03 dicembre 2024

Ieri, oggi e domani: il risparmio degli italiani

Pubblicato in: Financial Advise

Non è una questione di “se”, ma di “come”. Il modo in cui gli italiani percepiscono il risparmio è cambiato nel corso del tempo. Prima lo si considerava un pilastro fondamentale nella gestione delle finanze personali, e lo si associava a virtù come prudenza e saggezza: era visto come una garanzia per la sicurezza della famiglia, contro le incertezze della vita.
Oggi è ancora così, per certi aspetti: è infatti considerato soprattutto come una necessità, per garantirsi tranquillità e stabilità economica, e ciò vale per il 38% degli italiani e per il 46% dei Boomer (ossia i nati tra il 1946 e il 1965).
Ma oggi il risparmio è visto anche come un’opportunità per raggiungere specifici obiettivi. Questo quanto è emerso dall’indagine realizzata dall’Acri, l’Associazione che rappresenta le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio, in collaborazione con Ipsos, e presentata in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, che si è svolta il 31 ottobre e il cui tema quest’anno è stato “1924-2024: Cento anni di cultura del risparmio”.
L’indagine restituisce una fotografia di come gli italiani gestiscono e vivono il risparmio, alla luce del contesto socioeconomico del nostro Paese, della situazione personale e anche delle differenze tra le generazioni che si sono succedute.



Ognuno sente di avere priorità diverse rispetto a chi lo ha preceduto

Sono soprattutto i “mediamente giovani” (diciamo, dai 45 anni in giù) ad avere la consapevolezza di muoversi in base a priorità e obiettivi di risparmio diversi da quelli dei loro genitori. A fronte del 56% del totale, infatti, lo dichiarano, rispettivamente:
• il 64% dei Millennial (i nati tra i primi anni Ottanta e la fine degli anni Novanta);
• il 63% degli appartenenti alla Generazione Z (i nati tra la fine degli anni Novanta e il 2012).
Il 33% degli italiani percepisce una minore capacità di risparmio rispetto alle generazioni precedenti, a causa delle attuali condizioni macroeconomiche – in particolare, l’aumento del costo della vita (70%) e le condizioni lavorative contemporanee (60%) – e per i cambiamenti negli stili di vita (60%).
L’incremento del costo della vita è avvertito soprattutto dalla Generazione Z (76%) e dai Boomer (77%), mentre a indicare le differenti condizioni lavorative è soprattutto la Generazione X (65%), quella cioè dei nati tra la metà degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta. Rimane in ogni caso alta, presso tutte le generazioni, l’attenzione al risparmio, quando possibile. E gli investimenti?



Sei italiani su dieci investono con una progettualità specifica

Nell’attuale contesto, appare ancora forte la propensione verso la liquidità. E tra chi investe si nota una lieve crescita di quanti hanno una propensione verso strumenti finanziari più rischiosi, che in compenso sono più attraenti per via delle opportunità di maggior rendimento offerte. Per quattro italiani su dieci, l’accumulo di denaro è fine a sé stesso, non ha bisogno di ulteriori motivazioni: in altre parole, c’è un 40% di italiani che accumula senza avere un preciso progetto in testa. C’è di buono che invece per il restante 60% vale il contrario: è questa, infatti, la quota di chi risparmia al servizio di una progettualità specifica, con lo sguardo rivolto al lungo termine.
Il 2024 mostra una contrazione, seppur lieve, del livello di apertura all’investimento: dichiara infatti di investire una parte dei risparmi il 34% degli italiani, a fronte del 36% nel 2023. Pressoché stabile la propensione a spendere il denaro o a tenerlo a disposizione sul conto corrente: siamo al 63%, a fronte del 62% del 2023 e del 63% del 2022.
Va però anche detto che, alla luce del ridimensionamento – cui abbiamo assistito nei mesi scorsi – dei tassi d’interesse sui titoli di Stato e sui più tradizionali strumenti di risparmio, si è lievemente ridimensionata la propensione verso gli strumenti finanziari più sicuri: alcuni investitori si sono spinti a considerare l’azionario in quanto alternativa che offre rendimenti più consistenti sugli investimenti.



A cosa danno più peso gli italiani quando investono?

Quando si investe, secondo l’indagine, si guarda alla rischiosità dell’investimento (33%) e all’impatto positivo su ambiente e società (20%). In calo la quota di chi si dice attento alla solidità del soggetto proponente (18% contro il 23% nel 2023), segno di una maggiore tranquillità nei confronti del sistema finanziario. Una quota non trascurabile della Gen Z (il 19%, a fronte del 16% del totale) considera il rendimento l’aspetto prioritario dell’investimento, mentre il 23% (superiore al 20% della popolazione) si definisce interessato a investire in attività con un impatto positivo sull’ambiente e sulla società.
Nella Generazione Z, infine, sembra emergere una maggior polarizzazione tra chi si dice più attento all’immediato e chi si dichiara invece guidato da una visione più sistemica, di medio e lungo termine.



Cicala o formica? Cosa possiamo imparare dall’indagine Acri-Ipsos sul risparmio

Cicala e formica, insomma: siamo sempre lì. Ma quando si tratta di valorizzare il risparmio costruito mese dopo mese, l’approccio dell’operosa formica è l’unico realmente vincente. Non pensare solo alla bella stagione che si sta vivendo, ma a tutti gli obiettivi di vita. A breve, medio e lungo termine (inclusa la pensione, alla quale è bene lavorare fin da subito, non importa quanto possa sembrare lontana).
Eventualmente con un approccio graduale, che consenta di entrare sui mercati un po’ alla volta, per aggirare le resistenze emotive e la tendenza a rinviare, compensare la volatilità e cogliere il buono che tutte le fasi, in un modo o nell’altro, possono offrire.


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