Avversi al rischio, legati al mattone: identikit degli investitori italiani

Avversi al rischio, legati al mattone: identikit degli investitori italiani

Pubblicato il 10 aprile 2019 in Vademecum

Esiste un investitore medio? Forse in Italia. A livello internazionale, non sembra proprio. È questo quanto emerge dal primo studio di Morningstar condotto a livello globale sui portafogli degli investitori . Uno studio che ha analizzato ben 14 mercati, considerando fattori come le pratiche locali, l’offerta dei prodotti e le normative sul settore finanziario.
L’analisi ha portato a galla un’ampia divergenza tra i portafogli degli investitori, che risentono del luogo nel quale vivono. Le pratiche di mercato locali e la cultura dell’investimento, la rete di sicurezza pensionistica e il panorama normativo si riflettono infatti sulle esigenze finanziarie degli investitori e sulla loro propensione al rischio. Cosa dire, per esempio, degli investitori italiani?


L’investitore italiano non è un amante del rischio

Tra gli investitori italiani si conferma una certa avversione al rischio, che si traduce in:
• una quota relativamente significativa di contanti e depositi rispetto al totale delle attività finanziarie;
• un’esposizione azionaria relativamente bassa;
• alti tassi di proprietà della casa;
• saldi di debito generalmente bassi.

Un approccio prudente e conservativo che, ci dice lo studio di Morningstar, dipende da fattori culturali, sociali e anche economici. Il livello relativamente basso di alfabetizzazione finanziaria contribuisce a spiegare l’atteggiamento dei nostri investitori, così come i fattori demografici, tenuto conto del fatto che oltre un quarto della popolazione ha più di 60 anni.
Nel complesso, sottolinea lo studio, le famiglie italiane tendono a essere ricche di beni ma povere di reddito. Ma va anche detto che negli ultimi decenni è lievemente cresciuto il grado di rischio assunto. Si è notata infatti una maggiore diffusione degli investimenti in fondi comuni, su cui gli italiani si sono orientati riequilibrando i loro portafogli anche rispetto all’esposizione ai titoli di Stato.
Proprio questi ultimi hanno storicamente avuto un ruolo più importante e consistente nel patrimonio totale delle famiglie nostrane rispetto a quelle di altri Paesi europei.


La popolarità dei fondi comuni d’investimento tra gli investitori privati

Fondi comuni ed etf sono nel complesso molto diffusi tra gli investitori, i quali possono contare su un’ampia gamma di strumenti distribuiti a livello nazionale. Ma tolti i Piani Individuali di Risparmio, o PIR, l’Italia offre ancora pochi o nessun incentivo fiscale per incoraggiare gli investimenti a lungo termine.
Ed è invece grazie anche agli incentivi fiscali che i prodotti assicurativi costituiscono un altro asset finanziario particolarmente popolare: le assicurazioni sulla vita rappresentano la parte più consistente di questa allocazione.
Nel settore dei fondi comuni di investimento, i fondi domiciliati in Italia costituiscono meno della metà del patrimonio delle famiglie investito in fondi, il che – ci dice sempre lo studio di Morningstar – “significa che la maggior parte della ricchezza delle famiglie è investita in fondi domiciliati all’estero” .
Spesso si tratta di fondi cosiddetti “round-trip”, precisa lo studio, ossia domiciliati in Lussemburgo o in Irlanda ma istituiti e gestiti da società di gestione del risparmio italiane e distribuiti e venduti prevalentemente sul mercato italiano. Il nostro mercato si caratterizza poi per la popolarità dei fondi a scadenza fissa. Ma una voce ancora importante è quella dell’investimento immobiliare.


Investimento immobiliare, un grande classico per gli investitori privati italiani

Il “mattone” è un elemento distintivo degli italiani, anche se in tutta Europa è una componente chiave della ricchezza. Nel nostro Paese costituisce l’asset più importante non solo per i ceti medi, ma anche per quelli più alti. La casa è spesso di proprietà – e non è gravata da mutui – e trasferita tra le generazioni mediante eredità.
C’è poi tutto il tema della sostenibilità, che trova gli investitori italiani abbastanza ricettivi: noi, come del resto gli investitori di diversi Paesi europei, le attribuiamo un ruolo di supporto alla costruzione del portafoglio. Un altro “mattone” – tanto per restare in tema immobiliare – sempre più importante.
Nel complesso, si conferma l’idea secondo la quale gli italiani potrebbero “osare” di più, ovviamente con l’aiuto e l’affiancamento di validi professionisti della consulenza finanziaria e tenuto conto delle tutele offerte dalle normative a tutti i livelli.
Con la consapevolezza che, seppure vadano ancora fatti dei passi in avanti sul piano fiscale, già oggi sono previste agevolazioni interessanti in ambito polizze, PIR e fondi pensione. Un vero peccato non tenerne conto e trascurare, così, opportunità anche molto interessanti.

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