14 febbraio 2022

Ieri, oggi, domani: gli ori che l’Italia ha vinto (e che può ancora vincere)

Pubblicato in: Economia & Mercati

“Il mondo ora ci guarda con invidia e ammirazione”. Una frase che suona come una certificazione di qualità, dato che a pronunciarla è stato Mario Draghi, forse l’uomo politico oggi più stimato al mondo, che ci ha fatto guadagnare la copertina del settimanale “The Economist”. Un settimanale che per molti anni ci ha criticato, arrivando a farsi beffe di noi. E che alla fine, invece, ha messo proprio l’Italia sul gradino più alto del podio, celebrandoci come personaggio dell’anno, con tanto di editoriale.
Cerimonia solenne, quella che si è tenuta il 23 settembre 2021. A premiare i nostri atleti e a complimentarsi con loro c’erano il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con Draghi e Malagò: le due massime autorità del nostro Paese e il rappresentante dello sport italiano. L’incontro con le medaglie olimpiche ha rappresentato alla perfezione ciò che ha vissuto l’Italia nel 2021 e come sta trasformandosi il nostro Paese. Abbiamo vissuto un’estate dorata, che pare il capitolo di un libro sulla nostra rinascita e sulle possibilità di diventare leader in Europa.
Il successo nello sport è diventato motore di fiducia tra i cittadini e spinta per superare i momenti bui e i dolori della pandemia. Ma i trionfi di questa stagione magica non sono confinati allo sport: prima che l’estate avesse inizio, i Maneskin hanno trionfato agli Eurovision Song Contest – cosa che porterà nella nostra Torino la prossima edizione della kermesse – e ricevuto la consacrazione da parte dei Rolling Stones.


Il momento felice coinvolge anche il nostro sistema economico


Quest’estate non era solo l’Italia dell’atletica a collezionare medaglie: anche Piazza Affari, proprio ad agosto, segnava una serie di record, facendoci tornare a livelli precedenti il fallimento della Lehman Brothers. Piazza Affari ha poi brindato a un’ottima annata, segnando nel 2021 un rialzo a doppia cifra, +23%. Sul tetto dell’Europa stavolta ci siamo noi, dietro solo a Parigi e davanti perfino a Wall Street, tanto che Il Sole 24 Ore, nell’ultimo numero dell’anno, titolava in prima pagina “Piazza Affari meglio del Nasdaq”.
Grandi risultati, che diventano roboanti se guardiamo all’indice Star, il meglio del “made in Italy”: con il suo +40%, siamo stati campioni d’Europa e del mondo.
Un rialzo, quello di Borsa, che è lo specchio dei risultati registrati dall’economia reale: +6%, cifra che non si vedeva dai ruggenti anni Ottanta e che potrebbe essere anche migliorata, tramutando ciò che per ora è crescita congiunturale in un’espansione economica strutturale capace di rivoluzionare il nostro Paese, da terra di esportazione di capitali a centro d’importazione e vera attrattiva per investitori e aziende di tutto il mondo.


Eppure, dieci anni fa eravamo considerati fanalino di coda


Prima di questa stagione magica, prima ancora dei momenti dolorosi del Covid (un problema che ancora ci affligge), prima ancora dell’estate dorata, l’Italia visse anni fa un autunno drammatico in cui tutto sembrava perduto. È trascorso poco più di un decennio dal novembre del 2011, quando gli italiani – e gli investitori in particolare – fecero la triste conoscenza dello spread, la differenza di rendimento tra Btp decennale italiano e Bund tedesco di pari durata, divenuta termometro del grado di serenità (se scende) o ansia (se sale) degli investitori rispetto allo stato di salute e alle prospettive del nostro Paese.
Ebbene, il 2011 fu un anno nero per l’Italia, equiparabile forse solo al 1992, l’anno celebre per l’attacco alla lira del finanziere speculatore George Soros. Stavolta, però, a finire sotto attacco fu tutta l’economia. La sintesi in due dati: lo spread tra Btp e Bund che raggiunse la vetta dei 575 punti, mai visti nemmeno dopo il crack Lehman e la crisi finanziaria del 2008, e il rendimento sul Btp decennale vicino al 7%.


