Elezioni USA 2020: Tra Biden e Trump ha vinto Powell
La soluzione per i mercati? Non arriva (quasi mai) dalla politica
“Nella presente crisi economica, il governo è il problema, non la soluzione”. Questa frase, pronunciata da un neoeletto presidente Ronald Reagan nel 1981, nasconde un messaggio importante e quanto mai attuale per gli investitori: poco importa il colore, il partito o il nome di chi sarà a capo del governo, difficilmente per i mercati finanziari la soluzione arriverà dalla politica. Molto più spesso a risolvere i problemi ci pensa la Banca centrale.
Era già successo ai tempi di Reagan che, allora, era alle prese con la stagflazione - un mix letale di inflazione e stagnazione economica. Nonostante le azioni di politica estera e politica fiscale messe in campo dal presidente, la mossa decisiva arrivò dalla Fed: il governatore Paul Volker aumentò i tassi in modo sostenuto, fino a portarli a livello di due cifre, togliendo l’ossigeno a l’iperinflazione che in quel momento si stava gonfiando a dismisura e indebolendola fino alla sconfitta.
Così Ronald Reagan, che al momento delle elezioni venne considerato dai media come un personaggio molto pericoloso per un’America in difficoltà, oggi viene ricordato come uno dei migliori presidenti che gli Stati Uniti abbiano mai avuto, capace di resuscitare il Paese dalla recessione.
Trumponomics “miracolosa”, ma solo grazie alla Fed
Qualcosa di simile è accaduto anche con Trump: l’8 novembre del 2016, la sua vittoria fu guardata con apprensione e timore dai mercati finanziari. In realtà, dopo un crollo iniziale, per Wall Street iniziò un’ondata rialzista, che nonostante qualche scoglio, dura fino a oggi.
Eppure, la cosiddetta “Trumponomics” – che si è concretizzata sostanzialmente in un taglio delle tasse e nell’imposizione di dazi – avrebbe potuto potenzialmente avvelenare il sistema più che nutrirlo. Ancora una volta, alla pozione magica per Trump e per gli Usa, ci ha pensato la Fed.
È stata proprio la politica monetaria il grande timoniere di questo generoso ciclo – lo testimonia il fatto che l’unico vero momento di crisi è avvenuto a dicembre 2018, in occasione dello screzio tra Trump e l’attuale governatore della Fed Powell.
Inutile guardare alla politica per investire
Evidentemente però il lupo perde il pelo ma non il vizio. Sì, perché quattro anni dopo, siamo caduti ancora una volta nella tentazione di chiederci come investire a seconda dell’esito elettorale. Formulando una serie di previsioni discordanti, accomunate da un unico punto fermo: l’incertezza. Lo spettro era l’immagine delle elezioni del 2000, quando Bush Jr e Al Gore, terminarono in perfetta parità, con il riconteggio dei voti in Florida che andò avanti fino a dicembre, per concludersi con la sentenza della Corte Suprema.
Possiamo dire che il finale del confronto tra Trump e Biden è stato ancora più burrascoso, ma a differenza del 2000 - quando le borse si indebolirono sensibilmente per settimane - questa volta c’è stata euforia. L’incertezza ha innescato un rialzo: com’è possibile?
Powell timoniere, anche negli anni a venire
La risposta, ormai dovremmo averlo capito, è ancora una volta la Fed. Nel contesto attuale, infatti, ogni pretesto è buono affinché le banche centrali di tutto il mondo mettano in circolo nuovo denaro per sostenere economia e mercati. Insomma, il vero vincitore di queste elezioni è Jerome Powell, che per fortuna degli investitori continuerà a guidare la Fed. Se all’epoca di Reagan fu Volcker a rendere possibile un decennio di benessere economico, allo stesso modo Powell è stato per Trump “l’elisir di lunga vita” di questo ciclo economico che sembra interminabile, e che sempre grazie a Powell potrà proseguire nei prossimi anni.
Insomma, chiedersi come cambierà l’economia sotto la guida di Biden è un esercizio inutile e dispersivo: sono troppe le variabili in gioco per lanciarsi in anticipazioni che, in questo momento, assomigliano più ad un azzardo. Ciò che per noi conta è che - come accaduto in passato - la fase espansiva di lungo termine sui mercati continua, a prescindere dal colore e dal personaggio politico in carica. Perché il governo non è la soluzione, fortunatamente le soluzioni arrivano sempre da più direzioni. E queste sono ancora oggi a favore della crescita.
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