FMI: i tre pivot che servono all’economia globale
Ora che la battaglia contro l’inflazione inizia a dare i suoi frutti, l’economia globale si trova a un crocevia: per proseguire lungo un sentiero di crescita, è necessario compiere quelli che il Fondo Monetario Internazionale definisce tre “pivot”: uno di tipo monetario, uno di tipo fiscale e uno – il più difficile – di tipo strutturale.
Nel suo ultimo Outlook trimestrale sull’economia globale – diffuso a ottobre, poco prima del voto che ha riconsegnato le chiavi della Casa Bianca nelle mani del repubblicano Trump – il Fondo Monetario stima una crescita globale stabile intorno al 3,2% per quest’anno e per il prossimo.
Un dato globalmente positivo, frutto di un’economia in buona forma negli Stati Uniti d’America, che compensa il rallentamento di alcune grandi potenze europee, mentre nelle aree emergenti sono state riviste al ribasso le previsioni per il Medio Oriente, l’Asia centrale e l’Africa sub-sahariana e al rialzo quelle sull’Asia emergente, che beneficia della corsa dell’Intelligenza Artificiale (e, dunque, dell’aumento della domanda di semiconduttori).
Quanto all’inflazione, dopo aver toccato un picco al 9,4% su anno (dato globale) nel terzo trimestre del 2022, l’indice dei prezzi al consumo è atteso in discesa al 3,5% entro la fine del 2025, al di sotto del livello medio (3,6%) osservato tra il 2000 e il 2019.
Tre cambiamenti più che mai necessari
Ora, dunque, sono altri i rischi che si profilano all’orizzonte per l’economia globale, scrive il Fondo Monetario: un’escalation dei conflitti in atto, politiche monetarie restrittive troppo a lungo, il ritorno di una elevata volatilità sui mercati finanziari o un rallentamento della crescita in Cina. Per far fronte a simili sfide, è necessario a questo punto mettere in atto i tre forti cambiamenti – o “pivot” – citati in apertura.
Il primo riguarda le politiche monetarie ed è in parte già in atto. A partire dal giugno di quest’anno, infatti, le banche centrali delle maggiori economie avanzate hanno iniziato a tagliare i tassi di interesse, inaugurando di fatto il ritorno verso una politica monetaria neutrale. Questo dovrebbe offrire supporto all’attività economica e alleggerire la pressione sulle economie emergenti. Tuttavia, è importante non abbassare la guardia.
L’inflazione nel settore dei servizi rimane elevata, su livelli quasi doppi rispetto a prima della pandemia. Inoltre, oggi il mondo è interessato da shock di varia natura – da quelli legati alla catena delle forniture fino a quelli connessi ai cambiamenti climatici e alla geopolitica – che rendono ancora più difficile il compito della politica monetaria di mantenere la stabilità dei prezzi.
Rigore fiscale per contenere il debito
Per quanto riguarda il secondo “pivot”, il Fondo Monetario Internazionale auspica un maggiore rigore fiscale. Una raccomandazione che appare particolarmente calzante in un momento in cui, negli Stati Uniti, il presidente eletto Donald Trump promette un ambizioso pacchetto di spese e alleggerimento fiscale. “Dopo anni di politiche fiscali generose, è giunto il momento di stabilizzare le dinamiche del debito e ricostruire le necessarie riserve”, si legge nell’Outlook trimestrale del Fondo.
L’appello per le riforme strutturali
Infine, l’FMI richiama l’attenzione sulla necessità di riforme strutturali volte a migliorare le prospettive di crescita e sostenere la produttività. In particolare, il Fondo auspica “ambiziose riforme domestiche, che spingano su tecnologia e innovazione, per migliorare la competitività e l’allocazione delle risorse, stimolare l’integrazione economica e incentivare gli investimenti privati”.
Il quadro tratteggiato dal Fondo Monetario resta dunque, nel complesso, cautamente positivo, ma cita diversi punti di attenzione – primo tra tutti la dinamica del debito – che meritano di essere monitorati con attenzione. Rimanendo però sullo sfondo di una pianificazione finanziaria che deve innanzitutto guardare agli obiettivi personali e familiari di breve, medio e soprattutto lungo termine. Il contesto può dare molti spunti, ma il rumore non deve convincere l’investitore a distogliere lo sguardo da ciò che per lui (o lei) più conta.