Ore, giorni, settimane drammatiche. “A quiet coup d’Etat”, un colpo di Stato silenzioso, disse il filosofo tedesco Juergen Habermas in un’intervista al Der Spiegel del 25 novembre 2011. Ma proprio la Germania, con il suo atteggiamento severo e ostile, contribuì a esacerbare la crisi, nostra e di tutti i Paesi dell’Europa mediterranea, che in quel periodo furono marchiati con l’infelice appellativo di “Pigs”.


Dall’Europa dell’austerità all’Europa che (finalmente) fa squadra


La Germania non fu l’unica a voltarci le spalle. Accanto a lei la Francia, terzo pilastro dell’Europa unita. Ricorderemo tutti lo scambio di sguardi e ironici sorrisini tra Merkel e Sarkozy durante la conferenza stampa a Bruxelles di domenica 23 ottobre, che indignarono l’Italia intera.
E alla porta sbattuta in faccia dalla politica europea si aggiunse la freddezza delle istituzioni finanziarie che, attraverso nuove regole e mancati accordi, misero in difficoltà tutte le banche europee, principalmente le nostre. Infine la Bce che, attraverso l’allora presidente Jean-Claude Trichet, prima compì il fatale errore di aumentare i tassi e poi fece recapitare al nostro governo un richiamo severo sui nostri conti e la nostra gestione economica.
Tante difficoltà e pochi amici, insomma. Ma ci siamo ugualmente rialzati, con le nostre forze. Da momenti bui a momenti di gloria, e di questo dobbiamo essere orgogliosi, perché ora l’Europa e gran parte della stampa internazionale ci guardano con ammirazione, e da un certo punto di vista hanno fiducia e puntano sulla nostra crescita come traino per la ripresa economica ed esempio di autorevolezza internazionale. Con Mario Draghi, l’uomo che da presidente Bce portò l’Europa fuori dall’incubo della crisi dell’euro nel 2012, oggi è pronto il rilancio dell’Italia.
Alla politica monetaria ultragenerosa e al possente piano d’aiuti economici dell’Europa si affianca un asset fondamentale del nostro Paese: la straordinaria capacità di esportare, virtù e qualità che il nostro Paese ha nel suo dna e che, grazie a una ripresa internazionale, potrà solo aumentare. In ultimo ci sono la nostra capacità di risparmiare e l’enorme quantità di risparmio che ancora giace passivamente e infruttuosamente sui conti degli italiani. Denaro privato che, sommato alle risorse pubbliche, può diventare un ottimo combustibile per il motore italiano.


Una grande occasione irripetibile anche per il risparmio


Ad oggi, gran parte del risparmio investito degli italiani è diretto su strumenti internazionali, l’offerta è più allettante e remunerativa. Compito della nostra politica è creare le condizioni di mercato affinché l’offerta nazionale possa diventare più ricca, attraverso per esempio l’agevolazione delle quotazioni di tutte le imprese italiane che ancora sono ai margini del mercato dei capitali. L’industria del settore, anche attraverso lo strumento dei Pir, sta cercando di cogliere quest’occasione fornendo ai risparmiatori i veicoli migliori per affrontare questa grande e forse irripetibile occasione.
Ricordiamoci degli ultimi dieci anni, di quanto abbiamo sofferto e di come siamo riusciti nelle difficoltà a creare l’ennesima occasione d’investimento che oggi sta cominciando a mostrare i primi risultati. Dev’essere l’occasione da non perdere. Anche l’economia del nostro Paese ha ora quattro motori per correre e vincere finalmente l’oro dell’economia.
“Il mondo ora ci guarda con invidia e ammirazione”: è successo anche molti anni fa. Non sarebbe una novità, e oggi possiamo replicare quella felice esperienza.


Approfondimenti sulla pianificazione finanziaria

Investimenti online 
Protezione 
Previdenza 
Family Banker: professionisti della consulenza finanziaria 


AVVERTENZA LEGALE: questo è un foglio di informazione aziendale con finalità promozionali che riflette le analisi, effettuate da Banca Mediolanum, sulla base dell’attuale andamento dei mercati finanziari il cui contenuto non rappresenta una forma di consulenza nè un suggerimento per gli investimenti.
NOTA DI REDAZIONE : gli argomenti sono frutto di elaborazione interna.
 
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.
Le informazioni riportate non devono essere intese come una raccomandazione, diretta o indiretta, o un invito a compiere una particolare operazione. Per verificare le soluzioni più adatte alle tue esigenze e adeguate al tuo profilo di investitore rivolgiti sempre al tuo Family Banker.