
L'opinione del Family Banker: Nuove prospettive
L’11 luglio del 2016, con il rendimento del TBond a 30 anni che ha toccato il minimo al 2,088%, è iniziata una nuova era: quella in cui non esiste più il rendimento sicuro, e per trovare alfa occorre alzare l’asticella del rischio. È stato proprio questo l’evento più importante dell’anno sui mercati finanziari, stando al capo delle strategie di Bank of America ML, Michael Harnett.
Sui mercati è successo di tutto...
Andiamo allora a ripercorrere il 2016 dei mercati, sia sul fronte delle azioni, sia su quello delle obbligazioni, cercando di trarre qualche insegnamento dai numerosi avvenimenti che hanno caratterizzato gli ultimi dodici mesi: dalla Brexit all’elezione di Donald Trump, dalla crisi della Cina alla vittoria del No al referendum italiano.
Quel che balza subito agli occhi è che il 2016 ha smentito non solo le previsioni di quasi tutti gli analisti, gli economisti e i giornalisti, ma anche e soprattutto quelle dei catastrofisti, che si aspettavano un tracollo dei mercati a ogni piè sospinto.
... Ma le Borse non si sono scomposte più di tanto
I fatti ci raccontano che, con la Brexit, le economie di Gran Bretagna e Europa non sono collassate, che con la vittoria di Trump non è crollata Wall Street e che non c’è stata una fuga generale dagli USA. Inoltre, con la vittoria del NO al referendum costituzionale italiano dello scorso 4 dicembre, le banche della Penisola non sono fallite. Al contrario: in tutto quel che è successo, complessivamente, le Borse non hanno fatto altro che salire.
Infatti, dopo un inizio 2016 difficile e volatile, i listini mondiali, lentamente ma con una regolarità “classica” da investimento di lungo termine, hanno recuperato le perdite iniziali, per arrivare addirittura a concludere l’anno in positivo. Alla fine l’altalena dei mercati si è rivelata per quello che è sempre stata: una fisiologica correzione. Del resto, le cadute, anche fragorose, sono una caratteristica distintiva dei mercati azionari. Questa tipologia di investimento è sicuramente tra le più rischiose ma, come ha dimostrato ancora una volta il 2016, potrebbe offrire la maggiore possibilità di rendimento sul lungo termine.
E il reddito fisso?
Per quanto riguarda il mondo obbligazionario, riteniamo che troppi allarmismi sull’aumento dei tassi d’interesse da parte della FED non siano giustificati.
Quando i tassi d’interesse sono saliti per la prima volta dopo sette anni a dicembre 2015, gli investitori si sono dovuti svegliare, come detto, da un sogno di guadagno facile. Ma tutto è rientrato in poco tempo, tanto che il secondo rialzo, a fine 2016, non ha provocato reazioni.
Tassi che salgono, soprattutto da livelli zero, sono in realtà un’ottima notizia, perché indicano che l’economia migliora, che un po’ d’inflazione torna e, soprattutto, che le banche centrali ricaricano i granai, in modo da essere pronte a fronteggiare un’eventuale nuova crisi.
La notizia è meno positiva per i possessori di titoli di Stato, che fino a oggi si sono affidati al mondo obbligazionario per avere un rendimento sicuro, con performance in costante aumento. Oggi il paradigma è cambiato, perché se i tassi d’interesse dovessero salire e trovarsi in una fase strutturale di inversione, il risultato sarebbe questo: tassi che salgono, prezzi che scendono, capitale investito che si riduce e rendimenti non convenienti ora, ma che lo saranno in tempi futuri.
La lezione del 2016
Qual è allora l’insegnamento che ci lascia l’anno appena trascorso? Comprendere che ogni grande correzione non è un pericolo, ma una nuova opportunità. Resta fondamentale un’avvertenza: valutare con il proprio consulente finanziario la propensione al rischio rispetto al proprio profilo d’investitore