17 settembre 2024

Inflazione, banche centrali, elezioni: che autunno sarà?

Pubblicato in: Economia & Mercati

L’economia mondiale si mantiene resiliente. Nonostante le tensioni geopolitiche e i rischi di un ritorno di fiamma dell’inflazione, infatti, lo scenario più probabile nei prossimi mesi è considerato dagli analisti quello del soft landing, vale a dire un lento avanzamento del processo di disinflazione senza passare da una recessione economica.


Economia: riflettori puntati sulla crescita e sull’inflazione

A livello macroeconomico, l’aggiornamento dello scorso luglio dell’outlook del Fondo Monetario Internazionale ha rilevato segnali di rafforzamento per quanto riguarda l’Eurozona, dove è attesa una crescita complessiva dello 0,9% per quest’anno e un’accelerazione al +1,5% nel 2025. Per gli Stati Uniti, l’istituzione di Washington vede un lieve rallentamento, anche se il Paese manterrà una solida crescita al 2,6% nel 2024 e all’1,9% l’anno prossimo.
Migliora anche la Cina: Pechino, che deve fronteggiare consumi interni non spumeggianti e la crisi del mercato immobiliare, sta comunque accelerando il passo, cosa che ha portato il Fondo Monetario a ritoccare al rialzo la stima di crescita per quest’anno al 5%, in linea con l’obiettivo del governo, dal 4,6% previsto nella precedente versione del suo outlook globale. L’autunno, dunque, riparte da questi numeri. E da queste sfide. Fra gli osservatori, gli analisti e gli investitori, continua a campeggiare una domanda, e non può essere altrimenti.


Che cosa faranno nei prossimi mesi le banche centrali?

Se l’economia sembra mandare ancora segnali incoraggianti, il focus dei mercati è soprattutto su cosa faranno le principali banche centrali sul fronte dei tassi d’interesse. Dalla Federal Reserve alla Banca Centrale Europea, i banchieri centrali stanno seguendo un approccio determinato dai dati, non potendo avere una visione a lungo termine a causa dei diversi focolai di incertezza in giro per il mondo.
Certo è che, almeno per il momento, i progressi sul fronte dell’inflazione proseguono, seppur tra alti e bassi: negli USA, dove l’ultimo miglio si è rivelato più duro del previsto, la lettura di giugno ha visto l’inflazione scendere più del previsto, al 3%, alimentando le speranze per un taglio dei tassi da parte della Fed e spazzando via lo spauracchio di nuovi rialzi.
E in Europa come sta andando? Qui i progressi vedono meno ostacoli, con l’inflazione ormai vicina all’obiettivo di politica monetaria del 2%. Se i dati sui prezzi dovessero continuare a migliorare anche in autunno, allora si creerà lo spazio per una discesa dei tassi più marcata.
Intanto, però, già alla fine di quest’anno vedremo nuovi tagli dei tassi d’interesse che dovrebbero essere un buon combustibile per un’accelerazione dell’economia. La BCE, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, dovrebbe operare altri due tagli ai tassi da un quarto di punto, dopo il primo effettuato a giugno (a luglio, lo ricordiamo, tassi invariati).
Per quanto riguarda la Fed, è più probabile che se ne vedrà solo uno, anche se i buoni dati potrebbero portare il numero uno di Eccles Building, Jerome Powell, a effettuare anche due tagli ai tassi per poi fermarsi. Staremo a vedere. Nel mezzo, naturalmente, occhio alle urne.


Conto alla rovescia verso le elezioni USA di novembre

I mercati seguono con grande interesse l’evolversi della campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, che si terranno il prossimo 6 novembre. L’estate non ha lesinato colpi di scena, tra l’attentato al candidato repubblicano, l’ex presidente Donald Trump, durante un comizio a Butler, in Pennsylvania, e l’annuncio del suo avversario, il presidente dem attualmente in carica Joe Biden, di ritirarsi dalla corsa dopo i dubbi sulle sue condizioni complessive suscitati dalla performance nel corso del dibattito del 27 giugno.


Le incognite della geopolitica e le opportunità per le materie prime

Anche in scia ai risultati elettorali, gli occhi del mondo resteranno ineluttabilmente puntati anche sulle tensioni geopolitiche in Ucraina e in Medio Oriente, fonte di rincari nei trasporti e nelle materie prime: eventuali escalation militari in queste zone potrebbero influire sull’inflazione complessiva e sulla politica delle banche centrali.


La lezione che ogni investitore deve fare propria

Potrebbe essere un autunno caldo, caldissimo. Rovente, addirittura. Ma quanti ne abbiamo vissuti, anche nella storia recente? Era metà settembre quando la Lehman Brothers consegnò il suo nome alla storia avviando la procedura fallimentare e determinando l’inizio della grande crisi finanziaria.
Eppure, negli anni successivi al 2008 non sono mancati recuperi e opportunità anche molto interessanti. Che con ogni probabilità si presenteranno pure nei mesi e negli anni a venire. Occorre tenerlo a mente, per seguire il filo della cronaca con la giusta dose di saggezza e buon senso. Senza cedere a sensazionalismi e a catastrofismi di sorta.


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