28 gennaio 2025

Ritrovare l’equilibrio contro gli eccessi di entusiasmo

Pubblicato in: Economia & Mercati

Gennaio è, come sempre, il mese dei buoni propositi e delle previsioni. A Wall Street, per il 2025, è previsto un corale ottimismo: ci sono però degli squilibri che devono far riflettere. Ma la storia insegna che prima o poi l’equilibrio viene ripristinato. E un chiaro esempio ce lo offrono gli archivi di stampa.


Il precedente storico: i titoli biotech e l’entusiasmo del 2014

“Il 18 marzo di quest’anno, quando i titoli tecnologici hanno toccato un picco storico, le azioni di società che fanno commercio online avevano guadagnato l’88,9% in 12 mesi, i titoli del settore biotecnologico erano in rialzo del 65,7%. A quel punto i protagonisti del commercio online avevano raggiunto quotazioni di Borsa pari mediamente a 158 volte i loro utili e 5,7 volte i loro fatturati. Nel settore biotech i prezzi delle azioni in Borsa avevano raggiunto un rapporto price/earning pari a 44, e il valore dei titoli era a 19 volte i fatturati medi”.

A scriverlo fu il quotidiano La Repubblica, citando un articolo del Wall Street Journal del 18 marzo 2014, nel quale il giornalista Jason Zweig, in un periodo di buon rialzo dei mercati, evidenziava quanto in quella apparente quiete vi fossero settori che brillavano alimentando un’euforia che presto avrebbe contagiato la massa degli investitori.

Questi settori erano il commercio online e il biotech. Zweig aveva notato la disparità che si stava creando tra una manciata di titoli e l’indice S&P500, che rappresenta gran parte dell’economia. Un’esagerazione che trovò la sua acme nel biotech, dove in quel periodo 10 titoli erano arrivati a capitalizzare mille volte i loro fatturati. Eppure, nessuna di queste aziende aveva ancora visto un dollaro di utile.


Dal biotech al tech: attenzione all’eccesso di entusiasmo

A 10 anni da quell’episodio, ci ritroviamo in un’esperienza simile. I “Magnifici 7” (che, lo ricordiamo, sono Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla, oggi considerati leader della rivoluzione legata all’Intelligenza Artificiale, o AI) e in generale tutti i titoli dell’AI sono oggi temi molto divisivi, anche nelle valutazioni. Alcuni li considerano i protagonisti incontrastati del futuro, altri invece pensano che abbiano corso troppo (come i biotech nel 2014) e abbiano ancora tutto da dimostrare.

Lo stato di eccitazione trascura lo sbilanciamento che nel 2024 ha visto questo settore – che nell’indice S&P500, il più importante al mondo, pesa per poco più del 10% – avere talmente tanta forza da realizzare da solo tutto il rialzo dell’anno.


Tutti pazzi per il tech e per i “Magnifici 7”, sotto il segno dell’AI

L’altra faccia della medaglia sono i 493 titoli rimasti fermi o scesi, molti dei quali probabilmente sottovalutati nei loro fondamentali. Un tema importante e delicato, non sempre colto negli outlook delle banche d’affari internazionali.

Wells Fargo, per esempio, non parla di squilibri o di esuberanza, ma cita l’AI ipotizzando grandi progressi specifici per Grok di Elon Musk e per Llama 4 di Meta.

SaxoBank indica tra le note potenzialmente positive il boom dell’elettrificazione che pone fine all’OPEC, o il primo cuore umano biostampato, che apre una nuova era di longevità, o la Cina che con 50 trilioni di incentivi rilancia la sua economia.

Goldman Sachs vede l’inflazione in calo, il PIL statunitense in crescita e un indice S&P500 in rialzo del 10%, grazie al traino della crescita economica e degli utili societari. 

• Sull’indice S&P500 si cimentano tutti, persino Morgan Stanley (fino a poco tempo fa la banca più pessimista a Wall Street), che nello scenario più ottimista vede l’indice allungare fino a 7.400. Un aspetto che deve far riflettere.


“Magnifici 7”: e gli altri 493 titoli? Cogliere le opportunità con la diversificazione

Anni fa, Zweig concludeva la sua analisi con una riflessione. “Non c’è dubbio che i profitti potenziali derivanti dalle ricerche scientifiche delle biotech siano enormi. Ma allo stesso modo nel 1999 non c’era dubbio che Internet avrebbe avuto un boom, e in effetti lo ebbe”. La grande differenza fu nei singoli titoli: Amazon fu un buon investimento, molti altri titoli di moda no.

Passano gli anni e passano le mode, ma l’unica strategia per proteggersi da questi rischi rimane sempre la diversificazione, una medicina che difende anche dalle illusioni. 


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