04 novembre 2023

Ocse, ecco le novità emerse dal Forum su finanza sostenibile e investimenti

Pubblicato in: Vademecum

Accelerare l’azione politica per colmare il divario di credibilità”: è questo il titolo scelto dall’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, per la decima edizione del Forum sulla finanza sostenibile e gli investimenti green, andato in scena il 2 e il 3 ottobre.
Il titolo dice già molto dell’obiettivo della kermesse di quest’anno, che si è concentrata proprio sugli aspetti che rischiano di minare la credibilità della transizione energetica e su quelli che invece possono rafforzarla. Un contesto in cui le scelte di investimento del mondo finanziario sono determinanti, per questo è interessante capire ciò di cui si è discusso.


I rischi del greenwashing

Dalla transizione delle industrie ad alte emissioni agli impatti sulla biodiversità fino al finanziamento dell’energia pulita, il Forum ha organizzato una serie di incontri su tutto ciò che riguarda l’ambiente e la finanza. Quando si dice “colmare il divario di credibilità”, è stato spiegato, in testa si hanno soprattutto due rischi.
Il primo si chiama “greenwashing” ed è l’abitudine di dare un’immagine verde, sostenibile, a progetti che di sostenibile hanno ben poco, ma che anzi spesso si rivelano dannosi per l’ambiente. Queste pratiche, già piuttosto conosciute al grande pubblico, aumentano la sfiducia nel “green” e, di conseguenza, ritardano o deviano gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi climatici.
A questo proposito va infatti ricordato che, per contenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli precedenti la rivoluzione industriale, l’Accordo di Parigi del 2015 ha previsto la riduzione delle emissioni nette di gas serra del 45% entro il 2030 e il raggiungimento delle emissioni nette zero entro il 2050.


La trappola del carbonio

L’altro rischio messo in evidenza durante il Forum sulla finanza e gli investimenti green è quello del “carbon lock-in”, cui l’OCSE ha dedicato uno specifico report, presentato durante la kermesse e intitolato “Meccanismi per prevenire il carbon lock-in nella finanza di transizione”.
“Il carbon lock-in”, ha scritto l’OCSE nell’introduzione del report, “si verifica quando si continuano a utilizzare infrastrutture o beni ad alte emissioni nonostante la possibilità di sostituirli con alternative a basse emissioni, ritardando o impedendo così la transizione verso alternative a emissioni prossime o pari a zero.
La finanza di transizione, che si concentra sulla trasformazione dinamica e sulla decarbonizzazione di settori difficili da trasformare, affronta spesso la questione del carbon lock-in, in particolare in considerazione della fattibilità e dell’ammissibilità degli investimenti”.
L’obiettivo dell’OCSE è quello di promuovere discussioni sulle politiche e gli strumenti capaci di mobilitare efficacemente i flussi finanziari verso investimenti necessari per aumentare il benessere delle persone e del pianeta.
Per questo all’evento hanno partecipato tutti gli attori più importanti: ministri di varie nazioni, rappresentanti di banche centrali e autorità di regolamentazione dei mercati, operatori dei mercati finanziari, aziende, università, banche di sviluppo, enti del terzo settore. In totale, oltre 130 relatori e circa 2.000 partecipanti provenienti da 130 Paesi del mondo.


La finanza di transizione

Uno degli argomenti maggiormente affrontati è stato quello della cosiddetta “finanza di transizione”, cui l’OCSE ha dedicato una vera e propria guida presentata durante l’evento. A differenza della finanza verde, detta anche sostenibile, che si concentra sul sostegno di attività con impatti già minimi sull’ambiente, la cosiddetta “transition finance” punta a fornire strumenti di finanziamento alle industrie ad alte emissioni di carbonio.
Stiamo parlando, tanto per capirci, di settori come quello della produzione di energia elettrica alimentata da carbone, della siderurgia, dei cementifici, delle aziende chimiche, delle cartiere, del comparto edile, dell’aviazione .
Non si tratta certo di comparti a basso impatto ambientale. D’altra parte, se la decarbonizzazione deve essere realizzata fino in fondo, gli investitori non possono limitarsi a sostenere la finanza verde. Anzi. Per cambiare faccia all’economia è necessario che i capitali aiutino soprattutto i settori ad alta intensità di carbonio, così che anche questi possano raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette. Una tendenza che, stando allo spazio che le ha dedicato l’OCSE, dovrebbe aumentare nei prossimi anni.
Per questo anche gli investitori privati, con i consigli fondamentali degli esperti, devono restare aggiornati. Per non perdere occasioni importanti e riuscire a unire sostenibilità e ritorno dell'investimento.


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