Nella nuova corsa all’oro guidata dall’AI, a guadagnarci è Nvidia. Durerà?
Nella “nuova corsa all’oro”, dove il prezioso metallo giallo è rappresentato dall’Intelligenza Artificiale, a guadagnare, come sempre, sarà “colui che vende le pale”. Cioè – fuor di metafora – Nvidia, produttore dei chip che sono l’anima dell’AI. La storia offre significativi precedenti a riguardo.
La storia di Cisco insegna
La metafora sulla corsa all’oro e i venditori di pale fu usata prima dello scoppio della bolla Internet per descrivere il business di Cisco. Quando internet cominciò a diventare un mezzo di diffusione di massa, infatti, tra i molti cercatori d’oro che entravano in competizione (dalle tlc ai produttori di pc, dall’e-commerce ai provider), i sicuri vincitori erano i produttori di router.
Come Cisco, appunto, che nel 2000, allo scoppio della bolla internet, diventò l’azienda più grande al mondo. Oggi la stessa metafora viene usata per Nvidia, che di certo ha un potenziale interessante. Ma guai a farsi prendere dall’euforia.
L’ascesa dell’azienda californiana produttrice di chip si inserisce nell’ambito dell’euforia per i titoli tecnologici della Silicon Valley, che lo scorso anno hanno trainato Wall Street e che per le loro performance vengono chiamati i “Magnifici Sette”, dal titolo del ben noto film western. Nello specifico, in ordine alfabetico sono: Alphabet (capogruppo di Google), Amazon, Apple, Meta (capogruppo di Facebook), Microsoft, Nvidia e Tesla (per alcuni scalzata da Eli Lilly).
Dai minimi di ottobre del 2022 (ultima grande correzione) a fine 2023, i Magnifici 7 si sono rivalutati del +65%, contro il +35% dell’indice S&P500, e nel solo 2023 hanno aumentato le loro capitalizzazioni di 5 mila miliardi di dollari, arrivando a valere più di 12 mila miliardi .
Per capirci, ora valgono quanto il PIL di Germania, Giappone e India messi assieme, che sono la terza, la quarta e la quinta economia del mondo.
Le insidie di un’euforia incontrollata
Ora, però, l’euforia degli investitori si sta concentrando in particolar modo su Nvidia. Goldman Sachs l’ha definita “il titolo più importante sul Pianeta Terra” e Bernstein la descrive come “un’azienda che stampa denaro”. Classici titoli da prima pagina in grado di alimentare un’euforia che però potrebbe diventare pericolosa, se non controllata.
Anche il web contribuisce: è circolata una vignetta nella quale si vede un negozio che vende pale, e i clienti sono Meta, Microsoft e Google. È la rappresentazione della nuova corsa all’oro, nella quale a guadagnare saranno sicuramente i venditori di attrezzature. E infatti, nella vignetta il proprietario del negozio è Nvidia, perché produce i chip. I quali, come abbiamo detto, sono l’anima dell’Intelligenza Artificiale.
Cosa succederà, una volta superata la fase di euforia?
Venticinque anni fa, Cisco ha superato la bolla e ha continuato a crescere, dagli utili di 0,30 cent per azione del 1999 ai 2,82 dollari del 2022, ma il suo prezzo di Borsa non ha mai rivisto i massimi toccati nel suo momento d’oro, proprio perché quel prezzo rappresentava un eccesso.
Nvidia non sembra essere ancora su quei livelli, anche perché l’azienda non cresce solo a Wall Street ma anche nella produzione: l’ultima trimestrale è sbalorditiva, con ricavi in crescita del +265% su anno, utile netto su del +770% e prospettive di ulteriore crescita nei prossimi trimestri.
Quello che si dimentica di dire è che Nvidia, quasi anticipando gli eventi, in 10 anni si è rivalutata del 14.000% . Insomma, l’esuberanza non è una novità, così come non è una novità che ci siano dei titoli “simbolo” (in questo caso, i “Magnifici 7”) che fanno da traino e apripista per i megarialzi.
Ciò che deve far riflettere è invece l’eccesso nel breve periodo. L’AI ha le sue responsabilità in questa tendenza che sembra inesauribile, e che nelle strategie degli operatori sta anestetizzando la percezione del rischio.