Anno nuovo al via: i temi da monitorare per investire nel 2025
Il 2025 si preannuncia come un anno di crescita economica: ce lo dicono le previsioni dell’OCSE e quelle del Fondo Monetario Internazionale, che indicano un’espansione globale (del +3,3% secondo l’OCSE , del +3,2% per il Fondo Monetario), trainata principalmente dagli Stati Uniti e dalla Cina. Certo, i fattori di rischio non mancano: le rinnovate tensioni commerciali proprio fra Stati Uniti e Cina, con possibili ripercussioni sulla crescita e sul commercio internazionale, e gli sviluppi sul fronte della geopolitica, che potrebbero incidere a vario titolo sulle catene di approvvigionamento.
In questo quadro, come si comporteranno i prezzi, e cosa faranno di conseguenza le banche centrali, artefici dei forti rialzi dei tassi di interesse nel biennio 2022-2023 e delle prime riduzioni a partire dalla metà del 2024? Proviamo insieme a fare il punto sui temi da seguire in questo anno che è appena cominciato.
Stati Uniti tra crescita e politiche protezionistiche
Il 2025 segnerà il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump: la cerimonia di insediamento è prevista per il 20 gennaio. Ma già da tempo – da ben prima del voto – gli osservatori di tutto il mondo si chiedono quali potranno essere le ripercussioni delle politiche economiche targate Trump. La scelta di Scott Bessent come prossimo segretario al Tesoro USA è stata in questo senso accolta molto positivamente, per il suo approccio molto orientato alla crescita. Bessent, in particolare, propone la formula “3/3/3”:
• riduzione del rapporto deficit/PIL al 3%;
• crescita annua del 3%;
• incremento della produzione nazionale di petrolio di 3 milioni di barili al giorno.
L’eventuale raggiungimento dei tre obiettivi della “Bessentnomics” potrebbe rendere più sostenibili le prospettive fiscali e più robusta la crescita economica, rispetto alle attuali previsioni. Ma come conciliarle con altri aspetti del programma di Trump, come la politica commerciale protezionistica? In questo senso, c’è da capire se la nuova amministrazione userà i dazi come leva per far pressione sui partner internazionali o se invece procederà realmente all’introduzione di barriere commerciali importanti. Nel primo caso, l’economia potrebbe confermare la sua tenuta. E l’azionario USA, reduce da due anni di rally, la sua corsa.
Se effettivamente introdotti – e in maniera aggressiva – i dazi potrebbero invece avere un effetto inflazionistico, alimentando la cosiddetta “Trumpflation”. In tal caso, la Federal Reserve, guidata da Jerome Powell, dovrà decidere come rispondere. Sebbene attualmente non si prevedano aumenti dei tassi, le condizioni economiche e le politiche monetarie potrebbero evolversi, rendendo necessario un adattamento alle circostanze.
Cina ed Europa tra dazi e stimoli economici
L’amministrazione Trump concentrerà la sua politica commerciale sulla Cina, con previsioni di aumenti tariffari significativi. Nonostante ciò, gli economisti del Fondo Monetario Internazionale prevedono una crescita del 4,5% per la Cina nel 2025, grazie alle politiche di stimolo varate dalle autorità e a un deprezzamento strategico dello yuan. Per l’OCSE, la crescita cinese nel 2025 potrebbe attestarsi al +4,7%.
Anche per l’Europa un rischio significativo è rappresentato dalla politica commerciale degli Stati Uniti d’America. In questo scenario, la Banca Centrale Europea potrebbe decidere di ridurre i tassi più rapidamente di quanto previsto, dopo il quarto taglio del 2024, da 25 punti base, varato giovedì 12 dicembre.
Le previsioni per l’area euro nel 2024 e 2025 indicano una crescita del Prodotto Interno Lordo moderata, con un incremento dell’1,2% nel 2025. L’instabilità politica in Germania (dove si vota anticipatamente a febbraio) e in Francia (dove pure a dicembre è caduto il governo Barnier) contribuisce ad acuire l’incertezza, in un contesto comunque eterogeneo nel quale alla debolezza di Berlino fa da controcanto la performance ben più brillante della Spagna.
E ci si chiede se valga ancora la sigla “PIGS”, che tradizionalmente indica la periferia del Vecchio Continente (Portogallo, Italia, Spagna e Grecia), o se non sia forse più corretto affiancare una nuova categoria alle due classiche dei Paesi “core” e “periferici”: quella, cioè, dei Paesi “semicore”, quali sembrerebbero essere, oggi, la Spagna e il Portogallo.
Strategie di investimento: diversificazione e gradualità
In uno scenario non privo di incertezze, è probabile che gli Stati Uniti continuino a rappresentare un punto di riferimento per l’innovazione, in particolare nei settori dell’Intelligenza Artificiale e delle criptovalute, anche alla luce delle recenti nomine di Trump favorevoli a questi due settori: Paul Atkins per la Securities and Exchange Commission, la Consob statunitense, e David Sacks, punto di riferimento proprio per l’Intelligenza Artificiale e le criptovalute. Ciò potrebbe attrarre ulteriori investimenti globali.
Tuttavia, dato il contesto in continua evoluzione, la scelta migliore che ogni consulente può suggerire ai suoi clienti è mantenere un approccio diversificato e graduale, che vada oltre i confini statunitensi, per mitigare al meglio i rischi e cogliere le opportunità che il 2025 e le sue molte novità potranno offrire.