30 gennaio 2023

Italia “controvento” e la sfida della crescita

Pubblicato in: Economia & Mercati

“ECB interest rate rises expose Italy as eurozone’s weaknest link” è il titolo in prima pagina del Financial Times del 3 gennaio, che richiama l’attenzione degli investitori sul problema dei problemi: il debito, in particolare il debito italiano. Già il 2023 si preannunciava come un anno ricco di insidie: dalla pandemia ancora presente alla guerra e all’inflazione persistente, fino alle ipotesi di recessione mondiale sempre più concrete.
Proprio mentre si apriva qualche spiraglio in virtù dei ribassi dei prezzi energetici, è arrivata l’infelice novella pubblicata in prima pagina dal prestigioso quotidiano finanziario europeo. In sintesi, l’articolo costruito su un sondaggio riporta le preoccupazioni di molti economisti sullo stato dell’economia e delle finanze dei Paesi UE in una fase che si preannuncia di forte stretta monetaria.
Ebbene, nove economisti su dieci puntano il dito contro l’Italia come anello debole dell’Europa e come Paese con il maggiore rischio di subire un sell-off sui mercati dei propri titoli di Stato.


L’Italia è davvero l’anello debole della catena?

Che l’Italia sia il Paese con il maggior debito pubblico è noto da decenni, che abbia conti pubblici sempre a rischio non è una breaking news. La vera novità, semmai, è la reazione che negli ultimi mesi i mercati hanno avuto rispetto ai fatti accaduti dalle nostre elezioni politiche di settembre in poi, perché da quel momento il nostro Paese ha cominciato a inanellare successi, sia in campo economico sia dal punto di vista finanziario.
Eppure, le premesse erano ben diverse. Ancora quest’estate, all’annuncio delle dimissioni di Mario Draghi, si disse che l’Italia aveva sperperato la sua ultima carta. I giornali davano il Paese in balia della speculazione dei mercati. Proprio quei mercati che avevano approfittato dell’irresponsabilità della nostra politica sono rimasti in attesa delle mosse successive, concretizzatesi in nuove elezioni, questa volta immediate e con la vittoria dei partiti più invisi all’establishment europeo.


Oggi i mercati hanno fiducia nel nostro Paese

Si paventava una tempesta perfetta, e invece i mercati hanno più fiducia nel nostro Paese di quanta ne abbiamo noi italiani. La nuova squadra di governo è entrata in campo con una formazione compatta pronta a giocarsi la partita più che a fare spettacolo, e i mercati l’hanno premiata: nell’ultimo trimestre, sia a livello azionario sia in ambito obbligazionario, siamo stati i migliori al mondo.
Un primato che è costruito su numeri e risultati: sette trimestri positivi consecutivi. Siamo ritornati ai livelli pre-Covid, con una crescita superiore a Francia e Germania. Il merito è delle aziende “controvento”, come il capoeconomista di Nomisma Lucio Poma ha definito le imprese dei settori di meccanica, cosmetica, metallurgia, automotive, con grande potenziale di crescita.
Dunque nessuna tempesta, anzi. Secondo le convinzioni di Poma, il 2023 potrebbe regalare all’Italia la felice sorpresa di scansare la recessione. “L’inflazione non mi fa paura”, rilancia Poma. Quello che invece fa più paura è l’atteggiamento delle banche centrali, che mai si autocriticano e che sono state le principali responsabili dell’aumento dell’inflazione: prima emettendo eccessive dosi di liquidità (la sola BCE dal 2015 ha acquistato 3,257 miliardi di titoli di Stato tramite il programma APP e 1,683 miliardi con il programma di emergenza pandemica), poi sottovalutando la minaccia dei prezzi, ora decidendo di agire con severità sui tassi, senza una forward guidance, rischiando di commettere l’errore contrario, ossia quello di combattere l’inflazione a scapito della crescita economica.


Capita che i sondaggi, anche i più autorevoli, sbaglino

Nel sentore di incertezza che mai come quest’anno è palpabile, anche nelle previsioni degli analisti, ci viene incontro Byron Wien. Wien è il classico “pezzo da novanta” che a Wall Street è leggenda: stratega degli investimenti in Morgan Stanley, dal 1986, ogni anno, compila un elenco delle dieci possibili sorprese sui mercati.
Per il 2023 inforca lenti rosa: ritiene che, sebbene la persistente severa stretta sui tassi da parte della Fed porterà l’economia in recessione, quest’ultima sarà di lieve entità e all’eventuale discesa delle Borse causata dalle debolezze dell’economia potrà seguire una repentina ripresa paragonabile a quanto accaduto nel 2009.
L’inflazione è prevista in calo anche grazie alla discesa del petrolio, causata, fra le altre cose, dalle novità in arrivo dagli USA. Grazie all’aumento del fracking idraulico, gli Stati uniti potrebbero diventare il più grande esportatore “amichevole” di questo combustibile. Una gran bella notizia per le imprese italiane in un’Italia che comunque entra nel nuovo anno con una crescita stabile e strutturale, costituita da un buon aumento dell’occupazione e da un PIL che sale a ritmi superiori di Germania, Francia e Spagna.
Insomma, teniamolo a mente: capita che i sondaggi sbaglino, pure se condotti dal prestigioso Financial Times.


NOTA DI REDAZIONE : gli argomenti e i grafici sono frutto di elaborazione interna.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.
Le informazioni riportate non devono essere intese come una raccomandazione, diretta o indiretta, o un invito a compiere una particolare operazione. Per verificare le soluzioni più adatte alle tue esigenze e adeguate al tuo profilo di investitore rivolgiti sempre al tuo Family Banker. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.