21 luglio 2017

Euro o dollaro. Chi è più forte?

Pubblicato in: Financial Advise

La Federal Reserve ha mantenuto le promesse, ed ha alzato il tasso di riferimento per la seconda volta in meno di sei mesi. Il Board non si è fatto condizionare dai dati economici meno brillanti del previsto ed ha deciso di alzare il target range di 25 punti base portandolo tra l’1,0% e l’1,25%. In questa prima frazione d’anno, la divergenza di politica monetaria tra la BCE e la Fed si fatta più incisiva, eppure l’euro da inizio anno si è apprezzato dell’8,0% circa nei confronti del dollaro, prendendo in contropiede la maggior delle previsioni degli operatori che ad inizio anno si aspettavano (in media) per fine 2017 un tasso di cambio USD/EUR intorno all’1,07.

Probabilmente, le mosse della Fed erano largamente scontate nei prezzi del cambio USD/EUR, perciò fino a ora i mercati si sono impressionati di più per i migliori dati di crescita del Pil della zona euro e per le parole meno accomodanti di Mario Draghi. Man mano che i dati della zona euro migliorano, il “Tapering” della BCE si fa sempre più vicino.

Cerchiamo di capire cosa è successo

In prima battuta, l’elezione di Trump ha avuto un effetto benefico sul dollaro, portandolo quasi alla parità nei confronti dell’euro verso fine anno. Dal momento dell’investitura in poi si è aperta una seconda fase. Con l’insediamento del Governo, le aspettative di stimolo fiscale che hanno accompagnato la prima fase hanno dovuto fare i conti con la realtà e con un’azione dell’esecutivo meno incisiva di quello che si pensava. Ma mano che i mercati si adattavano al nuovo scenario, la zona euro sorprendeva in positivo mentre l’economia Usa appariva fiacca.

 

Cosa può succedere da qua in avanti?

A inizio anno, in pochi si aspettavano un apprezzamento così rilevante dell’euro. Se da un lato un euro forte toglie linfa alla crescita del Pil (in quanto la domanda esterna ne risente) e concede più tempo alla Bce per rientrare dal QE (previsto per fine 2018); dall’altro lato restituisce un po’ grinta all’economia a stelle e strisce e permette alla Fed di continuare con il suo processo di normalizzazione dei tassi d’interesse.

Al momento, il tasso di cambio USD / EUR non è ancora uscito dal trading range degli ultimi tre anni compreso in una forchetta tra l’1,105 e 1,150 (dollari per 1 euro). Stando alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, l’economia Usa dovrebbe accelerare nel corso dell’anno e crescere a un tasso comunque superiore a quello della zona euro (2,1% contro l’1,7%). Inoltre, qualche spinta sul dollaro potrebbe arrivare nel momento in cui passasse la riforma sanitaria oppure ci fossero buone notizie sul fronte della riforma fiscale.

In caso contrario, se l’economia dovesse rivelarsi più debole del previsto il dollaro potrebbe diventare sempre meno interessante e più rischioso facendo salire il tasso di cambio USD/EUR verso quota 1,2.

Nei prossimi mesi sarà fondamentale monitorare i dati economici e le notizie sulla successione della Yellen e sulla riforma fiscale.


NOTA DI REDAZIONE : gli argomenti, le immagini e i grafici sono frutto di elaborazione interna.
 
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