26 luglio 2022

Dai PIIGS a oggi: l’Europa ha imparato la lezione

Pubblicato in: Economia & Mercati

Ripensando a come l’Europa affrontò una crisi economica dieci anni fa e guardando alla situazione attuale, possiamo dire che sbagliando si impara. Ricordate l’estate del 2012? Fu il momento del “Whatever it takes” di Mario Draghi: una stagione sconvolgente per i mercati, con Paesi come Portogallo, Italia, Grecia e Spagna indebitate fino al collo, tanto da meritare il poco lusinghiero acronimo di PIGS (le “i” divennero poi due, PIIGS, quando al quartetto si aggiunse la Repubblica d’Irlanda).

A 10 anni dall’introduzione dell’euro, la moneta unica veniva messa in discussione, così come la bontà stessa del progetto comune. Quell’estate, la vera vittima sacrificale fu la Grecia. La crisi del Paese cominciò nel 2009 e proseguì fino al 2015.
Ma fu nel 2012 che raggiunse il culmine. Per restare nell’Unione, Atene dovette mettersi infatti a dieta e rimettere i suoi conti in ordine, seguendo alla lettera le regole imposte dalla cosiddetta Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale). Solo per citarne qualcuna: taglio del 22% sul salario minimo, cancellazione definitiva delle tredicesime, 150.000 licenziamenti nel settore pubblico in due anni, tagli a pensioni, sanità e difesa e privatizzazioni per un ammontare di 15 miliardi di euro.


Unione Europea, la “Grecia fuori dall’euro?”

È questa la frase che serpeggiava nei corridoi dei palazzi della politica europea – e sui titoli dei giornali – nell’estate di dieci anni fa. L’ipotesi, subito smentita dalla Commissione Europea, si sommò ad altre voci, come quella che la Germania avesse suggerito ad Atene di indire un referendum sull’euro insieme alle elezioni di giugno. Una simile babele politica – in cui la speculazione sguazzava a piacimento – creò panico, caos, inquietudine e molti guadagni per la finanza a discapito degli Stati che dovevano pagare interessi sul debito sempre più alti.
Ebbene, il 26 luglio 2012, con le Borse che continuavano a collezionare ribassi importanti (Piazza Affari toccò il minimo a 12.295 punti) e i rendimenti dei titoli di Stato in volata, Mario Draghi – allora presidente della Banca Centrale Europea – pronunciò il suo storico “whatever it takes”, riuscendo a riportare la tranquillità sui mercati.


Europa politica: oggi la situazione non è più la stessa

Oggi, dieci anni dopo, la situazione sui mercati non è certo rosea, ma sicuramente è ben diversa rispetto ad allora. È vero, è in corso una guerra che sta destabilizzando le prospettive economiche, abbiamo l’inflazione e ancora la pandemia. Inoltre, con le ultime parole dell’attuale presidente della BCE Christine Lagarde, abbiamo il tramonto di una stagione di “denaro a tasso zero”.
Dall’altro lato, però, la situazione sugli spread non è drammatica come durante la crisi greca: ora c’è uno “scudo BCE” pronto a intervenire nelle fasi di emergenza, l’economia tiene ed è pronta a ricevere nuove risorse dai piani pandemici ed energetici in fase di approvazione. E rispetto a dieci anni fa, c’è un sistema politico che tende a coordinarsi, per evitare le gaffe del passato, e vuole agire con l’obiettivo del bene comune.
Sentiamo spesso ripetere che l’Europa nello scacchiere globale è la pedina più debole. Gli ultimi risultati dimostrano invece che il sistema europeo ha intrapreso un percorso di rafforzamento dell’Unione: oggi si lotta tutti per lo stesso obiettivo. Ripensando a com’era la situazione dieci anni fa, è sicuramente un passo avanti nella giusta direzione.


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