04 aprile 2023

Investimenti sostenibili: conoscenze, attitudini e scelte degli investitori italiani

Pubblicato in: Financial Advise

Per gli investitori italiani la sostenibilità conta, anche se non in tutte le fasce patrimoniali questo tema è altrettanto rilevante. In media, il 41% dei decisori finanziari italiani è interessato agli investimenti sostenibili, ma solo l’11% dichiara di averli già inseriti in portafoglio. Nel giro di due anni, però, il 57% degli investitori afferma di voler incrementare la propria esposizione alla finanza sostenibile, di cui un 24% in misura significativa, come risulta dall’ultimo Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane .
Lo faranno facendosi guidare dal consulente? Sono alcune domande che possono trovar risposta osservando nel dettaglio proprio l’ultima edizione del Rapporto Consob sugli investimenti delle famiglie italiane , che ha sondato un campione rappresentativo dei decisori finanziari nel Paese.Al capitolo sugli investitori italiani e la sostenibilità Consob ha recentemente dedicato un convegno intitolato “Investimenti sostenibili. Conoscenze, attitudini e scelte degli investitori italiani” .


Un cambio di passo grazie alla normativa MiFID

Sul ricorso al consulente in materia di investimenti green dovrebbero incidere i nuovi requisiti della normativa MiFID in materia di sostenibilità, che dallo scorso agosto richiedono ai clienti di rendere note le proprie preferenze in materia e, al consulente, di tenerne conto con un’offerta adeguata di prodotti.
Va detto però che nel momento in cui l’indagine è stata condotta, ossia giugno e luglio 2022, le richieste di informazioni da parte dei consulenti non erano diffuse: il 52% degli intervistati seguiti da un professionista dichiara infatti di non aver ricevuto domande sulle sue preferenze in materia di sostenibilità, e il 71% nessuna indicazione su prodotti green.
Allo stesso tempo, sempre fra chi è seguito da un professionista, la fonte primaria di informazione in materia dovrebbe essere la banca o il consulente (51%).


La consulenza potrebbe aiutare a fare chiarezza

A livello generale, l’apertura agli investimenti sostenibili “incondizionata” – vale a dire a prescindere da considerazioni riguardanti il rischio e il rendimento – nel 2022 è scesa al 15%. La principale ragione che allontana gli investitori da questo approccio è, prima di tutto, “la carenza di conoscenze” in materia (28%), seguita dagli elevati rischi (19%), i bassi ritorni (17%) e la mancanza di informazioni chiare (16%).
Su tutte queste materie la consulenza potrebbe aiutare a fare chiarezza, anche perché non esistono indicazioni definitive sul fatto che i fondi ESG siano più rischiosi o meno performanti, per quanto molti italiani sembrino convinti di ciò.


Investimenti ESG: sulla finanza sostenibile persistono grosse lacune

L’opportunità per gli intermediari di svolgere una funzione educativa è confermata quindi dalla conoscenza ancora modesta riguardo ai principali concetti della finanza sostenibile da parte degli investitori.
Secondo il Rapporto, solo il 6% degli intervistati sa definire correttamente greenwashing, fattori ESG, investimenti sostenibili e green bond. La percentuale di risposte corrette è, in media, pari al 29%, senza grosse differenze tra intervistati assistiti e non assistiti da un professionista. Un notevole 43% degli italiani, poi, non ha azzeccato nemmeno una delle quattro definizioni.


Greenwashing: donne e grandi patrimoni più interessati al tema green

Alcune precedenti ricerche avevano evidenziato come gli italiani siano interessati agli investimenti sostenibili a patto che questi ultimi producano performance pari o superiori alla media. L’indagine della Consob ha mostrato, più nel dettaglio, come questo orientamento prevalga soprattutto nella fascia degli investitori meno patrimonializzati, ossia sotto i 50mila euro, che sono anche relativamente meno interessati a questo approccio sostenibile.
Al contrario, un portafoglio più consistente, superiore ai 250mila euro, si associa a un maggiore interesse verso gli investimenti green (i disinteressati in questa fascia sono il 7% del totale contro un dato medio pari al 17%).
Non solo: mentre solo il 13% di chi ha un portafoglio inferiore ai 50mila euro sarebbe disposto ad accettare ritorni inferiori, la percentuale sale al 24% nella fascia oltre i 250mila. Piuttosto, la maggioranza degli investitori più abbienti si aspetta di ricavare dagli investimenti green lo stesso livello di performance rispetto alla media degli altri prodotti (45%).
Stando all’indagine, i consulenti troveranno terreno più fertile nel proporre investimenti sostenibili non solo ai clienti più facoltosi, ma anche alle donne (la quota di disinteressate al tema è pari all’11% contro il 19% degli uomini), laureati e soggetti contraddistinti da una maggiore competenza finanziaria generale.


Investimenti sostenibili e responsabili? Competenza e affidabilità contano più di tutto

I consulenti dovrebbero prestare più attenzione alla sostenibilità per soddisfare i bisogni dei propri clienti? Nonostante quanto detto finora, questo non è considerato uno fattori più rilevanti dalle persone assistite da un advisor: appena il 4% cita l’attenzione al tema green fra i fattori che definiscono la sua soddisfazione nel rapporto con il consulente.
A contare di più sono qualità personali: competenza (36%) e affidabilità (31%). E i risultati degli investimenti? Contano meno, nella soddisfazione del cliente, di quanto si possa pensare, essendo citati come importanti solo dal 17% degli intervistati.
Vanno benissimo competenza e affidabilità, sicuramente. Ma è anche vero che la sostenibilità sta diventando una scelta obbligata ormai a tutti i livelli, con le istituzioni che puntano a coinvolgere sempre di più i capitali privati nella trasformazione dell’economia. In Europa, per esempio, con il Regolamento UE 2019/2088 – la Sustainable Finance Disclosure Regulation o SFDR – e con la MiFID già citata.
Tra quanti propongono investimenti c’è già chi è all’avanguardia anche su questo fronte e sa che il ritorno potenziale dell’investimento non va sacrificato alla sostenibilità, anzi: i due obiettivi possono tranquillamente coesistere.
Anche perché, nel momento storico che stiamo attraversando, tra imponenti Megatrend in corso, un numero sempre maggiore di aziende si sta convertendo – seppure con tempi diversi – a un approccio all’insegna della sostenibilità. L’eccezione, in un futuro non troppo lontano, sarà chi ancora si ostina a trascurare questo imperativo. Il consulente bravo lo sa: provare per credere.


NOTA DI REDAZIONE : gli argomenti e i grafici sono frutto di elaborazione interna.
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