12 dicembre 2020

Gli Usa scelgono Biden: quale impatto sui portafogli?

Pubblicato in: Economia & Mercati

Una vittoria sì, ma non un trionfo


Quasi il 67% degli americani si è recato alle urne per eleggere il 46esimo presidente degli Stati Uniti: è il tasso di affluenza più alto dal 1900. I risultati hanno rivelato però una nazione profondamente divisa: alla fine il popolo ha scelto Joe Biden, ma il Congresso resta diviso, con la Camera in mano ai democratici e il Senato ai repubblicani.

L’esito del voto non è stato esattamente in linea con le previsioni: innanzitutto non c’è stata una disfatta eclatante di Trump, preannunciata da più parti. Inoltre, è mancata la vittoria schiacciante dei democratici, quell’Onda Blu tratteggiata da svariati osservatori.

Negli ultimi anni, c'è stato un solo caso (nel 1996) con un Presidente Dem (Clinton), e un Senato Repubblicano. Per i mercati comunque è stato uno scenario positivo, soprattutto per le azioni europee, che hanno superato quelle statunitensi del 21% nei 4 anni seguenti.

Infatti, anche questa volta i mercati sembrano aver tirato un sospiro di sollievo. Perché?



La stabilità, prima di tutto


Tanto per cominciare, le borse temevano sopra ogni altra cosa l’incertezza, mentre un esito in tempi brevi è sinonimo di maggiore stabilità – è vero che Trump ancora non ha ammesso ufficialmente la sconfitta e continua a parlare di brogli elettorali, ma evidentemente i mercati non gli danno eccessivo credito.
In secondo luogo, un Congresso diviso è visto come una garanzia di un maggiore equilibrio tra interessi contrapposti.

Tra i cavalli di battaglia di Biden ci sono un aumento delle tasse – guardato con diffidenza dalle imprese - e un ritorno alla regolamentazione, che peserebbe in particolare su titoli finanziari e tecnologici. 

Con un Senato repubblicano però, il presidente non avrà la strada spianata per mettere in atto i suoi piani. E questo fa bene all’azionario che, dopo gli anni di tagli fiscali e di deregulation portati avanti da Trump, temeva un repentino aumento della tassazione sulle imprese e un inasprimento della normativa.



I settori interessati


Una volta insediatosi alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio, Biden prevede anche un nuovo pacchetto di stimoli fiscali per affrontare le questioni economiche legate alla pandemia. Inoltre, ha in programma importanti investimenti in infrastrutture e prevede di incentivare l’Obamacare e la riforma dei farmaci da prescrizione.

Tra i beneficiari di un cambio di guardia alla guida della prima potenza mondiale ci saranno sicuramente gli investimenti Esg – attenti cioè ai fattori sociali, ambientali e di governance. Dopo la marcia indietro di Trump sul fronte della sostenibilità, Biden ha infatti già annunciato di voler rientrare nell’accordo sul clima di Parigi del 2015 e di sostenere una revisione del Green New Deal. L'elezione di Joe Biden è una buona notizia anche per l’azionario emergente, che dovrebbe beneficiare del ritorno del multilateralismo e di una politica estera meno caotica.



Guardare al “quadro più grande”


Quel che non cambierà – e non è certo un fattore secondario – è la politica della banca centrale, la Federal Reserve, che continuerà a essere guidata da Jerome Powell (il suo mandato termina a febbraio 2022). Questo è un forte elemento di stabilità per i mercati che, in definitiva, si lasciano influenzare dalla politica solo fino a un certo punto.

Guardando alla situazione su un orizzonte di medio lungo termine, infatti, i fondamentali economici sono probabilmente più importanti per gli investimenti rispetto alla vittoria di uno o dell’altro candidato.

Chi lavora nel mondo degli investimenti lo sa bene, il consiglio importante da dare ai propri clienti rimane sempre lo stesso: mantenere il focus sul lungo periodo, senza perdere di vista i propri obiettivi personali e l’orizzonte temporale – possibilmente assicurandosi di avere un piano per arrivarci – indipendentemente dalle elezioni e dai mercati.


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