Novembre conferma l'ingiusta reputazione del mese di ottobre
“Ottobre. Questo è uno dei mesi specialmente pericolosi per giocare in Borsa. Gli altri sono luglio, gennaio, settembre, aprile, novembre, maggio, marzo, giugno, dicembre, agosto e febbraio”. Con il suo sarcasmo, Mark Twain ha anticipato la tendenza emersa nel Novecento di ritenere negativo per le Borse proprio il mese di ottobre.
Dopotutto:
• era l’ottobre del 1907 quando la United Copper Company fallì e mise in crisi le banche regionali USA (fu la prima crisi del secolo);
• era in ottobre anche il giorno del big crash a Wall Street del 1929, oggi per tutti “il Martedì Nero";
• era ottobre anche nel 1987, quando per motivi tuttora sconosciuti il Dow Jones crollò chiudendo la giornata con una perdita percentuale storica (-22%) , in quello che poi è passato alla storia come il “Black Monday”;
• infine, era ottobre anche nel 2008 quando, dopo il fallimento della Lehman Brothers, nelle Borse di tutto il mondo fu il panico.
Ma attenzione: ottobre non è sempre stato un mese di rischio. Al contrario, spesso ha anche rappresentato l’occasione giusta per entrare sul mercato a prezzi favorevoli e cavalcare il mercato Toro nascente.
• Nel 1998, quando il fondo LTCM, uno tra i più grandi hedge fund, rischiava di fallire, è venuto al mondo Internet.
• Nel 2002, dopo la recessione USA e i gravi fatti dell’11 settembre, i numerosi tagli ai tassi dell’allora presidente Fed Alan Greenspan misero di nuovo in moto l’economia statunitense.
• Anche nel 2016, dopo il trauma del referendum Brexit e prima dell’incognita Trump, sembrava la fine del mondo ma era l’inizio di un nuovo Toro.
Le molte incognite dell’ottobre 2022
Forse, però, il caso più illuminante e sorprendente è stato quello dell’ottobre 2022. L’inizio del conflitto russo-ucraino aveva scatenato sui mercati un effetto domino impensabile fino a quel momento: il prezzo del gas era arrivato a superare sul TTF di Amsterdam i 300 euro/Mwh. La successiva tessera del domino a cadere fu quella dei prezzi al consumo.
L’energia è un elemento vitale per il nostro sistema economico, coinvolge tutto. I rialzi del gas (e in parte anche del petrolio) fecero scattare in tutti i settori una corsa ai rincari che dopo decenni risvegliò la variabile inflazione, la quale a sua volta determinò la caduta della tessera del domino dei tassi d’interesse.
Dopo anni di tassi favorevoli, le banche centrali furono costrette a un lungo e severo percorso di aumento, con tutte le conseguenze che questo ha potuto comportare. Poi, a fine settembre, irruppe il caso Liz Truss: il nuovo premier inglese annunciò un piano economico fiscale che i mercati bocciarono immediatamente, costringendo il cancelliere dello scacchiere Kwasi Kwarteng alle dimissioni.
Il 14 ottobre 2022, sui mercati circolò la voce che la Gran Bretagna fosse a rischio default. I mercati parvero preoccupati dalla pioggia di cattive notizie. In realtà, oggi possiamo sintetizzare il motivo dei ribassi con questi numeri :
• il 9 novembre, Bloomberg riportava il valore della capitalizzazione di Amazon, passato dai 1.880 miliardi di dollari di inizio 2022 a 879 miliardi;
• Tesla aveva raggiunto il minimo dal 2020, calando del 69% rispetto a un anno prima;
• Microsoft e Google avevano perso 700 miliardi di dollari di capitalizzazione;
• Meta, la casa madre di Facebook, era giù di 600 miliardi di dollari.
Ombre sulle FAANG nell’autunno del 2022
Per le FAANG (acronimo di Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google) e per tutta la Silicon Valley, il 2022 fu l’“annus horribilis” per via del calo degli utili, della paura per la recessione e dei 100mila posti di lavoro tagliati. Insomma, le aziende che avevamo conosciuto per la capacità di crescita che credevamo infinita, improvvisamente si scoprirono non immuni al ciclo economico.
In questa cacofonia di cattive notizie si inserì l’Italia, con le dimissioni del governo Draghi, le elezioni anticipate e, a ottobre, l’insediamento del governo Meloni. La stampa internazionale paventò una crisi da spread. Nel 2023, poi, si è scoperto che non c’era alcuna recessione. Che, anzi, l’economia, soprattutto negli Stati Uniti, era in corsa.
Le quotazioni del gas sono rientrate a prezzi più moderati, e con esse l’inflazione. Ha preso l’avvio una riflessione sui tassi di interesse. Ma, soprattutto, sono tornati i profitti nella Silicon Valley e in tutte le aziende del mondo, e a ciò si è aggiunta la spinta dell’Intelligenza Artificiale.
Il vero ruolo dell’ottobre del 2022
In quell’ottobre del 2022, che sembrava da tregenda, si è creata la grande occasione di ripresa. Le Borse, insomma, avevano esagerato in pessimismo. Due anni dopo, nell’ottobre 2024, abbiamo festeggiato i due anni di mercato Toro.
Le Borse sono sui massimi, anche se dalle principali società emergono numeri non più così brillanti e rispetto all’atteso effetto “wow” le trimestrali un po’ deludono. C’è poi un tema di CAPEX, ossia di investimenti capitalizzati di lungo periodo (che pro quota vengono ammortizzati nel conto economico). Per le Big Tech, sono gli investimenti che si possono definire strutturali e che serviranno a sviluppare l’Intelligenza Artificiale. Spese che nel breve ridurranno gli utili, ma che nel lungo termine dovrebbero invece incrementare i profitti.
A differenza di due anni fa, i prezzi oggi scontano forse un eccesso di ottimismo, con una visione del mondo che nel breve si presenta molto più incerta e ricca di insidie. Ma Mark Twain diceva anche: “ho vissuto cose terribili nella mia vita, alcune delle quali sono realmente accadute”. Spesso gli investitori immaginano il peggio. Poi, però, non accade nulla. O comunque, molto meno di quello che s’erano prefigurati.