01 agosto 2023

Inflazione 2023 e non solo: cos’è successo e cosa monitorare nel prossimo semestre

Pubblicato in: Economia & Mercati

L’inflazione, ancora lei. È la variabile che quasi tutti gli economisti mettono al centro delle loro analisi per il 2023. Non l’unica, ma sicuramente la principale. Lo hanno fatto nella prima parte dell’anno, quando i prezzi continuavano a salire, provocando la stretta delle politiche monetarie di molte banche centrali, fra le quali la Fed e la BCE. E lo fanno adesso, cercando di capire che cosa succederà nei prossimi sei mesi, se cioè le spinte al rialzo dei prezzi proseguiranno o, come avvenuto nelle ultime settimane, continueranno gradualmente a ridursi, aprendo così alla possibilità di un abbassamento del costo del denaro.
Partiamo dall’analisi del primo semestre dell’anno. A tenere banco è stato il rallentamento dell’economia mondiale, spinto principalmente da due fattori: la persistente guerra in Ucraina, con le conseguenti tensioni geopolitiche propagatesi in diverse zone del mondo, e appunto la persistenza dell’alta inflazione nelle principali economie avanzate.
Il conflitto scatenato nel 2022 dalla Russia è stato la prima tessera del domino a muoversi. L’attacco lanciato da Mosca ha provocato la reazione di Nord America, Europa e Giappone: i cosiddetti Paesi occidentali hanno reagito limitando al massimo i rapporti commerciali con la Federazione russa. Poiché quest’ultima è però uno dei più grandi fornitori al mondo di prodotti energetici, principalmente gas e petrolio, i costi dell’energia sono schizzati verso l’alto, imprimendo un’ulteriore spinta al rialzo generale dei prezzi già in corso per effetto delle riaperture post Covid.



Rallentamento economico meno pronunciato del previsto

L’inflazione ha avuto finora due importanti corollari: un orientamento restrittivo delle politiche monetarie nelle maggiori economie e alcuni fallimenti bancari, circoscritti però a qualche caso regionale USA. L’aumento dei prezzi ha infatti portato le principali banche centrali del mondo ad alzare il costo del denaro, rallentando così il flusso dei prestiti e di conseguenza la crescita economica.
La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi d’interesse di 400 punti base in meno di un anno, tra il luglio del 2022 e il mese di giugno dell’anno dopo. La Federal Reserve, negli USA, li ha portati ai massimi dal 2006. I rialzi potrebbero essere vicini al capolinea – com’è noto, la Fed si è concessa una pausa nella riunione di giugno – ma nel frattempo, guardando ai mesi passati, i ritocchi dei tassi hanno fatto determinato un calo del valore dei titoli di Stato (i rendimenti infatti si adeguano agli aumenti, penalizzando il prezzo dei titoli obbligazionari in circolazione), provocando il fallimento di istituti privati che, come le statunitensi Silicon Valley Bank e Signature Bank, di quegli asset avevano fatto incetta senza coprirsi adeguatamente dal rischio. Le autorità statunitensi hanno messo subito mano al portafoglio, spegnendo sul nascere un potenziale contagio.
Nel complesso, il rallentamento dell’economia mondiale si è rivelato meno pronunciato rispetto a quanto stimato inizialmente, e anche le trimestrali pubblicate finora, rispetto a tutte le cautele con cui avevamo tutti iniziato l’anno, hanno sorpreso in meglio.



Secondo semestre? Per l’OCSE l’economia migliora e l’inflazione 2023 Italia cala

E i prossimi sei mesi? Le prospettive sono tutto sommato incoraggianti, soprattutto perché l’inflazione – ed eccoci tornati al punto di partenza – sta finalmente calando. Nelle sue previsioni pubblicate a giugno, l’OCSE – l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – ha scritto che “i prezzi dell’energia più bassi stanno contribuendo a ridurre l’inflazione complessiva e ad allentare le tensioni sui bilanci delle famiglie, e la riapertura anticipata della Cina ha fornito una spinta all’attività globale”. L’economia, infatti, “mostra segnali di miglioramento”, dice sempre l’OCSE, anche se “la ripresa rimane debole, tra significativi rischi al ribasso” .

Insomma, la situazione non è tutta rosa e fiori, ma i vari indicatori fanno sperare in una sostanziale tenuta. Sebbene di poco, l’OCSE ha infatti alzato le sue previsioni di crescita per il 2023, portandole dal 2,6% immaginato a marzo al 2,7%. Più ottimista ancora è la Banca Mondiale, che stima una crescita del PIL mondiale del 2,9% rispetto al 2022.



Seguire i mercati e previsione inflazione con l’ausilio della consulenza finanziaria

Chi vuole capire come andranno le cose nei prossimi mesi dovrà tenere d’occhio soprattutto due fattori. Gli indicatori sull’andamento del PIL, in particolare in Europa e negli Stati Uniti, e le mosse delle banche centrali, anche in questo caso con un faro puntato su Fed e BCE. Senza ovviamente dimenticarsi del fattore che nell’ultimo anno e mezzo ha determinato le politiche economiche di mezzo mondo, incidendo in modo rilevante su PIL e inflazione: il conflitto in Ucraina. Se finalmente dovesse intravedersi una concreta e convincente alternativa alla guerra, non potremmo che beneficiarne tutti.
Tenendo sempre e comunque conto del fatto che ogni dato, fatto ed evento va letto attraverso la lente di una consulenza finanziaria professionale, la quale può aiutarci a interpretare e valutare l’attualità dalla giusta distanza. Senza eccedere in euforia o, per contro, in ansie e timori che non portano risultati.


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