13 ottobre 2016

L'opinione del Family Banker: Tutto il mondo è paese

Pubblicato in: Economia & Mercati

Il Presidente della BCE, Mario Draghi, nel suo recente discorso al Bundestag, ha risposto in maniera chiara alle critiche di quanti lo ritengono colui che sta bruciando i risparmi del popolo tedesco, evidenziando senza remore che grazie alla politica monetaria espansiva, la Germania è riuscita a risparmiare 28 miliardi di interessi sul proprio debito.

Ma a godere di questo benefit non è solo la Germania. Tutta l’area Euro, Italia compresa, ha visto ridursi, e di molto, le quote di interessi da pagare sul proprio debito. Per quanto ci riguarda, per capire di che cifra parliamo, basta ripensare a dove erano i tassi qualche anno fa, tenendo a mente che più basso è il tasso e meno si dovrà spendere per gli interessi sul debito soprattutto se quest’ultimo tende a salire.

Ebbene solo 5 anni fa, nel pieno della tempesta sui BTP, erano vicini al 6%, oggi sono poco sopra all’1%. E più andiamo indietro nel tempo più il risparmio aumenta: prima di entrare nell’Euro, i tassi in Italia erano a 2 cifre. Questi risparmi diventano risorse da reinvestire.

Anche nella cosiddetta economia reale, quella di tutti i giorni, è possibile vederne gli effetti, pensiamo per esempio a quanti hanno sottoscritto 10, 15 anni fa un mutuo a tasso variabile e con tassi minori si sono visti alleggerire le rate di rimborso. Questo alleggerimento genera risorse da reinvestire. Cosa che non succederebbe se i tassi tornassero a salire a seguito dell’uscita dalla moneta comune.

Dunque quello che manca all’Euro è nell’altra faccia di questa moneta: nella politica che deve portare a compimento l’opera intrapresa da Draghi, ritrovando nelle idee keynesiane, quelle degli investimenti e delle riduzioni fiscali, le ispirazioni più utili a riabbracciare la crescita. Una minore pressione fiscale sia sugli individui sia sulle aziende, permetterebbe infatti ai primi di avere maggiori disponibilità di spesa, e alle seconde di tornare prepotentemente a investire. Tocca a una politica con la P maiuscola superare gli interessi locali sostenendo e tutelando le nostre risorse e i nostri prodotti - che sono quasi sempre di eccellenza- nella difficile concorrenza dei mercati mondiali, per esempio con la Cina.

“Il momento giusto per l’austerità è l’espansione e non la recessione” scrisse nel 1937 Keynes all’allora presidente USA Roosvelt, Questo oggi dovrebbe essere il consiglio ai rigidi tedeschi. È tempo di spendere, poi verrà quello per risparmiare.


Mercati
Azionario

Il 15 Settembre di otto anni fa abbiamo assistito al fallimento di Lehman Brothers. Tutti abbiamo ancora impresso negli occhi le immagini degli impiegati con in mano gli scatoloni in cui avevano riposto gli effetti personali per liberare le proprie scrivanie. Immagini pronte a diventare il simbolo di un cambio di prospettiva, di epoca, che avrebbe rivoluzionato l’economia e la finanza. Ma quali sono gli effetti sui mercati finanziari di oggi? Ebbene, quello che per molti era visto come l’inizio di un periodo di depressione in realtà si è rivelato una grande occasione per investire sul futuro.

Oggi le maggiori borse di tutto il mondo, da NEW YORK a LONDRA, da TOKYO a FRANCOFORTE, chi più chi meno, sono superiori ai livelli toccati la vigilia del fallimento della banca americana, e sono di due o tre volte superiori al minimo toccato durante quella crisi. Occasioni che nella vita di un risparmiatore capitano una sola volta o al massimo due.

Ma se per i mercati, come spesso accade, si volta pagina e si riparte, nel mondo dell’informazione, il caso Lehman Brothers ha cambiato il lessico. Da allora a oggi, non c’è stata crisi o pseudo crisi, che non fosse accomunata, in maniera più o meno esagerata, a quanto accaduto nel 2008. Solo per fare degli esempi, la Grecia fu considerata la Lehman degli Stati, la crisi dell’Euro la Lehman Europea, la crisi della Cina la Lehman mondiale, MPS la Lehman italiana. Oggi è il momento di Deutsche Bank, subito battezzata come un’altra Lehman.

Ma noi vogliamo parlare di crisi o invece vedere opportunità? Preferiamo limitarci a osservare gli effetti momentanei delle oscillazioni oppure, come insegna il grafico dell’indice Dow Jones, catalogarli come una virgola in una traiettoria di crescita continua che punta sempre più in alto?

Si stima che entro il 2050 la popolazione mondiale da 7 miliardi passerà a 10 e il reddito pro-capite dagli attuali 14.971 Dollari arriverà a 33.889 Dollari. Con 3 miliardi di persone in più e un reddito più che raddoppiato possiamo solo presagire una crescita costante dell’economia reale.

