Fondi comuni, Gen Z e Millennials guadagnano terreno

Fondi comuni, Gen Z e Millennials guadagnano terreno

Pubblicato il 09 dicembre 2025 in Financial Advise

Un italiano su cinque investe in fondi comuni e l’interesse cresce anche tra le generazioni più giovani. Stando all’ultimo Osservatorio di Assogestioni sui sottoscrittori(1), alla fine del 2024 circa 11,6 milioni di italiani detenevano almeno una quota di un fondo comune: circa 500mila in più rispetto all’anno precedente, per un patrimonio complessivo che supera i 600 miliardi di euro.


Più della metà di chi investe si affida a un consulente

La fotografia scattata da Assogestioni trova conferma nei dati di un recente studio di YouGov, secondo cui il 32% della popolazione adulta italiana dichiara di investire in strumenti finanziari (azioni, fondi, ETF, previdenza). Stiamo parlando di circa 16 milioni di persone. Di questi, il 44% investe in autonomia, mentre il 52% si affida a un consulente finanziario. Interessante notare che la propensione a chiedere supporto è più forte fra i giovani: il 63% dei 18-34enni che investono lo fa con l’aiuto di un consulente, a fronte del 46% nella fascia over 55.

In crescita anche il valore medio investito, salito a 52.000 euro grazie anche al buon andamento dei mercati. Ma questa cifra, segnala Assogestioni, nasconde una realtà molto disomogenea: circa la metà dei sottoscrittori investe cifre contenute, fino a 21mila euro, mentre il 75% delle masse totali fa capo a solo il 25% degli investitori (i più abbienti): l’investimento mediano si colloca infatti molto più in basso, nella forchetta tra i 15mila e i 21mila euro.

Si tratta in parte anche di una questione anagrafica, con i giovani che investono cifre decisamente più contenute rispetto ai “senior”:

  • tra gli appartenenti alla Gen Z, l’investimento medio si ferma a 14mila euro;
  • tale voce sale a 24mila euro per i Millennial;
  • i Boomer, dal canto loro, investono in media 62mila euro.


L’età media resta elevata, ma i giovani investono di più

A proposito di questioni anagrafiche, dalle analisi di Assogestioni è emerso che l’età media dell’investitore in fondi è di 61 anni, con i Boomer che rappresentano il 41% del totale e detengono quasi metà della ricchezza complessiva: una partecipazione che accende i riflettori sulla tematica della longevità, con la necessità, per i consulenti, di mettere a punto asset allocation pensate per una vita in media più lunga e strategie per un corretto passaggio generazionale della ricchezza.

Parallelamente, la quota di under 45 sta registrando una crescita lenta ma costante: Millennial e Gen Z rappresentano il 15% della platea complessiva degli investitori in fondi e quasi uno su quattro (23%) tra i nuovi investitori del 2024. È un dato che, pur restando distante dai livelli internazionali (l’età media dei sottoscrittori americani è di 54 anni), segnala l’inizio di un vero ricambio generazionale. Anche la presenza femminile continua a rafforzarsi: le donne rappresentano oggi il 47% dei sottoscrittori, contro il 34% di fine anni Novanta.


Meno market timing, più pianificazione

I giovani investitori decidono in modo diverso rispetto ai loro genitori e nonni: privilegiano importi iniziali più contenuti e strumenti più flessibili. Oggi il 21% degli italiani investe solo tramite Piani di Accumulo del Capitale (PAC) e, includendo chi combina PAC e PIC, quasi quattro sottoscrittori su dieci adottano modalità graduali.

Tra gli under 40, il ricorso ai PAC è ancora più marcato, con oltre il 50% che sceglie questa modalità. Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale: gli investitori paiono infatti sempre meno legati al cosiddetto “market timing” (ai tentativi, cioè, di azzeccare il momento giusto per entrare sui mercati) e più vicini a una logica di pianificazione. Una vicinanza che apre nuove opportunità di dialogo per i consulenti finanziari.


Una sfida duplice per i consulenti 

I dati Assogestioni e YouGov delineano un quadro chiaro: gli italiani investono di più e meglio, ma chiedono un nuovo tipo di relazione, meno asimmetrica, più trasparente e orientata alla fiducia reciproca. Il consulente finanziario è chiamato a evolvere da gestore di portafogli a costruttore di fiducia, capace di educare, spiegare e accompagnare il cliente in un percorso consapevole.

Per le reti bancarie, la sfida è duplice:

  • da un lato, mantenere la relazione con i clienti più maturi, che rappresentano ancora la gran parte delle masse gestite;
  • dall’altro, intercettare le generazioni più giovani con linguaggi, canali e prodotti su misura.

In quest’ottica, la crescita dei PAC e la diffusione di strumenti digitali offrono l’occasione di integrare canali tradizionali e digitali, creando percorsi ibridi in cui la tecnologia supporta la relazione ma, naturalmente, non la sostituisce.


1) assogestioni.it



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