11 luglio 2017

PIR, un debutto incandescente

Pubblicato in: Economia & Mercati

Dall’inizio del 2017, in materia finanziaria, non si sente parlar d’altro: i Piani Individuali di Risparmio, che permettono di investire a medio-lungo termine nelle PMI italiane beneficiando di vantaggi fiscali, hanno letteralmente conquistato il cuore degli investitori. Ma in Europa, strumenti finanziari di questo tipo esistevano già, come ad esempio gli Individual Savings Account (ISA) britannici oppure i Plan d’Erpagne Action (PEA) francesi.

Eppure i PIR, che secondo Assogestioni avevano già superato quota 3 miliardi di raccolta ad aprile, sembrano particolarmente apprezzati. Perché?
Votati al Made in Italy, i PIR rappesentano oggi per gli investitori del Belpaese il veicolo di investimento migliore per dare sostegno alle piccole e medie imprese, godendo allo stesso tempo di vantaggi fiscali niente male. Di recente poi, la revisione della normativa PIR ha chiarito molti dubbi interpretativi a riguardo e messo in chiaro che tra i vantaggi principali, ai PIR viene applicata un’aliquota pari a zero.

I PIR insomma, si propongono come un elemento importante per “far girare il denaro”.
Forse si potrebbe dire che uno dei “limiti” di questi strumenti finanziari sta nel dover necessariamente entrare nel mercato (azionario o obbligazionario) per poterli utilizzare. Ma più che un limite questo potrebbe apparire come un’opportunità. Infatti, in questo modo imprese e risparmiatori hanno l’occasione di diventare artefici di un miglioramento di cui il Belpaese ha bisogno.

Il mondo dell’energia
In una fase di ripresa economica e di instabilità geopolitica, dovuta all’uscita degli USA dai patti di Parigi sull’ambiente voluta da Trump, i prezzi sembrerebbero destinati ad una veloce impennata. Il continuo ribasso dei prezzi dell’oro nero, invece, mostrano che sta accadendo il contrario. Il mondo dell’energia, comunque, ha pronte le sue armi difensive: basti pensare che la storica acciaieria Falck si è oggi convertita all’energia solare ed eolica.

MERCATO AZIONARIO
Il ritmo di crescita è ancora lento, ma nel primo trimestre abbiamo assistito ad una vera e propria ripresa del mercato azionario europeo, complici una maggiore stabilità politica dovuta alla conquista dell’Eliseo da parte di Macron e le stime in rialzo del PIL (+0,5% nell’ultimo trimestre). Secondo le ultime indagini, infatti, superata anche la paura della deflazione, oggi l'equity europeo offre un rendimento superiore al 3%. Con i risultati aziendali che migliorano ogni trimestre, l’Europa sembra dunque godere di un buon momentum che rende l'area ancora più allettante per gli investitori. Certo, l’azionario non è esente dai rischi, ma in un investimento la chiave per proteggersi dal rischio è un’adeguata diversificazione: i fondi di investimento offrono una soluzione in questo senso, e a lungo termine possono rendere degli ottimi frutti.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Se l’azionario è in un periodo tutto sommato florido, lo stesso non si può dire per l’altra parte della medaglia. Il mercato dei bond, infatti, sta attraversando una fase piuttosto complicata. Il mercato obbligazionario si trova al termine di un ciclo di oltre 30 anni in cui i prezzi hanno raggiunto i massimi mentre i tassi si sono ridotti alla soglia dello zero. Critiche verso chi investe in bond vengono dall’oracolo di Omaha, Warren Buffett, e da Sandra Crowl di Carmignac, che considerano “folle” chi pensa di investire nell’obbligazionario in questa fase del mercato. Tra l’altro, anche gli studi più recenti dell’American Bank hanno evidenziato come il livello delle obbligazioni europee sia sceso al minimo storico toccando il 2,79%, un dato che impallidisce al confronto con il 26% di rendimento ottenuto prima della crisi del 2008. È pur vero che per ottenere una diversificazione ottimale occorre anche che una parte del portafoglio sia dedicata a questo mercato, ma come limitarne i rischi? Scegliendo attentamente l'asset allocation e privilegiando prodotti con rischio prossimo allo zero (come i titoli di Stato tedeschi), oppure le obbligazioni societarie o ancora i più floridi mercati emergenti.

 


 
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