Recentemente ha un po’ ripiegato, ma negli ultimi mesi il rally dell’oro sembrava inarrestabile. Il metallo giallo, simbolo per eccellenza di asset “sicuro” sui mercati finanziari, si è apprezzato del 65% dall’inizio dell’anno al 17 di ottobre, superando per la prima volta nella storia la soglia dei 4.300 dollari l’oncia (nel momento in cui scriviamo, è tornato sui 4.100 dollari).

Nella sua corsa, ha trascinato con sé altri metalli preziosi. A partire dall’argento, che pure è salito di circa l’80% da gennaio (per poi rallentare).
Nuova corsa all’oro: cosa sta succedendo?
Un aumento dei prezzi così consistente e costante non può essere liquidato come un semplice “capriccio” dei mercati: a sostenere le quotazioni dell’oro è infatti un cocktail di fattori che si alimentano a vicenda e che mescolano trend strutturali a un’euforia incontrollata che sconfina nella FOMO, cioè la paura di perdersi un’occasione di guadagno tanto ghiotta.
Sicuramente un ruolo in questa storia lo giocano i crescenti timori degli investitori.
• Da un lato le tensioni geopolitiche, dalla guerra commerciale tra USA e Cina, che ha visto recentemente una nuova fiammata, al conflitto ancora aperto tra Russia e Ucraina, fino alla situazione non ancora del tutto risolta in Medio Oriente.
• Dall’altro qualche scricchiolio nel private credit USA, con le difficoltà delle banche regionali che hanno sollevato qualche dubbio sulla sostenibilità del settore. E da che mondo è mondo, nei momenti di incertezza gli investitori vendono azioni per riversarsi sui cosiddetti “safe asset”, oro in primis.
Le banche centrali acquistano a mani basse
Ma in questo caso la ricostruzione è solo parziale, e per rendersene conto basta guardare agli indici di Borsa, protagonisti anch’essi di un bull market che ha ormai compiuto tre anni di età. Tipicamente, i prezzi dell’oro – inteso come bene rifugio – salgono quando gli asset più rischiosi (leggi “equity”) scendono. Il fatto che entrambi gli asset stiano correndo è quanto meno curioso.
A contribuire all’ascesa dei prezzi, spiegano diversi analisti , sono anche gli acquisti massicci da parte delle banche centrali, che cercano di sganciarsi dalle valute tradizionali – a partire dal dollaro, che attraversa da tempo una crisi di fiducia – anche in vista dell’avvento delle valute digitali. Prime tra tutte le banche centrali dei mercati emergenti, che cedono dollaro (di cui dispongono in abbondanza) e incrementano le riserve di metallo giallo.
“Tutti sul carro dei vincitori”: quando gli acquisti avvengono sull’onda dell’euforia
A questo trend strutturale si aggiunge una buona dose di emotività degli investitori. Abbiamo citato la Fear of Missing Out (FOMO), la paura di essere tagliati fuori: visto l’incredibile rally di cui l’oro si è reso protagonista, si è innescata una sorta di spirale ascendente, per cui gli investitori si affrettano ad acquistare per non perdersi lo strepitoso guadagno.
In pratica, molti investitori sono entrati (e stanno entrando) sul mercato dell’oro non tanto per una valutazione razionale dei fondamentali, ma perché – visti i prezzi – è impensabile non esserci. Questo comportamento auto-rinforzante (in cui la domanda cresce solo perché i prezzi salgono) è abbastanza tipico delle fasi di FOMO sui mercati.
Uno sguardo al futuro (e al portafoglio)
Quanto può durare tutto questo entusiasmo? Difficile dirlo. Alcuni dei fattori che sostengono il rally dell’oro sono strutturali e potrebbero persistere, mentre l’entusiasmo potrebbe sgonfiarsi, anche solo per una massiccia presa di beneficio dopo il lungo rally, tipica dell’ultima parte dell’anno (parzialmente, è ciò a cui stiamo già assistendo). Anche una ripresa del dollaro, una de-escalation sui dazi o la fine del conflitto tra Russia e Ucraina potrebbero portare a un calo nella fame d’oro degli investitori.
Certo, di fronte allo scenario attuale non è affatto escluso che i clienti si sentano tentati di rivedere al rialzo la loro esposizione. Per chi investe, tuttavia, resta sempre valido il consiglio di non puntare tutto su un unico cavallo, per quanto promettente: molto meglio diversificare il portafoglio, mantenendolo sempre coerente con i propri obiettivi finanziari e di vita. In questo senso, l’oro potrebbe svolgere il suo ruolo di diversificazione, ma senza diventare la sola scommessa. Una regola che vale sempre, al netto di ogni FOMO possibile.
1) Morgan Stanley
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