16 novembre 2022

Cosa sono e come funzionano i cicli economici

Pubblicato in: Vademecum

Europa e Stati Uniti si trovano alle porte di una recessione economica? È probabile. Ed è anche una cosa del tutto fisiologica. Sì, perché se è vero che nel corso dei secoli l’attività economica è cresciuta – trasformando il modo di produrre e migliorando nel complesso il tenore di vita dei cittadini – è anche vero che, da che mondo è mondo, le fasi di espansione si alternano a fasi di rallentamento, caratterizzate da un aumento della disoccupazione e da una forte contrazione nella produzione, nel reddito e nel consumo.
Ecco, questa sequenza di espansioni e cali dell’attività è nota come ciclo economico. Il termine risale agli anni Quaranta, quando gli economisti Burns e Mitchell definirono i cicli economici come quelle “fluttuazioni che si verificano a livello aggregato nei sistemi economici fondati sul mercato”. Nello specifico, “un ciclo consiste di espansioni che si verificano quasi contemporaneamente in molti settori dell’economia, seguite da altrettanto generalizzate contrazioni, sino alla fase di espansione del ciclo seguente”.


Conoscere le fasi del ciclo economico

Nel corso di osservazioni successive, sono state identificate quattro fasi ricorrenti: espansione, rallentamento, recessione e ripresa. L’espansione è caratterizzata da un periodo di benessere, di sviluppo economico, di grandi investimenti di capitali. Le banche sono prodighe nel concedere crediti, le imprese assumono dimensioni più ampie, la produzione si dilata. Aumentano i consumi e cresce il Prodotto Interno Lordo. Si giunge così a un punto di massima prosperità, che rappresenta il picco del ciclo economico.

Ma dopo ogni salita, inizia una discesa. La fase di rallentamento è il momento nel quale – in linea di massima – la domanda smette di crescere e inizia gradualmente a scendere (per motivi endogeni o esogeni), condizionando col tempo l’offerta. Si arriva così alla recessione, che è il punto più basso del ciclo. Ma un conto è la recessione tecnica e un altro è la recessione vera e propria.


• Quando il Prodotto Interno Lordo registra una variazione congiunturale negativa – ovvero, riporta il segno meno rispetto al trimestre precedente – per ben due trimestri consecutivi, allora si parla di “recessione tecnica”.

• In presenza di recessione vera e propria, il PIL di un certo periodo appare in calo rispetto al medesimo periodo dell’anno prima.

Ma anche nella recessione si finisce, presto o tardi, col raggiungere un punto di svolta, magari perché il credito si fa più conveniente. Inizia la fase di ripresa: si riaffacciano gli investimenti aziendali, l’occupazione e, quindi, i consumi. Si torna a una fase di espansione e il ciclo ricomincia.


A ogni ciclo economico la sua durata

La durata – e la consistenza – di queste fasi del ciclo economico non è sempre la stessa. Nella storia ci sono state recessioni particolarmente gravi e prolungate, come la famigerata Grande Depressione” del 1929. Allo stesso modo, ci sono momenti in cui il PIL appare stagnante. Diverse analisi statistiche condotte sui dati storici, tuttavia, hanno permesso di stabilire una durata media dei cicli, suddividendoli in brevi, medi e lunghi.
I cicli brevi, o di Kitchin, hanno una durata media di poco più di tre anni (40 mesi per l’esattezza) e non necessariamente raggiungono la fase di depressione. Tipicamente sono associati a specifici settori in cui, per esempio, si verifica un cambio di preferenze dei consumatori ma le aziende non sono allineate, e ciò porta a inefficienze nei processi produttivi.
Poi ci sono i cicli medi, o di Juglar, che hanno una durata media di otto-dieci anni: si potrebbero definire come una successione di cicli economici brevi, al termine dei quali il mercato non riesce a “risollevarsi” completamente. I cicli lunghi, o di Kondratieff, sono davvero lunghi: ad essi è infatti associata una durata di circa cinquanta-sessant’anni.


I cicli economici e gli investimenti

Ma perché stiamo parlando di cicli economici? Perché essi influenzano in modo significativo l’andamento dei mercati finanziari. Per chi investe – e naturalmente per i professionisti che accompagnano il cliente nelle scelte di investimento – è dunque importante avere in mente le relazioni esistenti fra il ciclo economico e le reazioni delle diverse asset class.

In generale, un’attività economica in miglioramento (ripresa/espansione) tende a favorire i mercati azionari, con i prezzi sostenuti da un miglioramento (o dalle attese di un miglioramento) degli utili aziendali.

A beneficiare di più di un contesto economico debole (quindi della fase di contrazione) sono generalmente i prezzi delle obbligazioni, sia per l’assenza di pressioni inflazionistiche sia per uno spostamento dei flussi finanziari verso le attività considerate più sicure. Infine, un’economa in fase inflazionistica alimenta il valore delle materie prime e provoca una discesa del prezzo delle obbligazioni.

Tutto questo, naturalmente, in linea di massima. Ogni singola fase del ciclo è una storia a sé e può insegnare preziose lezioni, che ogni professionista, nel corso della sua attività, può trasmettere al proprio cliente.


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