25 marzo 2020

Assicurazioni: Indagine sugli Investimenti in Polizze Assicurative in Italia

Pubblicato in: Economia & Mercati

Nell’organizzare le loro finanze, gli italiani tengono conto eccome delle possibili incognite. Ma le soluzioni che trovano non sempre sono le più indicate. Intendiamoci: non che manchino di saggezza e di una qualche lungimiranza. Il punto è che spesso trascurano le alternative più efficaci.

Un esempio? Le assicurazioni.

Stando a un’indagine di Wealth Insights, al 31 dicembre 2018 le famiglie italiane detenevano sotto forma di liquidità all’incirca 1.400 miliardi di euro. Buon per loro. Ma, come dicevamo, non è necessariamente questa la scelta migliore.

L’indagine ha rivelato come un terzo delle famiglie nel nostro Paese decida di tenere sul conto corrente un surplus di liquidità allo scopo di farvi ricorso per fronteggiare gli eventuali imprevisti. “Far fronte a spese impreviste” era infatti citata come la principale motivazione del possesso di tutta quella liquidità, indicata dal 37% delle famiglie intervistate.

Ora, il conto corrente è un prodotto bancario che senza alcun dubbio ha una sua utilità. Ma non è il migliore per gestire il tema delle eventuali future spese oggi non prevedibili, e soprattutto di quelle più corpose. Esiste un altro prodotto che potrebbe funzionare molto meglio: la polizza assicurativa.


Assicurazione, non ti conosco

La rilevazione già menzionata segnalava però come al termine del 2018 una quota di famiglie pari al 55% del totale – che in numeri assoluti equivaleva a 11,6 milioni di nuclei all’incirca – non aveva sottoscritto alcun prodotto assicurativo a scopo protettivo, eccezion fatta per chi dichiarava di avere all’attivo una RC Auto.

Perché?

Un’indagine Ipsos-Multifinanziaria Retail Market pubblicata nel marzo 2019 ci ha spiegato come le famiglie italiane si sentissero ancora turbate al pensiero del futuro, che percepivano all’insegna dell’incertezza e della precarietà per il Paese e quindi non proprio brillante per sé e per i propri cari.

Questo nonostante il 2019 si fosse aperto in un quadro di buona tenuta economica per le famiglie e di soddisfazione per la propria capacità di risparmio, in recupero specialmente al Nord.

Dunque i timori ci sono, ma le famiglie non si tutelano e non sanno nemmeno come farlo: basti pensare che fra quanti dichiarano di avere almeno un timore – pressoché la totalità del campione – solamente l’11% ha riferito di essersi adoperato per proteggersi facendo ricorso ad apposite soluzioni assicurative. Il restante 89% non lo ha fatto: di questi, però, c’è un 37% che ammette che in effetti avrebbe potuto gestire i suoi timori con una copertura assicurativa.


L’Italia nel contesto europeo

Segnali un po’ più rassicuranti sono arrivati invece dai dati dell’ANIA, l’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, riportati nel rapporto Italian Insurance 2018-2019. Il quale, tra gli altri punti, propone un confronto tra il panorama assicurativo italiano e quello di sei Paesi europei: Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna.

Ebbene, nel 2018 la raccolta premi complessiva di questi Paesi UE (il Regno Unito è stato preso in considerazione a buon diritto: si era prima della Brexit) è stata di poco oltre i 1.000 miliardi di euro, in crescita del +1,4% rispetto al 2017. Risultato, questo, di un incremento generalizzato nel quadro del quale il nostro Paese si è piazzato al secondo posto: +5,7% in Belgio, +3,2% in Italia, +1,7% in Germania, +1% in Francia e Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna in coda con un +0,6% e un +0,5% rispettivamente.

Nel dettaglio, i premi Vita si sono attestati a 581 miliardi di euro, mentre quelli del ramo Danni si sono posizionati sui 428 miliardi: i primi con un leggero +0,7%, i secondi con un più convinto +2,4%. Nel ramo Vita la crescita è stata trainata da Belgio (+0,8%) e Italia (+3,5%); invariate Francia (+0,4%), Germania e Regno Unito (entrambi con un -0,1%); in calo Paesi Bassi e Spagna, rispettivamente del -2,5% e del -1,8%.

Il ramo Danni ha totalizzato un aumento della raccolta premi in tutti i mercati del campione: +3,4% in Belgio, +2,8% in Germania, +2,5% in Spagna, +2,3% in Italia, +2,1% nel Regno Unito, +2% in Francia e +1,8% nei Paesi Bassi.


Ma si può fare di più

Nei tre anni dal 2016 al 2018 il rapporto tra volume dei premi e PIL – il cosiddetto “indice di penetrazione assicurativa” – ha avuto un andamento diverso nella Vita e nei Danni, almeno stando ai dati ancora provvisori forniti per il 2018 da Insurance Europe e contenuti nel report.

In particolare:

• per quanto riguarda il ramo Vita, nel 2018 l’indicatore è leggermente aumentato in Italia, passando dal 5,7% al 5,8% (ma era del 6,1% nel 2016);
• per quanto concerne i Danni, anche nel 2018 l'Italia ha avuto il rapporto più basso tra premi e PIL, con un valore stabile dell’1,9% per il triennio. Escludendo l’RC auto, che è obbligatoria ovunque, il divario nei rami Danni è ancora più ampio. Su entrambe le voci, quindi, sembra proprio che ci siano importanti margini di miglioramento.



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