08 aprile 2021

Finanza green, un appello al quale i consulenti non possono più mancare

Pubblicato in: Financial Advise

Una ConsulenTia tutta dedicata ai temi della sostenibilità e della finanza green: quale ruolo potranno giocare i consulenti finanziari? Se n’è parlato nella nuova edizione digitale dell’evento pensato e promosso da Anasf, l’Associazione nazionale consulenti finanziari, che si è svolta il 23 febbraio. L’edizione ha avuto il suo più importante momento di confronto nel convegno inaugurale, intitolato “Il futuro verde della finanza”, al quale insieme al presidente di Anasf Luigi Conte hanno partecipato Francesco Bicciato, segretario del Forum Finanza Sostenibile, Maria Paola Chiesi, Shared Value & Sustainability director del Gruppo Chiesi, e Nadia Linciano, responsabile dell’Ufficio Studi Economici Consob. A moderare l’incontro Andrea Cabrini, direttore di Class CNBC.


Quanto sanno di finanza sostenibile i clienti dei cf?


In un momento storico nel quale l’attenzione dei governi – incluso quello italiano – è rivolta alla necessità di lavorare insieme per la “transizione verde”, a questa domanda ha provato a rispondere un’indagine di Consob uscita a dicembre e sintetizzata nel corso di ConsulenTia dalla responsabile dell’Ufficio Studi Economici. Un’indagine mirroring su sostenibilità e investimenti, nell’ambito della quale le risposte dei clienti sono state messe a confronto con quello che di loro percepiscono i consulenti finanziari. Cosa è emerso?

Innanzitutto, che ai fattori ESG – sigla che, lo ricordiamo, sta per Environment (ambiente), Social (priorità e bisogni degli attori sociali) e Governance (gestione aziendale) – è attribuita un’importanza eterogenea. Il 40% degli investitori dichiara infatti di tenere in considerazione gli impatti ambientali e sociali delle proprie decisioni finanziarie e di investimento, mentre dal canto loro i consulenti tendono a sovrastimare la rilevanza attribuita dai clienti ai temi di governance, verosimilmente anche per effetto dell’opinione personale in materia.

In tema di investimenti socialmente responsabili (o SRI, Socially Responsible Investing), i clienti dichiarano di avere una conoscenza di base nel 26% dei casi e di essere invece ben informati nel 13%. Va un po’ meglio, ma non tantissimo, dal lato dei professionisti della consulenza, considerando che la conoscenza dichiarata è di base nel 38% dei casi e avanzata nel 17%. Nessuna conoscenza, invece, per il 61% dei clienti e per il 45% dei consulenti finanziari. Quanto all’idea che i consulenti hanno dei loro clienti, emerge una certa sopravvalutazione sulla conoscenza di base (35% a fronte del 26%) e una valutazione decisamente più corretta per quanto riguarda la conoscenza avanzata (11% rispetto al 13% che abbiamo citato poco fa).




Sugli investimenti responsabili poche idee (e confuse)


Può non stupire, a questo punto, il fatto che gli investimenti responsabili risultino poco diffusi: ma se la quota di clienti che dichiara di non possedere strumenti rientranti in questa categoria ammonta al 66%, secondo i consulenti finanziari questa stessa quota si attesta al 52%. Insomma, c’è un territorio inesplorato molto più ampio di quanto credano i consulenti.

A tenere i clienti lontani dagli investimenti sostenibili è anche l’idea non sempre corretta che hanno delle caratteristiche degli SRI. Tra queste, le risposte raccolte citano il rispetto delle istanze ESG (59%), i rendimenti differiti nel lungo termine (47%), i costi maggiori (39%) e le performance finanziarie inferiori (35%). Anche tra i professionisti esiste eterogeneità, ma la maggior parte di loro percepisce che non si tratta di prodotti più costosi.

Soltanto il 10% dei consulenti, poi, afferma di non aver mai raccomandato investimenti responsabili, mentre il 54% dice di averlo fatto di propria iniziativa. Più di un terzo dei clienti dichiara di non aver ricevuto proposte inerenti alla sottoscrizione di prodotti responsabili da parte dei propri consulenti.




La vera sfida, ancora una volta, è l’educazione finanziaria


Ancora una volta, dunque, emerge un tema importante di educazione finanziaria. “Per colmare i gap formativi dei risparmiatori sono molti i momenti in cui il cf può entrare in azione”, ha dichiarato Linciano, “a partire dalla valutazione di adeguatezza. Il professionista può svolgere infatti un ruolo attivo nella relazione con il cliente e nell’accrescimento delle competenze sugli investimenti sostenibili anche in sede precontrattuale, nella fase di definizione del portafoglio e in quella di monitoraggio. Ruolo che i clienti si aspettano, in più del 70% dei casi”.

D’altra parte, “gli investimenti SRI stanno crescendo a livello globale. L’Europa è uno dei player più importanti e l’Italia è ben posizionata dopo il Regno Unito e la Francia”, ha commentato Bicciato. “Abbiamo una grande possibilità per reindirizzare il modello di sviluppo del Paese. Una delle strategie della finanza SRI è quella del dialogo tra finanza e imprese che, quando si allineano sugli stessi obiettivi, procedono poi nella stessa direzione. La seconda è colmare il gap tra attività del cf e interesse dei clienti sui temi ESG, attraverso la comunicazione e l’educazione finanziaria, elemento centrale per far crescere operatori e investitori allo stesso tempo”, ha concluso Bicciato.



Spazio anche al confronto con i gestori

La prima edizione digitale del 2021 di ConsulenTia – seguiranno altri appuntamenti, il prossimo dedicato al ricambio generazionale – ha conservato l’alternanza di momenti di alta formazione con quelli di confronto con le società del risparmio. I soci Anasf hanno potuto interagire virtualmente, in esclusiva, con le società partner: BlackRock, Capital Group, Goldman Sachs Asset Management, J.P. Morgan Asset Management, Lombard Odier Investment Management, T.Rowe Price e Vontobel. Ognuna di loro ha dato il suo contributo, declinando i vari aspetti della sostenibilità non più come alternativa ma come fattore trainante del presente verso il futuro.

“Crediamo”, ha detto il presidente Anasf Conte, “che il 2021 imprimerà una svolta fondamentale, in termini normativi e legislativi, per la finanza sostenibile e come associazione stiamo lavorando per fornire un contributo formativo e informativo molto ampio, interessati a un approccio che vada nella direzione dell’economia sostenibile mediante più voci e attraversando lo spettro demografico, in un modello in cui le generazioni non si dovranno più affrontare ma confrontare per provare a dare una conclusione che tenga conto di tutti i fattori. È necessario inoltre definire linee di azione innovative affinché i progetti si attuino e non restino scritti sulla carta. Rappresentare una forma ecologica di azione significa anche rappresentare un formato di azione in cui le linee operative sovrastino quelle burocratiche. Questo sarà uno degli elementi centrali perché si possa immaginare un effetto moltiplicatore delle azioni nel tempo”.



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NOTA DI REDAZIONE: gli argomenti e i grafici sono frutto di elaborazione interna.

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