05 maggio 2017

Ci siamo: la Brexit è iniziata

Pubblicato in: Economia & Mercati

Elezioni anticipate
Colpo di scena nel già complesso iter per la realizzazione della Brexit. Il 18 aprile, poche settimane dopo l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona per avviare le trattative di divorzio dall’UE, la premier britannica Theresa May ha annunciato l’intenzione di andare a elezioni anticipate l’8 giugno 2017. Finora May si era sempre detta contraria al voto anticipato ma, ha spiegato la stessa inquilina del numero 10 di Downing Street, ora ha dovuto cambiare idea. Il motivo? L'opposizione degli altri partiti (laburisti, liberal-democratici e nazionalisti scozzesi), che hanno promesso ostacolare la realizzazione del tipo di Brexit che il governo vorrebbe ottenere nella trattativa con la Ue. "Non intendo permettere ai miei avversari di indebolire la Brexit", ha detto Theresa May.


Numeri a favore di Theresa May
Del resto i sondaggi indicano attualmente che il partito conservatore dei Tories, di cui la premier è leader, avrebbe ben 21 punti percentuali di vantaggio sugli avversari laburisti, 44% contro 23%, il distacco più grande dell'ultimo decennio. Per andare a elezioni anticipate, il governo inglese deve ottenere una maggioranza dei due terzi alla Camera dei Comuni.


L’agenda
Intanto la procedura per la Brexit è ufficialmente partita quando, il 29 marzo, l'ambasciatore britannico all'UE, Tim Barrow, ha consegnato al presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk la lettera di notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona. Naturalmente i tempi tecnici per completare la separazione non saranno rapidi: ci vorranno almeno due anni per definire tutti i dettagli e non si escludono proroghe e ritardi. Ecco di seguito un riassunto delle prossime tappe che porteranno alla Brexit, salvo altri imprevedibili colpi di scena dell’ultima ora:
• Maggio-giugno 2017. Il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk dovrà preparare le linee guida per avviare i negoziati, mentre la Commissione Europea stilerà le sue raccomandazioni: due testi dovranno essere approvati a maggioranza qualificata dai 27 ministri degli Esteri dei Paesi dell’Unione.
• Entro ottobre 2017. Il governo inglese dovrà presentare il Great Repeal Bill, ovvero la legge che annullerà l’Atto Europeo Comunitario e ripristinerà la supremazia del diritto britannico su quello europeo.
• Entro ottobre 2018. Conclusione dei negoziati con l’Unione Europea. Il ministro degli Esteri dell’UE dovrà confermare l’avvio delle ultime procedure utili a concretizzare il divorzio, a seguito di una votazione vincolante a maggioranza del Parlamento.
• Entro marzo 2019. Se tutto andrà secondo i piani, la Brexit dovrebbe essere realtà. Ma non è detto. Se non si dovesse trovare un accordo sui termini della separazione, i negoziati potrebbero essere prorogati su decisione del Consiglio Europeo.


Conseguenze
I mercati sembravano finora aver ignorato la Brexit, così come non si sono curati della vittoria di Donald Trump negli Usa né delle imminenti elezioni francesi. Solo la sterlina si era indebolita nei confronti del dollaro USA e dell’euro, provocando un aumento dei prezzi dei prodotti di importazione, con conseguenze negative per il reddito reale delle famiglie (ma positive per gli esportatori). La decisione di Theresa May però sembra aver dato una scossa al listino e alla valuta inglesi, almeno questa è stata la reazione a caldo. Nella giornata dell’annuncio, la sterlina ha ripreso rapidamente quota, portandosi a livelli che non vedeva da febbraio, mentre a soffrire è stato l’indice azionario Ftse 100, che ha chiuso la seduta in terreno negativo. Una questione importante per i mercati, scrive il Sole 24 Ore, è se le elezioni renderanno più o meno probabile una posizione più soft nei negoziati sulla Brexit. Al momento comunque resta difficile capire se la reazione immediata sia destinata a proseguire. Gli investitori avranno bisogno di un po’ di tempo per digerire la notizia. Intanto, secondo le previsioni di Bloomberg, la Brexit una volta compiuta potrebbe pesare sul PIL del Regno Unito, atteso a quota 1,7% nel 2017 (dal precedente 1,8%) e all’1,3% nel 2018, mentre inflazione e disoccupazione sono viste in rialzo, rispettivamente al 2,6% e al 5,3% per il 2018.

 


Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.
Le informazioni riportate non devono essere intese come una raccomandazione, diretta o indiretta, o un invito a compiere una particolare operazione. Per verificare le soluzioni più adatte alle tue esigenze e adeguate al tuo profilo di investitore rivolgiti sempre al tuo Family Banker.