Le azioni, soprattutto in una fase di crescita come quella che stiamo vivendo, e con il terreno fertile dei tassi bassi e della mancanza di investimenti alternativi, offrono la possibilità di beneficiare di questa crescita e tradurla in opportunità di remunerazione. Ma è anche il più rischioso. L’antidoto per eccellenza al rischio è sempre la diversificazione. Puntare su Fondi Comuni che investono nelle aziende del mondo con maggiori potenzialità e soprattutto in ottica di lungo termine consente di diversificare gli investimenti azionari gestendone il rischio.

 

Obbligazionario

Mai nella storia moderna prima d’ora abbiamo avuto tassi d’interesse allo zero per cento e per un così lungo tempo. Mai nella storia moderna prima d’ora le Banche Centrali si sono trovate a camminare “nella terra incognita” dei rendimenti sotto lo zero.

Una “terra incognita”, o meglio un esperimento, che ha portato enormi benefici, sia all’economia, risollevandola da una grave crisi che secondo i maggiori economisti avrebbe potuto portare a qualcosa di molto simile al 1929, e anche alle attività finanziarie che grazie ai “tassi rasoterra” ha visto lievitare non solo le quotazioni azionarie, ma soprattutto quelle obbligazionarie secondo il meccanismo: più i rendimenti scendono, e più sale il valore delle obbligazioni e quindi del capitale.

Ma oggi, grazie al miglioramento della situazione generale, e ai primi vagiti dell’inflazione - persino in Italia abbiamo visto una crescita dei prezzi al consumo - le cose potrebbero cambiare e vedere una concreta inversione della curva. Citando il Presidente Ennio Doris “il mercato obbligazionario è stato ucciso dalle buone notizie, adesso aspettiamo quelle cattive”.

Ma come sarà questa inversione: dolce o brusca?

Se appare come “terra incognita” il nuovo mondo dei tassi zero è altrettanto “incognita” la terra del ritorno alla normalità. L’operazione di drenaggio della liquidità e del successivo rialzo dei tassi, richiede molta delicatezza e cautela in quanto un’improvvisa mancanza di materia prima potrebbe destabilizzare sia le attività sia gli operatori finanziari. Tuttavia è un’operazione necessaria, l’economia Usa è in un ottimo stato di salute e le stampelle fino a oggi usate non servono più.

Nell’attesa di questa operazione di prosciugamento di liquidità che porterà i tassi sui titoli di stato a quote più appetibili, con l’inevitabile discesa dei prezzi, le alternative alle obbligazioni governative risiedono ad esempio in quelle societarie o in quelle dei Paesi Emergenti che offrono tassi molto interessanti. Anche in questo caso occorre tenere sempre ben presente che a tassi maggiori corrispondono rischi maggiori dunque una buona diversificazione è necessaria per tutelarsi. Esistono Fondi obbligazionari da cui si può ricavare un buon rendimento minimizzando il rischio.


"Non c'è spina senza rosa"

Prima di oggi il nome di Deutsche Bank è circolato solo per uno spiacevole episodio costato al nostro Stato e a noi contribuenti un salasso di imposte quando, nell’estate infuocata del 2011, in pochi mesi e in grande segretezza tagliò l’esposizione sul nostro debito dell’88%, scaricando sul mercato 7 miliardi di BTP. Operazione fece schizzare il nostro spread tratteggiando uno scenario politico ed economico che difficilmente dimenticheremo.

Oggi se ne parla per una vicenda ben diversa di derivati che pesa poiché Deutsche Bank è una banca sistemica, cioè un gigante che con i propri movimenti influenza l’andamento di tutte le banche del continente. Secondo le ultime stime sembra che l’esposizione in strumenti rischiosi sia pari a 75.000 miliardi di $. Per capire l’entità delle cifre possiamo pensare che il Pil dell’intera Germania è di circa 4.000 miliardi di $ e quello mondiale è di 80.000 miliardi di $, quindi il boccone in pancia della banca oltre che indigesto rischia di diventare velenoso.

Le cifre sono eclatanti però non è detto che il temuto pericolo sia imminente, fintanto che i tassi rimangono a zero e la liquidità abbonda il problema può essere circoscritto e gestito con il tempo.

Di questa vicenda invece vogliamo evidenziare due buone notizie. Con il caso Lehman abbiamo imparato che le banche possono fallire non per mancanza di solvibilità ma per mancanza di liquidità. Deutsche Bank oggi dichiara di avere una dote di circa 215 miliardi. Un bel forziere! La peggiore delle ipotesi, cioè che lo Stato tedesco debba intervenire per aiutare la propria banca, per noi in Italia sarebbe la migliore delle ipotesi perché non ci sarebbero più scuse per mettere la parola fine alla sofferenze delle nostre banche. Ma da questa lezione Deutsche Bank, così come tutto il sistema bancario tradizionale, ha appreso che dovrà rivedere il proprio modello seguendo quella via dell’innovazione, che Banca Mediolanum ha già intrapreso da tempo.


AVVERTENZA LEGALE: Le informazioni esposte riflettono le analisi, effettuate da Banca Mediolanum, sulla base dell’attuale andamento dei mercati finanziari il cui contenuto non rappresenta una forma di consulenza nè un suggerimento per gli investimenti.
 
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