08 marzo 2022

Le ultimissime sui PIR: cos’è cambiato con la Legge di Bilancio 2022?

Pubblicato in: Vademecum


I Piani Individuali di Risparmio sembrano aver ritrovato smalto nel 2021, con una raccolta finalmente positiva dopo il rosso registrato sia nel 2020 sia nel 2019. E ripartono quest’anno con il vento in poppa dell’ultima Legge di Bilancio, che ha rivisto al rialzo i limiti di investimento (e dunque la quota che può beneficiare dell’esenzione fiscale).



Ultime notizie PIR: Veloce ripasso per capire come siamo arrivati fin qui


I PIR – sigla che sta per Piani Individuali di Risparmio a lungo termine – sono dei “contenitori fiscali” nati nel 2017 con l’obiettivo di convogliare il risparmio degli investitori verso le piccole e medie imprese italiane. I PIR offrono ai sottoscrittori un importante vantaggio fiscale, consistente nella non applicazione delle imposte sui redditi derivanti dall’investimento e dell’imposta di successione, a condizione di mantenere l’investimento per almeno cinque anni.
Successivamente questi strumenti sono stati interessati da ripetute modifiche normative, a valle delle quali oggi i PIR si dividono in due tipi: ordinari e alternativi.
I PIR ordinari sono indirizzati – lo ricordiamo – a famiglie e piccoli investitori e fra gli strumenti utilizzati per la loro realizzazione c’è il fondo aperto.
I PIR alternativi hanno una platea molto diversa e sono rivolti a investitori più evoluti: lo strumento scelto per la loro realizzazione è il fondo di investimento alternativo, dunque private equity, private debt, ELTIF e via dicendo. Sono tutti prodotti che presentano caratteristiche e modalità di sottoscrizione diverse rispetto a quelle dei fondi aperti.
Per ottenere le agevolazioni fiscali di cui abbiamo parlato, i sottoscrittori di PIR di entrambe le categorie devono mantenere il piano per almeno cinque anni e rispettare il limite d’investimento annuale e complessivo.
Ed è proprio qui che è arrivato l’assist della nuova normativa.



PIR ordinari: cos’è cambiato con la Legge di Bilancio 2022?


Il testo approvato lo scorso 30 dicembre 2021 prevede per i PIR ordinari l’innalzamento della soglia oggetto di fiscalità agevolata da 30mila a 40mila euro all’anno per ogni singolo investitore. Il tetto massimo che ognuno può investire in un PIR passa, dunque, da 150 a 200mila euro. L’innalzamento dei limiti disinvestimento vale anche con riguardo ai piani già in essere alla data del 1° gennaio 2022.
Resta fermo il fatto che i PIR devono investire almeno il 70% del valore complessivo degli attivi in strumenti finanziari, anche non quotati, emessi da imprese italiane residenti nel territorio nazionale o in Stati membri dell’UE o dello Spazio Economico Europeo.



Novità anche sui PIR alternativi


Se i PIR tradizionali hanno incassato l’innalzamento della soglia di investimento annuale consentito, la Legge di Bilancio 2022 ha previsto importanti novità anche per i PIR alternativi, costituiti dal primo gennaio 2020. In primis, il legislatore ha eliminato il vincolo che imponeva a ogni persona fisica la titolarità di un unico PIR alternativo. Sarà quindi possibile essere titolari di più PIR Alternativi sempre nel rispetto dei plafond di investimento annuale di 300mila euro e complessivi pari ad 1.500.000 euro.

Inoltre, è stata prorogata la trasformazione delle minusvalenze in credito d’imposta anche con riguardo agli investimenti effettuati nel corso del 2022, per un ammontare massimo del 10% dell’importo complessivamente investito nel PIR (e non più del 20%) e la possibilità di utilizzarlo in 15 quote annuali di pari importo (anziché in 10).


Aziende e PIR: supporto all’IPO delle piccole e medie imprese


Prorogato infine per il 2022 l’incentivo per le piccole e medie imprese che decidano di quotarsi su un mercato regolamentato o su sistemi multilaterali di negoziazione. In particolare, è previsto il riconoscimento di un credito d’imposta pari al 50% dei costi di consulenza sostenuti per l’IPO, nel limite di € 200.000, utilizzabile in compensazione a decorrere dal periodo d’imposta successivo al sostenimento della spesa.



Come sono andati i PIR nel 2021?


Decisamente bene. Secondo quanto riporta il quotidiano economico Il Sole 24 Ore, sommando i dati Assogestioni dei primi tre trimestri dell’anno (-56 milioni) con le stime dell’Osservatorio mensile di Plus24 del quarto trimestre (363 milioni), il risultato complessivo è una raccolta netta positiva per 307 milioni. Un deciso cambio di marcia rispetto al saldo del 2020 e a quello del 2019, entrambi in rosso.
Due anni, il 2019 e il 2020, su cui hanno pesato, rispettivamente, l’intervento normativo operato con la Legge di Bilancio 2019, che ha aggiunto ulteriori vincoli e che, di fatto, ha congelato il mercato, e la pandemia di Covid-19. Il 2020, infatti, ha visto prendere forma un nuovo impianto normativo che ha richiamato quanto fatto nel primo biennio: senonché, il sopraggiungere della pandemia ha ostacolato la ripartenza del mercato.



Il punto di vista di Mediolanum sui PIR


Mediolanum, da parte sua, continua a credere fermamente in questi strumenti di investimento del risparmio e nel loro importante obiettivo di canalizzare l’enorme risparmio privato italiano verso l’economia reale. Perché, per usare le parole dell’amministratore delegato Massimo Doris, se tutti investono in questo strumento, “la creazione di un mercato finanziario in Italia sarà più rapida, a beneficio della modernizzazione del Paese”. E il 2022 potrebbe essere finalmente l’anno giusto.




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