29 novembre 2021

Italia “promossa” dal FMI, ma la crescita globale perde slancio

Pubblicato in: Economia & Mercati

L’Italia fa, per una volta, la prima della classe. Il Paese si trova “in una fase di forte ripresa” e questo è frutto della buona risposta politica alla crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19: le misure adottate hanno infatti protetto la struttura dell’economia e consentito una ripartenza forte.

Parola del Fondo Monetario Internazionale, che nel suo ultimo World Economic Outlook ha ritoccato al rialzo le stime di crescita del Pil italiano: ora l’economia è attesa in crescita del +5,8% nel 2021, 0,9 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di luglio e meglio della media dell’area euro, ferma per quest’anno a +5%. Per il 2022 la stima sul Pil italiano è invariata al +4,2%, mentre per il 2026 la crescita si prospetta all’1%.

Buone notizie anche sul fronte del rapporto debito/Pil in Italia: stando alle nuove indicazioni del Fondo, dovrebbe attestarsi al 154,8% nel 2021 (era al 155,8% nel 2020) e nel 2022 scenderà ancora al 150,4%, per arrivare al 146,5% del Pil nel 2026.


La campagna vaccinale ha dato la spinta

A dare la spinta alla ripresa del Belpaese è stata soprattutto la campagna vaccinale, vero e proprio punto di svolta nella gestione della crisi, ha osservato Alfred Kammer, direttore del dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale. Ora però “è importante che le riforme strutturali nell’ambito del Piano di Ripresa e Resilienza siano attuate”, ha aggiunto Kammer: “parliamo della modernizzazione della giustizia e della pubblica amministrazione, della riduzione delle barriere alla concorrenza. Questo aumenterà il potenziale di crescita dell’Italia sul lungo termine”.

Certo, guardando al contesto generale non si può dire che la crisi sia completamente alle spalle, anzi. "La bilancia dei rischi sulla crescita è al ribasso", osserva il FMI, che ha limato le stime sulla progressione del Pil globale per il 2021 a +5,9%, 0,1 punti percentuali in meno rispetto al +6% delle previsioni di luglio, mantenendo +4,9% per il 2022. Anche gli Stati Uniti crescono meno del previsto: il Pil nel 2021 è atteso a +6%, un punto percentuale in meno rispetto alle stime di luglio, mentre la crescita attesa dell'Eurozona è migliorata a +5% per il 2021 (+0,4 punti percentuali) e a +4,3% per il 2022.



Vaccinazioni a doppia velocità

La ripresa economica a livello mondiale sta proseguendo, ma sembra aver perso slancio a causa della diffusione della variante Delta del coronavirus e dei problemi alle catene di approvvigionamento e alla produzione, che ne limitano i progressi, sostengono gli esperti del Fondo Monetario. A destare preoccupazione è soprattutto la “pericolosa divergenza delle prospettive economiche” fra i vari Paesi, dovuta essenzialmente alle forti disparità “nell’accesso ai vaccini e nelle politiche di sostegno” all’economia.

Mentre quasi il 60% della popolazione nelle economie avanzate è completamente vaccinata, infatti, circa il 96% della popolazione nei Paesi a basso reddito resta non vaccinato, ha evidenziato Gita Gopinath, capo economista del Fondo. Questo dato, secondo gli esperti, si riflette direttamente sulle prospettive economiche. “Le economie avanzate torneranno al trend pre-pandemia nel 2022 e lo supereranno dello 0,9% nel 2024. I mercati emergenti e in via di sviluppo, esclusa la Cina, resteranno il 5,5% al di sotto delle stime pre-pandemia nel 2024”, ha spiegato ancora Gopinath, sottolineando come la pandemia e il cambiamento climatico minaccino di inasprire le divergenze fra le economie.



Inflazione e politiche monetarie

Sul fronte dell’inflazione, proseguono gli esperti del Fondo Monetario, i prezzi sono aumentati rapidamente negli Stati Uniti e in alcune economie emergenti e in via di sviluppo. Nella maggior parte dei casi, l’incremento riflette gli squilibri tra domanda e offerta legati alla pandemia e i prezzi delle materie prime decisamente più alti rispetto a un anno fa.

“Nella maggioranza dei casi, le pressioni inflazionistiche dovrebbero attenuarsi nel 2022. In alcune economie emergenti e in via di sviluppo, però, ci si aspetta che tali pressioni persistano a causa dei prezzi elevati dei prodotti alimentari, degli effetti ritardati dei costi più alti del petrolio e del deprezzamento del tasso di cambio che fa salire i prezzi dei beni importati”.

In questa fase, la politica monetaria in generale “dovrà camminare su una linea sottile”, dovendo da un lato tenere sotto controllo l’inflazione e i rischi finanziari e dall’altro sostenere la ripresa economica.


Le priorità per uscire dalla crisi

Per concludere, il Fondo Monetario Internazionale traccia alcune linee guida per le politiche dei governi nazionali. Le vediamo in sintesi qui di seguito.

• Tanto per cominciare, la spesa per l’assistenza sanitaria resta la priorità.
• Le banche centrali, poi, dovranno essere pronte ad agire rapidamente nel caso in cui la ripresa si rafforzi più velocemente del previsto o i rischi di aumento delle aspettative di inflazione diventino tangibili, ma con una comunicazione sempre trasparente e chiara sulle prospettive di politica monetaria.
• È inoltre importante affrontare tutte le sfide poste dall’economia post-pandemica, a cominciare dalle nuove opportunità di crescita legate alla tecnologia verde e alla digitalizzazione.
Senza dimenticare l’emergenza climatica: è fondamentale raddoppiare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, considerato che le azioni e gli impegni attuali non sono sufficienti per prevenire un pericoloso surriscaldamento del pianeta.

La comunità internazionale dovrebbe infine risolvere le tensioni commerciali e invertire le restrizioni messe in atto nel biennio 2018-2019, rafforzare il sistema commerciale multilaterale regolamentato e portare a compimento l’accordo su una tassa minima globale che aiuti a supportare gli investimenti pubblici.


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