato da dinamiche socio-demografiche difficili da controllare – e non è affatto roseo: con l’invecchiamento della popolazione e il cambiamento del mercato del lavoro – con contratti molto più flessibili e meno probabilità rispetto al passato di trovare un “posto fisso” per la vita – aumenta il numero dei pensionati, mentre intanto diminuiscono i lavoratori che versano i contributi.
Un trend inarrestabile che pesa sulle casse dell’INPS, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, e degli enti previdenziali di categoria: tanto che questi istituti rischiano di non riuscire più a garantire ai pensionati un tenore di vita assimilabile a quello avuto in età lavorativa.



Tasso di sostituzione: che cos’è e a cosa serve?
Si tratta del rapporto tra l’importo dell’assegno previdenziale e quello dell’ultimo stipendio percepito prima di andare in pensione: espresso in percentuale, ci dà una misura di quanto le nostre entrate pensionistiche si avvicinano a quelle a cui eravamo abituati in età lavorativa – e ci dice quindi se e quanto dovremo adeguare il nostro tenore di vita. Più il valore del tasso di sostituzione è alto, più il nostro assegno previdenziale sarà simile alla nostra ultima retribuzione lavorativa.



E se il valore è troppo basso?
È il rischio che si corre affidandosi esclusivamente alla previdenza obbligatoria. Per tutelarsi si può optare per una forma di previdenza complementare. Esistono diverse opzioni: ricordiamole brevemente.



Fondi pensione “chiusi” di categoria o aziendali
Costituiscono il cosiddetto “secondo pilastro” della previdenza e sono anche conosciuti anche come “fondi negoziali”. Frutto di accordi tra le organizzazioni sindacali e quelle imprenditoriali, sono destinati esclusivamente ai lavoratori determinati settori, aziende o categorie (ecco perché si chiamano fondi “chiusi”). Uno dei maggiori vantaggi è costituito dal fatto che sia il datore di lavoro sia il lavoratore versano mensilmente dei contributi. I dipendenti possono destinarvi il TFR (Trattamento di Fine Rapporto).



Fondi pensione aperti e PIP (Piano Individuale Pensionistico)
Costituiscono il cosiddetto “terzo pilastro” e si rivolgono a tutti i lavoratori, dipendenti o autonomi che siano – in pratica, vi può accedere chi non ha disposizione un fondo pensione chiuso. I fondi pensione aperti sono distribuiti da banche e società finanziarie, mentre i PIP sono venduti da compagnie di assicurazione.



Piani di risparmio personale
In alternativa si può pensare di creare autonomamente un portafoglio d’investimento con l’obiettivo di accantonare regolarmente una cifra con il preciso scopo di costruire un capitale per quando si andrà in pensione. Si può fare tramite obbligazioni, ETF, fondi comuni d’investimento, azioni, sottoscrivibili anche attraverso Piani d’Accumulo (PAC).


NOTA DI REDAZIONE : gli argomenti, le immagini e i grafici sono frutto di elaborazione interna.

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